Locarnese

Incendio Indemini, per i presunti autori guai penali e civili

Proseguono le operazioni di spegnimento sui Monti del Gambarogno. Per ora gli abitanti di Indemini non possono rientrare

Brucia ancora (Ti-Press)
2 febbraio 2022
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Rischiano grosso i due giovani turisti che avrebbero causato l’incendio boschivo che da alcuni giorni sta devastando una zona di un centinaio di ettari sui Monti del Gambarogno. La polizia nel pomeriggio ha indicato che i due, un 26enne e un 28enne, entrambi cittadini svizzeri residenti oltre San Gottardo, sono stati individuati, fermati e interrogati. Sembra che all’origine del rogo vi sarebbe un fuoco acceso durante un bivacco notturno (tra sabato e domenica) nella zona dell’Alpe di Neggia, che i due giovani ritenevano di aver spento completamente prima di coricarsi. Ma così non è stato.

I due presunti responsabili saranno chiamati penalmente a rispondere delle loro azioni e, per entrambi, la principale ipotesi di reato è quella d’incendio colposo. L’inchiesta è coordinata dal procuratore pubblico Simone Barca. Va detto che dallo scorso 13 gennaio in Ticino è in vigore il divieto assoluto di accendere fuochi all’aperto. Un divieto che i due campeggiatori non hanno rispettato, causando uno degli incendi boschivi più devastanti degli ultimi anni nel Ticino.

Per i due, oltre al capitolo penale, se ne apre uno civile. La Magistratura dovrà decidere la sanzione penale da cui deriverà anche la decisione sulla copertura dei danni al patrimonio forestale e delle ingentissime spese per le operazioni di spegnimento. Uno specialista di assicurazioni ci conferma che in questi casi potrebbe venir chiamata in causa l’assicurazione Responsabilità civile (Rc) personale che, seppur non obbligatoria, viene largamente stipulata dagli svizzeri. Resta la questione della colpa grave (aver acceso un fuoco all’aperto quando vigeva un divieto assoluto), che potrebbe ridurre il grado di copertura assicurativa, a seconda del tipo di polizza.

Ai pompieri impegnati sul fronte del fuoco
offerte d’aiuto da cittadini-volontari

Intanto, l’ardua battaglia contro le fiamme continua senza sosta. Sul posto – come conferma Samuele Barenco, comandante del Corpo pompieri di Bellinzona e coordinatore dell’operazione di spegnimento – ci sono una quarantina di uomini, quattro elicotteri e due Superpuma dell’esercito. «L’obiettivo è cercare di mantenere il rogo all’interno di un’area circoscritta. Ma purtroppo non siamo ancora riusciti a raggiungerlo a causa soprattutto delle forti raffiche di vento. In queste condizioni avverse il rischio che l’incendio possa propagarsi resta alto». Oltre ai pompieri, sono coinvolti cittadini-volontari? «Abbiamo ricevuto una moltitudine di offerte d’aiuto spontanee di ogni genere. Ci hanno fatto immensamente piacere. Tuttavia non le possiamo accettare: l’operazione di spegnimento, in un caso complesso come questo, deve essere eseguita da persone istruite».

Per ora a Indemini non si torna

Oltre ai danni all’habitat, non bisogna dimenticare i rischi corsi dalla popolazione del posto, che nella notte tra domenica e lunedì ha dovuto essere sfollata per precauzione e che ancora è fuori casa, presso parenti, amici o alloggiata dal Comune di Gambarogno, all’ostello di Orgnana (Magadino). “Fino a nuovo avviso – affermano Polizia e Ministero pubblico – la frazione di Indemini e tutta l’area interessata dalle operazioni di spegnimento restano non accessibili per questioni di sicurezza”.

Le quarantacinque persone di Indemini, Ri, Pezze e Boè, per ora non possono rientrare. La conferma giunge anche dal sindaco di Gambarogno, Pierluigi Della Santa: «Domani potremmo prendere in considerazione, se le condizioni lo consentiranno, di permettere ad alcune di queste persone di recarsi sul posto nel caso in cui abbiano bisogno di effetti personali o per altri motivi seri e urgenti. Speriamo per loro che sia possibile. Ma soprattutto speriamo che il ritorno alla normalità possa avvenire in tempi ragionevoli. E mi riferisco anche alla questione dell’approvvigionamento idrico in queste località, che andrà ancora valutato». Per ora, infatti, l’acqua è considerata non potabile.