Venerdì sera ai Ronchini il momento di condivisione fra autorità e famiglie dopo la tragedia dell'uccisione, a scuola, del custode del Centro scolastico
C’è un sentimento che può definire, unitamente a emozione e commozione, la reazione condivisa alla tragedia dell’uccisione del custode all’esterno del Centro scolastico ai Ronchini di Aurigeno. Questa parola è “dignità”, emersa dall’incontro, chiuso agli organi d’informazione, tenutosi venerdì sera alle scuole alla presenza di autorità cantonali, comunali e scolastiche, per un totale di 140 persone circa.
L’obiettivo era naturalmente quello di iniziare a elaborare assieme, come comunità appunto, il terribile vissuto che ha determinato la morte violenta di una figura di riferimento per tutti come il bidello: per le autorità locali in primis, che l’avevano assunto oltre una decina di anni fa; ma anche per docenti, impiegati e allievi dell’Istituto scolastico. «Lui era il perno della scuola – aveva ricordato alla “Regione” il capodicastero Educazione di Maggia, Massimo Ramelli – e il rapporto con allievi, docenti e colleghi ausiliari della scuola andava ben oltre il ruolo: era fatto di affetto e amicizia».
Il momento di condivisione ai Ronchini, molto partecipato, è stato diviso in due parti: durante la prima, per circa due ore, è stato dato spazio alle necessità di condivisione dei presenti. «C’è chi ha parlato per riflettere o porre domande, chi ha ascoltato in silenzio e anche chi ha dignitosamente esternato il proprio dolore con lacrime di costernazione e incredulità», dice al nostro giornale uno dei partecipanti. Quel che ha colpito positivamente è stata la mancanza di esternazioni di rabbia. Piuttosto, si è percepita una forte volontà di vivere l’inimmaginabile tragedia come comunità, per tentare di uscirne assieme.
Dopo la discussione generale, ai genitori è stata la possibilità di incontrare direttamente gli specialisti presenti, per porre altre domande in privato, condividere angosce, chiedere consigli. A questo proposito, era inevitabile che venisse posto, già prima, durante il plenum, l’interrogativo principale: come comportarsi a casa, con i figli, il cui intimo approccio è individuale e spesso non facile da decifrare per genitori che allo stesso modo, ma in maniera diversa, sono angosciati per quanto accaduto. Il consiglio degli specialisti del Care Team è stato quello di rimanere all’ascolto, di non forzare nulla, di non cercare risposte che bambini e ragazzi probabilmente non saprebbero dare.
Sarà importante, per le famiglie, accogliere ciò che uscirà nelle piccole cose, negli atteggiamenti, e cercare di farvi fronte basandosi su quello che ogni genitore sa essere lo strumento più adatto per i propri figli; uno strumento fatto di sensibilità e affetto. Sarà anche fondamentale che famiglie e Istituto scolastico si informino vicendevolmente qualora dovessero emergere comportamenti inusuali, o regressivi, così da consolidare una rete di relazioni sicuramente già in atto, ma che ora è fondamentale coltivare con ancora maggiore attenzione.
All’incontro erano presenti esponenti del Care Team Ticino – che fin dai primissimi istanti dopo la tragedia hanno garantito appoggio in loco –, il capitano Marco Mombelli, responsabile del Reparto giudiziario 2 della Polizia cantonale, il capo della Divisione della scuola Emanuele Berger, il capo della Sezione scuole comunali Omar Balmelli con la sua aggiunta Alma Pedretti, la direttrice delle Scuole ai Ronchini Eusebia Togni, Pietro Snider e Aldo Bertagni in rappresentanza del Decs e i rappresentanti dei due Municipi del Consorzio scolastico dei Ronchini, ovvero Maggia e Avegno Gordevio.
Il sostegno da parte degli specialisti del Care Team proseguirà anche lunedì, quando gli allievi torneranno a scuola dopo il weekend. Una giornata che si concluderà con una fiaccolata in ricordo del custode della scuola (il cui funerale si terrà invece martedì), che gli organizzatori vorrebbero mantenere circoscritta alla realtà locale.