Maurizio Tamagni sui pestaggi: ‘Sono preoccupato, la storia sembra ripetersi’. Il Municipio nell’immediato applicherà misure incisive
«Sono preoccupato perché si sta ripresentando la stessa situazione che ha portato alla morte di mio figlio Damiano. Già un paio di anni prima (dell’omicidio del 2008 alla Stranociada; ndr), c’erano stati diversi episodi di violenza, in diverse zone del Ticino. Ho sempre paura che prima o poi succeda di nuovo. Fatti di questo genere non vanno presi sottogamba». A parlare è Maurizio Tamagni, papà di Damiano, nonché presidente della Fondazione omonima che appoggerà e sosterrà la famiglia di E. «Noi cerchiamo di fare il possibile come Fondazione, a livello di prevenzione e attuazione di progetti a sostegno della nonviolenza. In questo senso abbiamo appena deciso di sostenerne uno che coinvolge i genitori futuri o già con figli, sin dalla loro infanzia».
“Mi hanno picchiato di brutto, devo andare in ospedale”. Alle 23 circa di sabato sera 4 dicembre, Paolo riceve la telefonata concitata di suo figlio E. (nome noto alla redazione) che chiede aiuto. Il padre esce subito di casa e lo raggiunge in stazione a Muralto: «Era tutto tumefatto con la faccia gonfia». Durante una conferenza stampa svoltasi martedì scorso, Paolo e Yamira – la madre – hanno raccontato l’episodio di grave violenza di cui è stato vittima suo malgrado loro figlio, uno studente da poco 18enne domiciliato nella regione che sabato è stato picchiato a sangue da una decina da una decina di ragazzi incappucciati in Piazza Castello a Locarno, noto ritrovo del fine settimana per una moltitudine di giovani. E purtroppo tristemente conosciuto per i pestaggi che vi si consumano.
L’intento dei genitori era quello di esporre l’accaduto e denunciare pubblicamente il pestaggio. Una presa di posizione forte, che ha fatto seguito all’importante eco suscitata dal post pubblicato dalla madre a inizio settimana su Facebook: una richiesta d’aiuto, un appello ai possibili testimoni di farsi avanti, per rintracciare i colpevoli e consegnarli alla giustizia.
La dinamica del pestaggio l’ha raccontata il papà: «Un amico di mio figlio (un minorenne, anche lui accompagnato in ospedale perché malmenato e ferito; ndr) stava litigando con uno di questi ragazzi; mio figlio si è intromesso per separarli. A un certo punto ha ricevuto un forte montante sul mento, è caduto a terra stordito e il gruppo ha iniziato a tirargli calci alla testa; miravano solo alla testa», ha continuato costernato con la voce tremante di rabbia. «Lo hanno menato forte» e si incitavano fra di loro a suon di «ammazzalo, ammazzalo». Dopo gli accertamenti in ospedale per scongiurare traumi cranici, il giovane è rientrato a casa e sempre martedì è andato a scuola «per non pensare a quanto gli è successo, è rimasto molto scioccato», ha spiegato la mamma.
La denuncia verrà sporta nei prossimi giorni, intanto i genitori fanno sapere che l’avvocato Gianluigi Della Santa (nonché sindaco del Comune di Gambarogno) si è proposto di seguire il caso e patrocinare la famiglia.
In seguito al post su Facebook «abbiamo ricevuto tantissime chiamate e tantissimi messaggi», in buona parte di genitori che hanno espresso solidarietà e alcuni hanno persino condiviso esperienze simili in cui sono stati coinvolti i loro figli: «Abbiamo ricevuto addirittura video che imperversano su TikTok di questo gruppo di violenti che picchia e si fa filmare per poi condividere sui social quanto hanno fatto», ha aggiunto sconvolta e molto preoccupata Yamira.
Piazza Castello e la rotonda sono diventati luogo di ritrovo per una moltitudine di ragazzi, si parla di 300-400 persone ogni fine settimana: «Ci sono video sui social di centinaia di giovani che si ritrovano per passare la serata ascoltando musica, ballando, stando semplicemente insieme…». Tuttavia da quanto ha raccontato la famiglia; dagli episodi noti di pestaggi successi negli ultimi mesi in Città, nonché da voci che riportano di risse da strada, si sviluppa una fotografia preoccupante di violenza giovanile gratuita e normalizzata (ai limiti dell’esaltazione), filmata e “postata” come grande impresa, in particolare da un «gruppo nomade di picchiatori» (stando a nostre informazioni, proveniente dal Sottoceneri) che ha scelto il luogo di ritrovo come ring per menare le mani, fare del male e postare in seguito sui social le loro spedizioni. Una cultura di violenza banalizzata, spettacolarizzata, persino enfatizzata, che non coinvolge solo gli autori del pestaggio ma anche coloro che filmano e condividono i video.
La Polizia cantonale – che si occupa delle indagini – ha confermato a ‘laRegione’ il fatto e il coinvolgimento, quali vittime, di due persone. «Al momento sono in corso accertamenti per stabilire i fatti e le responsabilità. Non v’è stato alcun fermo, per ora», ha concluso.
«È un gran dispiacere sapere che chi era presente non ha reagito. C’è sicuramente una responsabilità individuale di chi ha commesso il reato; ma anche – eticamente e moralmente – di chi ha visto, magari filmato, e non ha fatto niente. Per me, come persona, è inaccettabile». Pierluigi Zanchi, capodicastero Sicurezza della Città di Locarno, ha commentato così il pestaggio di sabato sera, in cui due ragazzi sono stati feriti, fortunatamente, senza gravi conseguenze fisiche. Il municipale, interpellato da ‘laRegione’, ha spiegato che per arginare il fenomeno della violenza giovanile «nell’immediato, ciò che possiamo fare è rafforzare il pattugliamento nei fine settimana». Questa è stata la decisione presa in emergenza dall’esecutivo martedì scorso «in attesa dei risultati dell’inchiesta. È l’unica soluzione possibile ora», ha ribadito. «Una volta ricevuti i rapporti di polizia, si potranno prendere ulteriori provvedimenti», ha aggiunto.