Locarnese

‘Tre pugni e poco più’, pestaggio in Rotonda, processo al via

I due imputati ammettono solo alcune delle percosse, ma negano l’intenzione di aver voluto uccidere il 18enne

Serate a botte e alcol
(archivio Ti-Press)
11 luglio 2022
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Serate di ordinarie botte, annaffiate d’alcol, a Locarno. Storie di vita all’insegna del pugno facile quelle dei due fratelli che da stamane sono alla sbarra, di fronte alle Assise criminali di Locarno (in Lugano), presiedute dal giudice Siro Quadri, per rispondere – fra le varie accuse – anche di tentato omicidio intenzionale (in subordine: lesioni gravi, tentate).
Lo scorso 4 dicembre, alla Rotonda, hanno picchiato un 18enne, mandandolo all’ospedale. La vittima aveva raccontato agli inquirenti di cazzotti e calci alla testa, mentre era a terra. Ma i due fratelli (di 20 e 19 anni, originari dell’Iraq) in aula hanno ridimensionato le proprie responsabilità.
Nel corso della fase istruttoria, il più giovane dei due ha ammesso di aver strattonato la vittima. Ma poi ha raccontato di essersi allontanato. L’altro ha detto di aver sferrato tre pugni al 18enne: il primo cazzotto quando era in piedi. Gli altri due quando era a terra.
Ma niente calci. Entrambi gli imputati hanno negato di aver avuto intenzione di uccidere. Quando è arrivata la polizia, non si sono fatti avanti ed erano poi stati arrestati una quindicina di giorni dopo i fatti.
Uno degli aspetti affrontati dal giudice è quello dei social. Il 19enne ha spiegato che era sua abitudine postare video di situazioni ad alta tensione. «Ma non quelli con le botte, perché il gestore del sito non lo consente. Vieni "bannato" se si vedono contatti fisici. Sono invece concessi alcuni commenti». Come quella frase che lui stesso ha postato: "La prossima volta bisogna andarci giù più duro". «Era scherzoso – si è giustificato –. Non era un invito a farlo davvero. Una frase ironica in risposta ad altri commenti».
Lo stesso imputato ha poi spiegato di aver avuto un’altra lite la stessa sera, accompagnata da botte, e una la settimana prima, sempre a Locarno.
Insomma, ammessi una strattonata e tre pugni, così come il consumo di alcol. Niente più. Tanto che il giudice, a un certo punto, ha affermato: «Da come la raccontate voi, sembra che siate finiti in carcere per sbaglio».
I due hanno anche raccontato della situazione familiare difficile, con le botte ricevute dal padre quando erano ancora bambini, l’affidamento a diversi istituti e le cure psichiatriche e psicoterapeutiche.
Il processo proseguirà nel pomeriggio. La parola alla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, all’avvocato di parte civile Gianluigi Della Santa e ai difensori Roberto Rulli e Andrea Ronchetti.

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