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Sant’Agnese a Muralto, dalle suore alle 8 ville plurifamiliari

Ma al progetto da 37,5 milioni per la Garzi Sa del Gruppo Garzoni si oppone strenuamente la Stan: ‘In pratica è tutto da rifare’

Una panoramica sul progetto residenziale-commerciale muraltese
(Studio Guscetti)
14 luglio 2022
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Otto ville plurifamiliari, per 63 appartamenti, più alcuni servizi commerciali nella zona Sud-Est del sedime. È la soluzione insediativa elaborata dagli studi d’architettura Guscetti e Guscetti Pazzinetti Pedemina per la Garzi Sa, del Gruppo Garzoni con sede a Lugano, per l’ampio sedime ex Casa Sant’Agnese, a Muralto, storicamente di proprietà della Congregazione delle suore di Carità della Santa Croce di Ingenbohl. Ma al progetto, appena pubblicato, si è opposta la Stan.

In origine sul terreno ai piedi della collina sorgeva la storica Villa Favorita, realizzata agli inizi del Novecento proprio dalla Congregazione religiosa. Dapprima funse da complesso per la cura della salute, poi da casa di cura, poi da casa per anziani, albergo "3 stelle" e infine da casa di riposo per le poche religiose di lingua italiana appartenenti alla Congregazione, traslocate nel settembre del 2020 nella moderna casa per anziani realizzata sull’appezzamento posto a nord dell’edificio; struttura quest’ultima oggi completamente in disuso.

Si trattava di conseguenza di stabilire cosa fare di tutta la grande superficie a sud: le trattative riguardanti la compravendita di Casa Sant’Agnese e del terreno che la ospita erano state condotte negli ultimi anni dall’amministratore unico dei beni della Congregazione, Kurt Zwahlen. Alla struttura si erano detti interessati almeno 8 gruppi. Fra essi, anche il francese Orpea, che avrebbe voluto rinnovare Casa Sant’Agnese per crearvi una nuova casa per anziani, salvo poi desistere. Il prezzo di riferimento apparso sui portali immobiliari orbitava attorno ai 16 milioni di franchi, da cui la Garzi sarebbe riuscita a scontare un paio di milioni.

Garzoni: ‘Non è una speculazione’

Carlo Garzoni, presidente e direttore dell’omonimo Gruppo, alla "Regione" tiene a precisare diversi aspetti. Primo fra tutti quello secondo cui «il progetto, elaborato dagli studi d’architettura Guscetti e Guscetti Pazzinetti Pedemina, non ha niente a che fare con una speculazione immobiliare, ma è una promozione che predilige l’inserimento armonioso delle 8 ville plurifamiliari nel contesto di un carattere architettonico omogeneo». L’obiettivo della progettazione, spiega, «è riproporre nel progetto la scala del tessuto urbano esistente, nel quale infatti si fonde con armonia. Le abitazioni sono inserite su un pendio verde che riprende le balze del terreno originale. Grande attenzione è stata messa proprio sul verde, partendo dal parco situato all’entrata del complesso abitativo; parco destinato non solo agli inquilini, ma anche ai fruitori di servizi come il tea-room, lo studio di fisioterapia e quello medico».

Sempre addentrandosi nelle pieghe del progetto, Garzoni rileva che «i volumi sono disposti in modo sfalsato per ottenere spazi vuoti qualitativi e permettere una vista ottimale sul territorio e sul paesaggio lacustre. Gli appartamenti – in totale appunto 63 – ospitati nelle 8 ville plurifamiliari saranno collegati tramite percorsi funzionali interni e sentieri esterni che dialogano con il paesaggio; un dialogo ripreso anche dai materiali scelti per le facciate degli stabili». C’è poi il tema viario, con un unico accesso veicolare sotterraneo da via Balli, «collegato a un concetto di mobilità, con la messa a disposizione degli inquilini di unità di "car" e "bike sharing"».

Guscetti: ‘Nel rispetto del contesto’

«Abbiamo lavorato sulla base delle caratteristiche del terreno, che ha una parte in pendenza e una più pianeggiante – spiega alla "Regione" l’architetto Giovanni Guscetti –. Demolendo la grande costruzione, sproporzionata nel contesto, composta da frammenti edificati a tappe con differenti linguaggi architettonici, cerchiamo di ricreare questo paesaggio terrazzato sulla parte collinare, inserendo le 8 ville plurifamiliari. Davanti, fronte via Balli, verrà invece realizzato un grande parco che si vorrebbe a fruizione in parte pubblica». Ciò che Guscetti giudica particolarmente interessante è «il richiamo alla scala del quartiere, che già si presenta come un paesaggio fatto soprattutto di villette adagiate sul pendio. Si è quindi preferito agire in questa direzione, nel rispetto del contesto, piuttosto che edificare un grande volume per sostituire quello esistente e che verrà demolito». Da rilevare anche gli inserimenti commerciali previsti nell’edificio in basso a destra, in collegamento con la strada: ci saranno un tea-room, probabilmente una fisioterapia, uno studio medico e un salone da parrucchiere; il tutto «per ridare dei servizi a un quartiere che in passato ne ha sempre avuti». L’investimento si aggira sui 37,5 milioni di franchi.

Stan, opposizione anche al ‘post Globus’

Alla scadenza del periodo di pubblicazione all’albo comunale, il progetto è stato osteggiato dalla Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), che pure risulta essersi opposta al progetto "post Globus" di Artisa in Largo Zorzi a Locarno. Ma se per quest’ultimo le censure (riguardanti i portici) appaiono ampiamente recuperabili, molto più complicata si prefigura la via per la concretizzazione del progetto a Muralto.

Stando infatti a Benedetto Antonini, della Stan, «quello della Sant’Agnese è, secondo noi, tutto da rifare. Per diversi motivi. Il primo è la mancanza di armonia dello stile architettonico rispetto al contesto, contrariamente a quanto prescrive l’articolo 104 della Legge edilizia. Non bisogna poi farsi ingannare dai tetti verdi e dai cortili privati, poiché la superficie verde dev’essere accessibile a tutti e lì non è certo il caso. Inoltre, siamo fuori sia con gli indici, sia con le altezze, sia con le distanze. Infine, il primo edificio della Clinica Sant’Agnese, realizzato in stile Anni 30 dall’architetto Bruno Brunoni, merita una tutela che il Comune non ha voluto concedere, ma andrebbe considerata».