Presa di posizione del presidente dell’Associazione svizzera non-fumatori a sostegno della mozione dei Verdi
Argomenti pretestuosi, deboli e cavillosi. Il giudizio, riferito al rapporto di maggioranza della Commissione della legislazione di Locarno – rapporto che stronca una mozione di Marko Antunovic (Verdi) contro il fumo nei parchi gioco cittadini – è di Alberto Polli, presidente dell’Associazione svizzera non-fumatori.
Polli ricorda che tale divieto è stato introdotto a Coira già 10 anni fa e che nella Svizzera tedesca le iniziative favorevoli, in particolare a tutela dei più piccoli, stanno conoscendo un crescente sviluppo: «A livello europeo si può ricordare, per i parchi gioco, il divieto francese in vigore dal 2015, che vale per tutta la nazione. In Ticino sono già 47 i Comuni che lo hanno adottato; recentemente si è aggiunta Bellinzona, con i suoi 55 parchi gioco. In Italia non si fuma nelle aree verdi di diverse città e su molte spiagge blasonate. Persino New York nel 2011 ha bandito le sigarette da spazi verdi, spiagge, piazze pedonali, porticcioli, passerelle, insomma praticamente da qualsiasi luogo pubblico all’aperto. Inutile ricordare che Central Park non è un parco da poco: copre un’area di quasi 350 ettari. Mentre a Locarno l’insieme di tutti i parchi gioco raggiungerà a malapena tre ettari».
Eppure nella città sul Verbano l’idea lanciata nel 2019 da Antunovic con una mozione – sulla quale dovrà esprimersi il Consiglio comunale –, fa fatica a passare. Una parte della Commissione della legislazione è contraria, pur esprimendo "una grossa considerazione per la salute dei fanciulli".
Tra gli argomenti del no, i problemi di sicurezza: nel caso in cui un genitore fumatore si allontanasse dal parco perderebbe la possibilità di sorvegliare adeguatamente il fanciullo. «Qui a Locarno si adducono argomenti di lana caprina e pretestuosi, deboli, cavillosi e al limite dell’assurdo – afferma Polli –. Le persone da noi interpellate ci hanno detto che se un genitore lasciasse solo il suo bimbo per assentarsi a fumare, fuori dal parco giochi, sarebbe un genitore poco responsabile».
Legati a doppio filo con il divieto di fumo – stando alla maggioranza della Commissione della legislazione – vi sarebbero anche problemi di applicabilità. Uno di questi riguarda la delimitazione dei comparti dove il divieto è in vigore (in particolar modo nei parchi non recintati o delimitati). La mancanza di chiarezza può mettere in difficoltà gli agenti di polizia che devono fare rispettare il divieto e al limite intervenire, ma pure le cittadine e i cittadini che devono comprendere dove è vietato fumare, le possibili ripercussioni del mancato rispetto della normativa e come agire di conseguenza. «Anche questo punto è pretestuoso perché un eventuale cartello di divieto di fumo sarebbe come quello di "bandita di caccia" che varrebbe da lì in avanti – specifica l’intervistato –. D’altra parte c’è già nei parchi gioco una cartellonistica che indica il divieto di giocare a pallone, di entrarvi con la bicicletta e con il cane, di accendere grill, di fare baccano e di lasciare in giro vetri e bottiglie».
Andando a imporre questo tipo di divieto – spiega il rapporto commissionale – potrebbero crearsi situazioni sgradevoli dove un agente di polizia deve multare un genitore o i genitori davanti al proprio figlio/ai propri figli o davanti ai bambini: ciò causa situazioni e sensazioni di disagio oltre che ai genitori al bambino stesso.
«L’argomentazione è puerile – replica Polli – e i genitori che vengono fermati e multati per divieti di parcheggio o eccessi di velocità? Il fatto di essere ripresi o al limite multati per un comportamento anomalo è infatti più educativo che disagevole».
E ancora: nella regione ci sono molti parchi alternativi a quelli cittadini e un tale divieto potrebbe portare i genitori fumatori a non frequentare più questi spazi aggregativi di Locarno, perdendo di fatto quel senso di comunità e integrazione che va preservato. «L’argomentazione è infantile. Al contrario, il parco giochi sarebbe maggiormente frequentato, perché il divieto del fumo sarebbe un valore aggiunto, esattamente come è successo con gli esercizi pubblici dal 2007 in poi».