Audit dell’Ispettorato del lavoro all’H4 Arcadia di Locarno. Unia: ‘Pressioni continue da parte della Direzione, dipendenti in gravissime difficoltà’
Aria pesantissima all’Hotel H4 Arcadia sul lungolago di Locarno, dove l’Ispettorato del lavoro ha avviato un audit con l’intento di chiarire i perché di una situazione di profondo disagio fra le maestranze. Sotto accusa i metodi di gestione – e di comando – della coppia alla Direzione della struttura alberghiera. Metodi che, stando alle informazioni raccolte dalla ‘Regione’, e poi confermate dal sindacato Unia, per bocca della responsabile del settore terziario, Chiara Landi, «hanno portato 7-8 persone a situazioni di conclamato "burnout" e una addirittura a un tentato suicidio».
«In effetti – precisa Landi – all’H4 Arcadia vigono condizioni di lavoro definite "precarie" dagli stessi medici che hanno in cura alcuni dipendenti finiti in "burnout". Da tempo ai nostri sportelli si verifica un viavai di impiegati, fra donne delle pulizie, cameriere ai piani, staff di cucina e servizio di sala. Ne emerge un quadro fortemente preoccupante, che ci ha portati, come sindacato, a prendere contatto con la casa madre di H4 Hotels, a Berlino, la cui responsabile delle risorse umane si è recata il mese scorso nel Locarnese per avallare la procedura di audit che è poi stata intrapresa».
Audit il cui corretto svolgimento sarebbe peraltro stato ostacolato dalla Direzione, che ha esercitato pressioni per non far compilare i formulari o spinto per compilazioni collettive, secondo modalità evidentemente non adatte per fare piena luce su quanto effettivamente succede nei rapporti fra chi comanda e chi deve obbedire. Non per niente Unia è stata costretta a effettuare un’opera di volantinaggio in cui viene auspicato il "no" alle "pressioni e alle intimidazioni. Tutti hanno diritto a un ambiente di lavoro sicuro e sereno".
Stando al volantino distribuito a tappeto fra i dipendenti dell’hotel, "numerosi elementi oggettivi hanno portato il sindacato Unia a individuare una situazione altamente problematica" in albergo; situazione "che si ripercuote sulla salute di voi dipendenti". Unia ricorda quindi di aver "richiesto un intervento immediato, coinvolgendo l’Ispettorato del lavoro, un ente cantonale che ha lo scopo di vigilare e salvaguardare la salute psicofisica dei lavoratori, intervenire a loro tutela e garantire il rispetto della legge". Scopo del questionario distribuito dall’Ispettorato del lavoro è "rilevare il benessere dei dipendenti", uno "strumento a vostra disposizione nel quale esprimervi liberamente nell’ambito di una procedura che garantisce la massima segretezza e confidenzialità, a tutela di tutti i dipendenti". Proprio per questo alle domande è necessario rispondere "in maniera autonoma e individuale". Cosa che con ogni evidenza non sempre è successa, tanto da spingere Unia a scrivere di "ritenere inaccettabile che si facciano pressioni sul personale per compilare in maniera collettiva il questionario, in modo da manipolare l’esito dell’inchiesta!".
Fra le angherie segnalate al sindacato dalla manodopera vi sono ripetute espressioni di razzismo, pressioni circa i tempi di lavoro, licenziamenti durante il periodo di malattia o ad audit in corso. A tutto ciò vanno aggiunte le minacce ai sindacalisti impegnati nella tutela dei dipendenti. Stando a quanto rileva Danilo Moro, attivo in Unia per il settore alberghiero, «la prassi è il cambio continuo di ordini per creare confusione, sono minacce di non rinnovo del contratto di lavoro e tentativi di dividere il personale per rendere più difficile un’azione condivisa di resistenza. Questo è quanto abbiamo ripetutamente osservato confrontandoci con la manodopera».
Significativo il referto medico rilasciato a una cameriera ai piani, di cui la ‘Regione’ ha potuto prendere visione: "Purtroppo, le condizioni di lavoro si presentano piuttosto precarie soprattutto per quanto, a detta della signora, riguarda il trattamento del personale da parte del superiore. La paziente ora presenta dei chiari segni di ‘burnout’ psichico e sarà costretta ad assumere una terapia farmacologica". E ancora: "Dopo diverse consultazioni avute con la signora da quando è mia paziente, constato che quest’ultimo posto di lavoro l’ha portata all’estremo della sopportazione, o piuttosto della non sopportazione delle condizioni di lavoro. Conoscendo la paziente non penso sia un problema suo, ma bisogna cercare la causa nella gestione del posto di lavoro e del settore alberghiero in generale, visto che il fenomeno di stress e di burnout negli impiegati di questo settore è estremamente elevato".
Significativi dell’approccio con il personale anche i toni utilizzati nelle lettere di licenziamento. In una, intimata a una persona già attiva a livello sindacale, ora costretta a casa in malattia, al punto 2 delle condizioni da rispettare "fino alla fine del rapporto di lavoro", il general manager sentenzia di "rimuovere immediatamente i vostri effetti personali dal posto di lavoro e di restituire all’ufficio del personale, entro lo stesso termine, gli oggetti che vi sono stati consegnati da noi durante il rapporto di lavoro". Inoltre, al punto 3, si legge che "contestualmente alla disdetta, ci vediamo costretti a bandirvi dall’H4 Hotel Arcadia Locarno con effetto immediato e fino alla revoca. Questo rimarrà in vigore anche in caso di cambio di manager". Particolarmente brutale risulta poi la riproposizione, nella lettera, del testo dell’articolo 186 del Codice penale svizzero, quello riguardante il divieto di dimora: "Chiunque, contro la volontà dell’avente diritto, entri illegalmente in una casa, in un appartamento o in una stanza chiusa a chiave di una casa, o di un luogo chiuso, o in un cortile o in un giardino appartenente direttamente a una casa, o in un luogo di lavoro, o vi rimanga nonostante la richiesta dell’avente diritto di uscirne, è passibile, a seguito di denuncia, di reclusione o di multa".
Da rilevare l’agghiacciante augurio finale, nella stessa lettera, di "pronta guarigione".
«La situazione è precipitata da un paio d’anni a questa parte – conclude Chiara Landi –. Solo quest’anno i "burnout" accertati sono stati 5 o 6, fino all’estremo di un tentativo di suicidio. Fortunatamente le risorse umane di H4 Hotels, pur mantenendosi neutrali, hanno ammesso la necessità dell’audit. Questo è un primo passo di grande importanza affinché vengano ricreate delle condizioni di lavoro adeguate».
«Le accuse non combaciano assolutamente con la verità. L’articolo si basa su fatti non avvenuti». Questa la laconica reazione del general manager di Arcadia, Nunzio Destro, alla richiesta di una replica da parte del nostro giornale.