Locarnese

Tegna, petizione e interrogazione sulla strada

Gli interventi di moderazione del traffico all’altezza della nuova Piazza non garantiscono sufficiente sicurezza. Quasi 200 firme raccolte e consegnate. LiSA chiede lumi

6 ottobre 2021
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Quanto è sicura, per pedoni e utenti deboli della strada, la cantonale che attraversa l’abitato di Tegna? A sollevare dubbi sulle soluzioni di moderazione adottate dall’autorità, d’intesa col Cantone, è una petizione, sottoscritta da quasi 200 cittadini e consegnata a fine agosto alla cancelleria comunale, che chiede più incisive misure di rallentamento del traffico su questa arteria stradale. A distanza di qualche settimana, è stata intanto trasmessa al Municipio un’interrogazione del Gruppo LiSA (Libertà, solidarietà e ambiente, primo firmatario Giovanni Lepori). In essa, i firmatari ripercorrono, innanzitutto, l’iter che ha portato alla situazione viaria attuale. A cominciare dai due crediti per la moderazione del traffico lungo la strada cantonale a Tegna, uno dei quali faceva riferimento a interventi “in corrispondenza della piazza don Gottardo Zurini”, votati dal legislativo nel giugno del 2018. Fra questi interventi, veniva citato anche “l’inserimento di un nuovo passaggio pedonale”.
Considerando come i relativi lavori siano ormai conclusi (sabato 25 settembre si è tenuta l’inaugurazione ufficiale della piazza don Gottardo Zurini, ndr), i consiglieri del gruppo LiSA chiedono al Municipio per quale motivo non sia stato realizzato il nuovo passaggio pedonale previsto; inoltre come mai all’altezza del previsto passaggio pedonale, sia stata addirittura posata una segnaletica escursionistica che invita ad attraversare la cantonale proprio in quel punto. Vogliono pure lumi su eventuali altre significative differenze fra quanto previsto dal messaggio e quanto poi effettivamente realizzato. Infine domandano a che punto sia il progetto relativo all’introduzione del limite di 30 km/h lungo la strada cantonale, in corrispondenza all’attraversamento dei nuclei, riportato da un articolo de ‘laRegione’ del gennaio 2020.

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