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La battaglia è persa: deve chiudere la Bottega dei Monti

I conti non tornano più per le gerenti Monica e Melania, che nel 2009 avevano rilevato il negozio aperto nel ’67 da Luigi Petrizzo (papà di Monica)

In sintesi:
  • Vani tutti i tentativi di salvataggio dell'attività, che paga soprattutto un difficile 2020. Chiuderà anche la Posta
  • L'obiettivo è ora vendere tutto per pagare i fornitori ed evitare il fallimento 
Fatale il difficile 2020
11 marzo 2023
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"Cose da fare prima di andare a casa", appeso al montacarichi. Le cartoline ricevute dai clienti (chi avrà mai scritto da Vancouver, e quando?). La mimosa in un bicchiere, omaggio alla donna, e in particolare a queste due, Monica e Melania, che stanno affrontando il loro momento più difficile. Sono i piccoli segni di quotidianità che danno vita agli ambienti. Quelli della Bottega dei Monti suggeriscono un "ménage" consolidato, familiare, fatto dall’andirivieni di clienti alla spicciolata, dalla visita di una persona del quartiere, simbolo dello strenuo tentativo della sparuta comunità dei Monti – o almeno di una parte di essa – di mantenere in vita il suo unico commercio. Tentativo purtroppo fallito, perché la decisione è stata presa: si chiude definitivamente. Al più tardi a fine agosto; forse addirittura prima.

Il post-pandemia ha cambiato tutto

È la cronaca di una battaglia persa, quella raccontata da Monica Mandarano e da Melania Gigliotta, socie della Sagl che nel 2009 aveva rilevato l’attività aperta dal papà di Monica, Luigi Petrizzo, nel ’67. «È andato tutto molto in fretta – dice la figlia –. Nel corso di tutti questi anni siamo sempre riuscite ad ottenere un bilanciamento dei ricavi fra quelli buoni dell’estate e quelli scarsi dell’inverno. Poi nel 2022 il periodo post-pandemico ha sparigliato le carte: una bella stagione con meno turisti, l’euro basso che ha spinto molti ad andare a fare la spesa in Italia, l’apertura di un altro grosso distributore in Sant’Antonio… Così siamo colate a picco». Perché a poco sono valsi i reiterati appelli ai locali di cercare di sostenere, nel limite del possibile, il piccolo commercio di quartiere. «Lo sappiamo – aggiunge Monica – è un trend mondiale che va molto oltre i Monti di Locarno: sopravvivono i grossi e muoiono i piccoli. Ma finché sei lì ci speri. Noi lo abbiamo fatto, giocando tutte le briscole che avevamo in mano. E non è bastato».

Con le due titolari perderanno il posto l’impiegata e un’apprendista: altre due storie che si intrecciano con quella familiare di Monica e quella d’impegno e d’amicizia di Melania. «Spiace, spiace molto anche per loro – sottolinea la prima –, perché sono due ragazze che meritano. L’impiegata, davvero bravissima, si è formata qui da noi e poi è rimasta. Ormai fa parte della famiglia. L’apprendista è al secondo anno di assistente di vendita e dovrà terminare la formazione altrove».

Par di vedere la consegna delle lettere di licenziamento: incrociare gli sguardi in quei momenti significa mettere a nudo i sentimenti, dire silenziosamente grazie, cercare nuove parole di consolazione dopo le mille già pronunciate senza guardarsi durante un riempimento, o facendo cassa, la sera, quando un’altra giornata è passata ed è bello vedere che quadra, al centesimo, prima di chiudere e salutarsi: "A domani allora, buona serata".

Il mea culpa della comunità locale

Un tema centrale è sempre quello del ruolo assunto dalla comunità locale. Il primo ad ammettere che «purtroppo non abbiamo fatto abbastanza» è Lucas Dürr, presidente della Pro Monti: «Si è continuato a ripetere che era importante sostenere il negozietto perché ne andava della sua sopravvivenza, con tutto quanto avrebbe potuto conseguirne non soltanto in quanto unico commercio nel quartiere, ma anche quale punto di incontro. La realtà è che in troppo pochi lo abbiamo fatto e il risultato, tristissimo, è qui da vedere».

Una verità confermata da Monica Mandarano, sottolineando il valore sociale del negozietto: «Per oltre 50 anni la Bottega ha assunto un ruolo aggregativo per l’intera comunità dei Monti: dai bambini che si fermano dopo scuola per la merenda, agli anziani, bisognosi anche solo di scambiare due parole. Oltre ad aver cercato di favorire le vendite con azioni-sconto, o mettendo l’accento sugli acquisti "bio" da ordinare in loco, il messaggio che abbiamo sempre lanciato – ma ultimamente con molta più forza – è che il nostro non è un negozio da spesa grossa, settimanale, ma da piccoli acquisti quotidiani: il pane, il latte, i sacchi dei rifiuti. Sarebbe bastato che ogni famiglia dei Monti avesse preso l’abitudine di spendere 5 o 10 franchi al giorno, e saremmo sopravvissute. Il paradosso è che i locali che ci hanno sempre dato una mano "sforzandosi" di acquistare regolarmente sono gli stessi che ora, quando la chiusura è una decisione già presa e definitiva, ci aiutano a svuotare il negozio. A loro va il nostro ringraziamento più sentito».

L’obiettivo rimasto è quello di «uscire bene» dall’avventura, pagando tutti i fornitori ed evitando di dover decretare il fallimento della Sagl, soluzione draconiana e traumatica che la Bottega dei Monti non merita.

Cesserà anche il servizio postale

Con il negozio – ulteriore scacco – chiuderà anche la Posta, il cui sportello è ospitato internamente proprio per continuare a garantire il disbrigo di alcune operazioni, ma anche per assolvere a quella funzione sociale caratteristica del servizio postale. Difficile immaginare un’alternativa ai Monti, ma le valutazioni del caso verranno fatte dal Gigante giallo. Una situazione simile si era già verificata ad Orselina, dove dopo la chiusura dell’ufficio postale i servizi si erano spostati nel negozietto di quartiere; anche lì, l’unico del paese. Proprio alle sorti dei colleghi di Orselina pensa Monica Mandarano, che si augura «possano sopravvivere, almeno loro».

Poi si apre la porta, entra un turista e appoggia lo zaino. Due parole in tedesco, un rapido acquisto e un "merci, auf Wiedersehen", guardandosi intorno. Gli scaffali, non stipati, suggeriscono il futuro. L’"arrivederci" delle ragazze ha un’inflessione particolare, quasi a soffiare un istintivo refolo di speranza. Ma si spegne subito, con la porta che si richiude.