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Criticati in Patria ma apprezzati nel mondo, i botti locarnesi

La Pirotecnica Ascona si è aggiudicata la medaglia di bronzo ai Mondiali di fuochi d’artificio: ‘Stiamo facendo molto per diminuire l’impatto ecologico’

14 settembre 2022
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Da una parte la soddisfazione per una medaglia di bronzo ottenuta, rappresentando la Svizzera, a livello mondiale; dall’altra l’amara sensazione di doversi difendere proprio in Patria da avversari non sportivi, bensì politici. Si gode solo a metà il terzo posto ottenuto al recente Campionato del mondo di fuochi d’artificio Andrea Colombo, assieme al fratello Luca titolare della Pirotecnica, azienda di Ascona specializzata appunto in spettacoli pirotecnici (la più longeva della Svizzera in questo campo) conosciuta ormai in tutto il mondo e che in quel di Berlino è stata preceduta solo dai rappresentanti di Lituania (oro) ed Estonia (argento).

«Avevamo già partecipato nel 2018 in Russia, a Kaliningrad, ed eravamo arrivati secondi, per cui siamo sempre lì e questo ci dà molta soddisfazione in quanto a questi appuntamenti sono presenti le migliori aziende del ramo – ci spiega Colombo, la cui ditta produce i principali spettacoli che durante l’anno (in particolare per la festa nazionale e per capodanno) colorano i cieli del Ticino, con l’apoteosi del grande show di Luci e Ombre a Locarno –. La competizione aveva regole precise: all’inizio abbiamo dovuto affrontare un minuto di "silenzio", ossia presentare le nostre creazioni senza musica; poi abbiamo dovuto "sparare" per quattro minuti e mezzo su una melodia data dagli organizzatori e uguale per tutti; infine abbiamo dovuto scegliere tre brani classici (su una paletta di 70) sui quali concludere il nostro spettacolo. Il tutto all’Olympiastadion di Berlino davanti a 50’000 persone».

L’evento (denominato Pyronale) è in effetti molto atteso in Germania, dove secondo Colombo «sparano tantissimo senza particolari problemi. E lo stesso vale anche in Francia e in molte altre nazioni, è quasi solo in Svizzera e in particolare in Ticino che ci sono polemiche contro gli spettacoli pirotecnici. Tra dieci giorni ad esempio partiremo per l’Arabia Saudita, dove il 23 settembre parteciperemo ai festeggiamenti nazionali. E abbiamo moltissime altre richieste, sia pubbliche sia private».

In Svizzera e in Ticino si storce il naso

Diverso invece il discorso in Patria, dove certo l’interesse e l’ammirazione per gli spettacoli pirotecnici rimane alto, ma c’è anche chi non solo critica i "botti", vorrebbe persino vietarli. È quello che chiede l’iniziativa popolare "Per una limitazione dei fuochi d’artificio", che intende appunto proibire – con possibili deroghe per eventi di importanza regionale – la vendita e l’uso soprattutto dei petardi che col loro botto "disturbano il vicinato e spaventano gli animali". Senza dimenticare gli aspetti legati all’ambiente come il rischio di provocare incendi e l’inquinamento. L’iniziativa – promossa da un comitato apartitico e che gode del sostegno di associazioni quali ad esempio Pro Natura e Greenpeace – ha tempo fino al 3 novembre 2023 per raccogliere le 100mila firme necessarie per portare la questione a Palazzo federale ed eventualmente alle urne. Da noi contattati, gli iniziativisti indicano di non avere un dato preciso sulle firme fin qui raccolte, in quanto «devono essere certificate dalle autorità competenti e questo richiede tempo, ma possiamo dire che siamo circa a un quarto (25mila) del totale e ogni giorno ci arrivano centinaia di formulari firmati».

Alcuni di questi arriveranno certamente dal Ticino, dove quest’estate la polemica si è fatta scoppiettante in particolare attorno agli spettacoli pirotecnici organizzati nei grandi comuni, con diversi politici a chiederne la cancellazione. A Locarno e Lugano tali show si sono comunque svolti, a Bellinzona è stato l’elevato pericolo d’incendio a fermare i botti, mentre ad Ascona non si è sparato a causa delle terrazze a lago dei ristoranti che creavano problemi logistici (i fuochi sono comunque previsti a Capodanno).

Emissioni ridotte del 40%, i droni più un accompagnamento che un’alternativa

«Sono quindici anni che annunciano raccolte firme su questo tema e mi fa un po’ specie che si concretizzi proprio ora che nel nostro campo sono stati fatti passi da gigante, anche se effettivamente in Svizzera se n’è parlato meno che in altri Paesi. Negli ultimi tre anni, lavorando su materiali (ad esempio utilizzando carta biodegradabile) e tecniche di produzione (meno metalli pesanti nelle composizioni), abbiamo diminuito l’inquinamento generato dai nostri spettacoli del quaranta per cento. Non a caso un recente (luglio) studio del Dipartimento federale ha evidenziato come le 1’600 tonnellate di esplosivo utilizzate annualmente per i fuochi d’artificio rappresentino il 2% delle emissioni annue complessive. Una percentuale che si abbassa ulteriormente se si guardano le singole manifestazioni: gli organizzatori della Züri Fäscht (appuntamento che ogni 3 anni richiama sulle sponde della Limmat oltre due milioni di persone sull’arco di un weekend, ndr) hanno incaricato Myclimate, uno dei fornitori leader a livello mondiale per le misure volontarie di compensazione di CO2, di valutare appunto le emissioni della loro manifestazione. Ebbene, su un totale di circa 12mila tonnellate, i fuochi d’artificio sono responsabili nella percentuale del 0,2%, contro ad esempio il 40% dei mezzi di trasporto dei visitatori e dei pasti. Facendo un confronto e pensando ad esempio a Luci e ombre, la quota di emissioni dei nostri fuochi sarà attorno allo 0,1%. Le griglie inquinano ben di più».

Sotto accusa c’è però anche l’inquinamento fonico legato ai botti… «Anche in questo ambito abbiamo compiuto grandi miglioramenti, ora siamo tra i 95 e i 110 decibel, come una motosega, mentre un concerto ad esempio arriva anche a 120. In ogni caso utilizziamo solo materiale certificato e in generale rispettiamo con assoluto rigore ogni norma CE del settore».

Qualcuno, quale alternativa ai fuochi, ha proposto degli spettacoli con i droni… «Certo, ne facciamo già anche noi visto che abbiamo oltre 300 droni, ma si tratta di show più brevi che sono più che altro un accompagnamento ai fuochi, non possono certo sostituirli, in particolare a livello delle emozioni che regalano. Inoltre pure i droni inquinano – bisogna pur costruirli e hanno bisogno delle batterie – e fanno un bel po’ di rumore, senza contare che ci sarebbe anche la questione permessi e sicurezza per sorvolare le persone. No, i droni non sono un’alternativa concreta e secondo me non ha nemmeno senso cercarne una, perché non dico che i fuochi non inquinano, ma abbiamo lavorato per migliorare il nostro prodotto, ci siamo riusciti e continueremo a farlo».