Presentata una pubblicazione del Museo regionale delle Centovalli e Pedemonte per ripercorrere i 400 anni di storia del vecchio torchio comunale
Nessuno conosce in maniera così approfondita vita e miracoli del vecchio Torchio comunale di Cavigliano come Silvio Marazzi. Ingegnere a beneficio della pensione, già sindaco per molti anni del paese pedemontano, a questa testimonianza della nostra civiltà artigiana Silvio Marazzi ha dedicato innumerevoli ricerche e scritti negli anni. A questo imponente macchinario, oggi custodito tra le quattro spesse mura di un vecchio stabile affacciato sull'omonima piazzetta, ha voluto dedicare un libro il Museo regionale delle Centovalli e Pedemonte. Una pubblicazione di un'ottantina di pagine, arricchita da splendide foto emblematiche e disegni, presentata venerdì 3 settembre al pubblico a Cavigliano dal suo curatore, Mattia Dellagana.
Oggetto di un'intelligente ristrutturazione conservativa e a fini didattici, questo monumento storico torna dunque a far parlare di sé in un volume che ne riassume le vicende intercorse nei suoi quattro secoli di vita. Costruito nel lontano 1609, come riporta una scritta sulla sua trave, forse per mano di alcune persone della vicina Golino proprietarie di terreni a Cavigliano (anche se vi sono al riguardo versioni discordanti), la struttura serviva per la torchiatura delle vinacce. Utilizzato dalla gente del posto per secoli, questo monumento, sopravvissuto al rischio di essere demolito (un'operazione di riacquisto da parte del Comune, che di tanto in tanto oggi lo impiega quale luogo per ricevimenti ed eventi particolari, evitò il peggio), è parte integrante del patrimonio culturale del Comune.
Recuperato a scopo didattico un decennio fa, oggi fa bella mostra di sé. Il restauro definitivo risale al 2007, seguendo le indicazioni contenute nel progetto dell'architetto Urs Plank: l'iniziativa di valorizzazione, al fine di renderlo parte degli itinerari culturali della regione, è stata sostenuta dal Comune e dal Museo di Centovalli e realizzato anche grazie alla sponsorizzazione esterna di Pro Patria e Patenschaft Berggemeniden.
Racchiuso in uno “spazio sociale che custodisce uno strumento pubblico”, suscita un certo effetto agli occhi dei passanti. Il curioso e gigantesco attrezzo non viene ovviamente più utilizzato per la pigiatura dell'uva fino all'ultimo degli acini, ma tutti possono ammirarlo e rammentare le tradizioni del nostro passato e della civiltà contadina. Nel libro ‘Il Torchio di Cavigliano-Testimone di quattro secoli di storia’, accanto ad aneddoti e curiosità vi sono alcune pagine più ‘tecniche’ nelle quali Marazzi illustra il funzionamento di questo ‘gigante addormentato’ capace di funzionare, senza sostanziali modifiche, per oltre 350 anni.
La costruzione figura nel catalogo dei 27 torchi a leva ancora presenti in Ticino (inventario stilato dall'Ufficio dei musei nel 1987, in cui si riporta anche la notizia di quindici torchi a leva documentati solo da resti) ed è una testimonianza fra le tante dell'intraprendenza e ingegnosità preindustriale dei nostri avi: la spremitura delle vinacce (riporta la presentazione del Centro di dialettologia e di etnografia), prima dell'introduzione dei torchi a vite, era effettuata ricorrendo a questi monumentali manufatti di “tipo piemontese”. Locarnese e valli contano sette torchi, oltre al nostro: Brontallo, Cevio, Cevio al Boschetto, Loco, Cugnasco e Gerra Verzasca.