Disagio giovanile, a Locarno da subito gli operatori di strada, più agenti (anche privati) e una collaborazione con la Polizia dei trasporti
Messa in campo di un numero maggiore di pattuglie di Polizia comunale, con l’ausilio della Cantonale (pattuglie Gendarmeria, Gruppo minori e agenti in civile) e delle altre polizie della regione. Collaborazione con la Polizia dei trasporti. Impiego di 4 agenti di sicurezza privata. E attivazione immediata degli operatori di strada.
Sono le misure decise mercoledì sera dal Municipio di Locarno e che verranno applicate già per questo fine settimana per rispondere alla recrudescenza degli episodi di violenza giovanile testimoniata dall’aggressione avvenuta nella zona di Piazza Castello la sera del 4 dicembre. Una reazione su più livelli di cui la “Regione” ha parlato con il capodicastero Sicurezza, Pierluigi Zanchi.
«La premessa è che il discorso sugli assembramenti giovanili si lega sia alla sicurezza pubblica, sia a quella sanitaria in relazione alla pandemia – spiega il municipale –. Abbiamo quindi a che fare con due tematiche separate, ma allo stesso tempo strettamente collegate. E dobbiamo sempre tenere conto delle disposizioni federali che possono cambiare, già a partire da venerdì».
Dopo il fattaccio d’inizio mese, prosegue Zanchi, «assieme al comandante Dimitri Bossalini – che ringrazio per il lavoro svolto con prontezza, in un contesto non facile – abbiamo stilato un rapporto in cui erano contenute diverse misure. Su mia proposta, il Municipio ha deciso di adottarne immediatamente 4 (anche se due erano già entrate in vigore nello scorso week-end). Le altre verranno implementate a seconda di come si svilupperà la problematica. Venerdì sentiremo dunque quel che dicono a Berna per quanto riguarda eventuali nuove disposizioni in materia di sicurezza sanitaria, il prossimo fine settimana ci darà le prime risposte sull’efficacia del dispositivo, poi già martedì ne discuteremo ulteriormente in Municipio, mettendo insieme tutti gli elementi».
Grazie a questo “piano d’azione”, dice il neoeletto Indipendente, «spero e credo vi siano i mezzi per evitare altre spiacevoli situazioni, anche se mi rendo conto che determinate derive si producono non per forza laddove si creino assembramenti, ma anche collateralmente. In parole povere, è sempre molto difficile prevedere dove possano verificarsi fatti spiacevoli come risse o aggressioni. Questo per dire che concentrare le forze in una zona ristretta non dà nessuna garanzia, e purtroppo con le forze di polizia a disposizione non si può pensare di pattugliare tutte le zone della città».
Un colpo di mano in questo senso lo potranno dare i 4 agenti privati: «Li inquadriamo un po’ come “occhi” o antenne sugli avvenimenti serali e notturni. Il primo obiettivo è accelerare i tempi di reazione qualora si verifichino altri episodi. Un grosso problema riguardante i fatti del 4 dicembre è la passività dei presenti anche quando i disordini erano già in atto. Invece di chiamare subito la Polizia cantonale o comunale c’era chi filmava col telefonino, guardava o addirittura istigava. Personalmente ho avuto occasione di vedere poche immagini di quanto capitato, ma quelle poche mi hanno molto colpito sia per il fatto in sé, sia per come è stato vissuto da chi era presente», rileva Zanchi.
Al di là del fatto contingente, il Municipio sta lavorando sul medio e lungo termine. «È importante che subito dopo le festività si possa riprendere in mano la progettualità riguardo alla questione giovanile», dice il capodicastero Sicurezza. Questo perché «oltre agli atti di violenza “pubblica”, che sono sotto gli occhi di tutti e di cui tutti parlano, c’è un netto aumento delle situazioni domestiche, che si consumano in ambito familiare: si tratta di un mondo sommerso, di cui si parla molto meno, ma che è estremamente preoccupante. I numeri riguardanti gli interventi fanno impressione e le conseguenze possono essere molto pesanti, a livello di traumi individuali».
Quanto succede in casa si ripercuote inevitabilmente sui comportamenti adottati all’esterno, nella società. Secondo Pierluigi Zanchi «è fondamentale riprendere in mano il discorso iniziato a maggio con la presenza di Radix, così come è stato importante trovare appoggio, grazie alla collaborazione della collega Nancy Lunghi, riguardo all’entrata in funzione immediata dei due/tre operatori di strada della Fondazione il Gabbiano senza aspettare i tempi “tecnici” dei legislativi dei Comuni del Cisl, dove comunque era già stato trovato un accordo di principio. Più informazioni possiamo raccogliere tramite gli operatori, meglio possiamo capire come interagire con i giovani e come muoverci a livello di progettualità».
Un tema prioritario, per Zanchi, è quello degli spazi di aggregazione da destinare ai giovani, senza che questo determini la necessità di un continuo controllo. «È giusto dare la possibilità di ritrovarsi, ma anche di gestirsi liberamente. Ma se l’autodeterminazione è un tema, lo è anche, purtroppo, il consumo di alcol e sostanze, che non si risolve certo con la fine delle festività. Sempre con Radix vogliamo proseguire il discorso di prossimità riguardo alle dipendenze, come per altro già fatto in alcune occasioni nella scorsa primavera. E sempre a livello di prossimità, è fondamentale l’azione degli agenti di quartiere, nei quali tutti, a partire dai giovani, possano vedere dei punti di riferimento. Infine, c’è il Gruppo operativo permanente (Gop) sul disagio giovanile: lo abbiamo rimesso in funzione nei mesi scorsi grazie all’intervento di Bossalini, ma parliamo pur sempre di un organismo formato da molte persone e che ha quindi bisogno di un periodo di riassestamento per tornare, per così dire, “a regime”».