L’impresa di tre giovani locarnesi che in 35 giorni sono giunti a piedi nella capitale tedesca. Un viaggio anche introspettivo e di crescita personale
Da Locarno a Berlino, 919 km. Se in treno, in aereo o in auto la distanza può sembrare, tutto sommato, poca cosa, percorrerla a piedi diventa un’impresa. Sgomberiamo subito il campo dall’idea di una vacanza-pellegrinaggio; nessuna catena solidale da imbastire. Questo percorso a passo lento, i tre giovani locarnesi sulla ventina protagonisti della storia (Samuele Caers, Dario Maggetti e David Heer) lo hanno portato a termine (proprio venerdì il loro rientro a casa dalla capitale tedesca, stavolta in treno) in soli 35 giorni assaporando ogni passo del loro cammino tra Svizzera, Austria e Germania, «in quello che ha rappresentato un processo di crescita personale, un mettersi alla prova con sé stessi», ci spiega Emanuel Cassiano, il loro supporto morale, colui che da casa ne ha curato, sin dal via, la pagina su Instagram (‘Thesupertrampss’). Aggiornamenti social necessari a testimoniare le giornate a familiari, amici e conoscenti dei tre camminatori. Sono stati talmente tanti i "bagagli" raccolti durante la lunga trasferta che si è sentita la voglia e la necessità di restituirli sotto forma di post, d’immagini, e da qui la scelta del mezzo per poterli diffondere e condividere.
L’idea di una simile traversata (effettuata costeggiando strade, sentieri, fiumi, colline e montagne), racconta Emanuel, è nata da Samuele e Dario, osservando una cartina geografica, senza essere influenzati da niente e nessuno. Inizialmente i partecipanti avrebbero dovuto essere due, poi a loro si è aggiunto David. La partenza è avvenuta il primo luglio; negli scorsi giorni la foto dinnanzi ai resti del muro di Berlino. La prova inconfutabile dell’exploit dei tre ventenni in modalità ‘Forrest Gump’.
Tutti e tre, è bene precisarlo, non sono arrivati sprovvisti alla scelta di questo viaggio lento: un certo allenamento (ma nessuna preparazione specifica) l’avevano, visto che avevano tutti alle spalle qualche tosta marcia militare e una buona condizione fisica. Altrimenti difficilmente avrebbero potuto sciropparsi tappe di 25-35 km al giorno, sotto il solleone o la pioggia, zaini (con l’indispensabile, ma pieni di sogni e determinazione) in spalla.
Tanti gli incontri con gente simpatica e accogliente lungo il percorso; non è mancato qualche episodio spiacevole, come con la Polizia tedesca che ha pure rovistato nella loro tenda in occasione di un controllo. A ogni buon conto, le cose si sono poi sempre sistemate anche quando avvenivano in modo diverso da come i tre avevano programmato. Ogni giorno c’era una novità, qualcosa da scoprire di diverso. Mai hanno pensato di abbandonare l’impresa anche se la fatica (e qualche immancabile dolore muscolare) più volte si è fatta sentire. Qualche momento di scoramento che poi rapidamente superavano. Trovato l’equilibrio tra cammino e risposo nel bivacco, tra i pasti veloci e qualche cena in un piccolo ristorante, su di giri con l’avvicinarsi della conclusione del viaggio, contando solo sulle loro forze per vincere la grande sfida.
Una sorta di meditazione che hanno usato per scavare a fondo e ricercare l’essenza della loro persona li ha sostenuti in questa avventura, in questo sforzo lungo e ripetitivo. Ma rigenerativo. Il ‘manifesto’ della loro impresa.