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Bandiere arcobaleno, è arrivato il ricorso al governo

“Non fuorviare il cittadino nella sua libera scelta”. Ma il ricorrente non è contrario a far riapparire il vessillo dopo la votazione popolare del 26 settembre

A Locarno è fuori, ad Arogno dentro la casa comunale
9 settembre 2021
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Ogni promessa è debito. Contro la decisione dei Municipi di Locarno e Arogno di aderire alla richiesta della campagna “Matrimonio per tutti”, esponendo le bandiere arcobaleno all'esterno (Locarno) e all'interno (Arogno) dei rispettivi palazzi comunali (unici due Comuni sui 108 ticinesi interpellati), un ricorso è stato inoltrato al Consiglio di Stato da parte di un privato cittadino. È datato 8 settembre e chiede sostanzialmente al governo di far togliere i vessilli, riservando per altro ai Comuni il diritto di riesporli dopo la votazione popolare del 26 settembre.

Materia del ricorso, che la “Regione” ha ottenuto in copia in esclusiva, sono presunte “irregolarità riguardanti le votazioni federali”. La premessa, invero sibillina, è che “chiaramente il ricorso sarà risolto secondo criteri politici; ormai il ricorrente non si sorprende più”. La richiesta è comunque di evaderlo prima della votazione, evitando quindi “scambi di allegati interminabili”.

Secondo la Costituzione, le autorità federali hanno l'obbligo di “fornire un'informazione corretta e contenuta in vista delle votazioni”, distinguendo “fra informazione e intervento delle autorità nel caso di votazioni”. Le stesse autorità non devono per forza essere neutrali, ma obiettive. A livello comunale il discorso cambia, nel senso che gli interventi sono ammissibili (il riferimento è a una campagna referendaria cantonale su cui si era espresso il Tribunale federale) “solo se il Comune e i suoi elettori hanno un interesse diretto e speciale nel risultato del referendum, che supera di gran lunga quello degli altri Comuni del Cantone”. Il Tf, aggiunge il ricorrente, ha lasciato aperta la questione “se un Comune possa schierarsi anche se non si tratta di un progetto concreto, ma di una proposta astratta generale”. In tutti i casi, se interviene, un Comune “è sempre tenuto a rappresentare gli interessi comunitari in modo obiettivo e fattuale”.

Riprendendo ampiamente i due articoli sul tema apparsi nei giorni scorsi sulla “Regione”, il ricorrente riporta innanzitutto uno scambio di email con i due Comuni in questione, ai quali aveva chiesto (il 6 settembre) di rimuovere la bandiera entro 24 ore. Il giorno dopo Arogno gli aveva risposto picche, ricordando che “l'esposizione della bandiera arcobaleno non dev'essere intesa come una raccomandazione di voto, bensì come un desiderio di sensibilizzare la comunità in merito a valori universali sanciti dalla stessa Costituzione federale (parità di trattamento, eguaglianza, rispetto delle minoranze)”.

“Nessun Comune è particolarmente toccato”

Il ricorrente scrive poi al governo che né Locarno, né Arogno, “come qualsiasi altro Comune ticinese, sono particolarmente toccati” dalla votazione federale sul “Matrimonio per tutti”. L'esposizione della bandiera fino al 27 settembre deve pertanto “essere vietata, siccome lesiva dei diritti politici e direttamente riferibile con la votazione in atto. L'atto materiale svolto, nella sua disarmante semplicità, ha un chiaro elemento simbolico perché è su un edificio pubblico e in particolare sulla casa comunale, tra l'altro in genere sede dell'ufficio elettorale. Per questi motivi occorre essere severi, siccome il cittadino potrebbe essere fuorviato nella sua libera scelta”. 

Quanto ai promotori della campagna, per il ricorrente si sono comportati in modo “non serio e poco professionale; sarebbe stata buona cosa avere una maggiore sensibilità e non ridurre il tutto all'esposizione di un vessillo su un edificio pubblico, in quanto la posta in gioco è ben maggiore e va trattata con cura e discrezione, senza eccessi, che alla fin fine tendono a sconfinare negli estremismi. Devono essere tutelate anche quelle persone vicine al tema che non necessariamente vogliono scadere in inutili e dannosi eccessi. La prova sono le sfilate Pride che dal punto di vista del ricorrente, pur se allegre e colorate, danno un'immagine diversa rispetto alla realtà”.

Infine, viene sottolineato che “passata la votazione, il Municipio potrebbe esporre tale bandiera in occasione, per esempio, della giornata contro l'omofobia”. Ma fino alla votazione, nulla, perché appunto l'esposizione “lede il diritto di voto dei cittadini”.

A Locarno un'interrogazione Udc

Intanto, Mariana Ballanti, consigliera comunale Udc a Locarno, con un'interrogazione si chiede – e domanda al Municipio – se l'esposizione “della bandiera arcobaleno LGBT con la scritta ‘Sì, lo voglio’” sia o meno accettabile. Prima ancora, si informa su chi abbia chiesto di esporla (ma già sappiamo che è il coordinamento della campagna); chi si è fatto promotore della richiesta all'interno del Municipio, quando la richiesta è stata esaminata, se ci sia stata una discussione e una verbalizzazione; quale sia la prassi municipale “nell'esposizione di bandiere negli stabili comunali e in particolare a Palazzo Marcacci”; se vi siano basi legali e normative al protocollo; se il Municipio si sia confrontato con la prassi del Tribunale federale in materia di intervento delle autorità nelle campagne federali; e se “in occasione di una prossima votazione federale in cui è coinvolto l'Esercito svizzero, il Municipio accoglierà favorevolmente la richiesta di esporre una bandiera militare in segno di solidarietà e vicinanza ai nostri soldati (in caso contrario, come valuta il Municipio la disparità di trattamento?)”.

 

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