Locarnese

Festival del film, no-vax e confusione ideologica

Presa di posizione di un gruppo di Consiglieri comunali di Locarno a margine delle proteste all'inaugurazione della rassegna cinematografica

Il ritorno in Piazza Grande (archivio Ti-Press)
17 agosto 2021
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Un gruppo di consiglieri comunali di Locarno (Giulia Maria Beretta Indipendente, Pier Mellini Ps, Aleksandar Malinov Forum alternativo, Gianfranco Cavalli Pop e Francesco Albi Ps) interviene nel dibattito che si è creato attorno alla manifestazione no-vax, organizzata in concomitanza con l'apertura del Festival del film a Locarno. A finire nel mirino anche due colleghi di Legislativo che hanno preso parte alla protesta e, soprattutto, l'inopportuno parallelismo – utilizzando la stella di Davide – con l'Olocausto. 

“Si conclude in un’atmosfera di speranza la 74esima edizione del Locarno Film Festival – scrivono i cinque –. La Cultura è uno dei settori maggiormente penalizzati da 18 mesi di restrizioni. In piena seconda ondata, l’organizzazione del Festival prendeva una decisione coraggiosa, ovvero riportare in tutta sicurezza il cinema in Piazza Grande. Alla cerimonia d’inaugurazione, rappresentanti politici federali, cantonali e cittadini e i direttori dell’evento culturale più importante del Ticino, parlavano di libertà d’espressione, della collaborazione con l’Usi e del potenziale economico della filiera delle audiovisive per la nostra regione. Parallelamente nelle strade, un piccolo gruppo dimostrava contro il Certificato Covid richiesto per presenziare alle proiezioni in Piazza e al Fevi, distribuendo volantini di condanna al ‘74esimo Festival dell’Oppressione’. Affissa al petto faceva bella mostra la stella di Davide, creando un parallelo tra genocidio del popolo ebraico e delle libertà dei non vaccinati. Il movimento no-vax locale si appropria così di una retorica che da mesi solleva la costernazione della comunità ebraica internazionale e non solo. Esprimiamo piena solidarietà verso il popolo ebraico per questo affronto e preoccupazione per le posizioni assunte da due colleghi eletti sulla lista dei Verdi che hanno partecipato al corteo. Il paragone con l’Olocausto dimostra insensibilità e confusione ideologica su questioni prettamente scientifiche. Il Festival non c’entra con le strategie di gestione pandemica del Consiglio federale, peraltro tra le meno drastiche rispetto a quelle messe in atto da Stati a noi vicini. È stata esercitata molta cautela nella selezione e somministrazione dei vaccini, puntando sulla tecnologia mRNA che erroneamente viene definita sperimentale dai no-vax. Test e vaccini a disposizione di tutta la popolazione rafforzano, a beneficio dei più vulnerabili, tutto il sistema sanitario. La diffamazione del Festival, arricchimento culturale ed economico per la regione da 74 anni, ci riporta indietro ai tempi bui di censura evocati dai dimostranti. Proprio nel nome di libertà e parità di possibilità per tutta la popolazione, riteniamo che provvedimenti sanitari promossi dalla scienza non debbano essere oggetto di polarizzazione politica”.