Annullato l’abbattimento in Val Rovana. La reazione di Armando Donati, presidente dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori
La lista dei capi predati dai lupi in Val Rovana è lunga. Una mezza carneficina: anzi, intera. Nel giro di due mesi o poco più gli allevatori hanno raccolto le carcasse di 63 pecore. Uno di loro lo scorso marzo aveva 76 capi: oggi non gliene restano neanche due dozzine (13 all’alpe e una decina in paese, che hanno partorito tardi). Si dispera e con lui i suoi colleghi. Non sanno più dove sbattere la testa.
E la notizia dell’annullamento dell’ordine di abbattimento del lupo, poiché i risultati del Dna hanno stabilito che si tratta di un branco "transfrontaliero", giunto dall’Onsernone, sta generando sconcerto e sconforto. Come riferito dal Consiglio di Stato, in caso di un branco la competenza passa alla Confederazione. Va pure detto che questa sarebbe la prima volta che le analisi permettono di accertare in Ticino una predazione di branco. Un primato di cui la Val Rovana avrebbe volentieri fatto a meno.
«Non so più cosa pensare – è la reazione a caldo di Armando Donati, presidente dell’Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori –. Cosa deve fare un allevatore quassù? Se spara al lupo lo mettiamo in prigione? Le greggi sono decimate. Nei giorni scorsi, quando i guardacaccia hanno abbandonato la postazione per l’abbattimento del lupo in Val Rovana, abbiamo chiesto all’Ufficio della caccia e della pesca se potevamo mandare in quota altri cacciatori fidati. Ma hanno risposto picche. Oggi ho provato più volte a contattare il capoufficio a Bellinzona, ma non ha preso la chiamata. Gli allevatori sono abbandonati a loro stessi».
Donati sta dalla parte di chi, con passione e fatica, porta avanti la tradizione dell’allevamento delle pecore, salendo all’alpe e quindi preservando pascoli in un territorio di montagna. «La situazione, con la presenza del branco, appare completamente fuori controllo». I timori? «I guardacaccia sono saliti in quota con l’elicottero per tre sere la settimana passata e per altre tre nei giorni scorsi. E i lupi sono stati alla larga. Adesso gli inviati da Bellinzona se ne sono andati e la palla passa nel campo della Confederazione. Quanto ci metteranno i lupi ad accorgersi che le pecore non sono più protette di notte? Sono animali svegli. E non credo che una decisione da Berna giunga in tempi brevi».
Troppo facile prevedere altre stragi se il branco di predatori è rimasto in zona. Come reagire e quali soluzioni adottare? «Gli allevatori non possono fare nulla. Potranno solo decidere se mantenere le bestie, attualmente un centinaio, in quota o se gettare la spugna, scaricare gli alpeggi e trovare un posto sicuro per i loro ovini». Insomma, rinunciare alla pastorizia di montagna sembra ormai l’unica alternativa. A meno che Berna non reagisca in tempi brevi, trovando soluzioni efficaci.