Locarnese

Faggete di Lodano nell'Unesco: ‘È come un oro olimpico’

Le reazioni e l'entusiasmo per l'assegnazione delle aree boschive al patrimonio dell'umanità, quali beni naturali

La riserva in veste autunnale
29 luglio 2021
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«L’entrata delle faggete delle Valli di Lodano, Busai e Soladino nell’Unesco è un po' come la vittoria di una medaglia d'oro alle Olimpiadi». Il consigliere di Stato Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, ha salutato con entusiasmo l'importante riconoscimento ottenuto dalle aree protette valmaggesi, che da mercoledì fanno parte del patrimonio dell'umanità. Gli ha fatto eco Carlo Ossola, coordinatore dell'Ufficio federale dell'ambiente (Ufam) per la candidatura: «È come aver ricevuto l'Oscar».

A un anno e mezzo dall’inoltro della candidatura a Parigi, il riconoscimento per le faggete delle Valli di Lodano (assieme alla solettese Bettlachstock) è finalmente arrivato. Faranno parte di un insieme che tocca diverse zone del continente: “Faggete antiche e primarie dei Carpazi e altre regioni d’Europa”. Un percorso che unisce un centinaio di siti distribuiti in diciotto nazioni. La superficie totale è di 110mila ettari.

Alcuni dati, snocciolati ieri nel corso della conferenza stampa a Lodano, inquadrano meglio il risultato. I boschi di faggio valmaggesi e solettesi sono il quarto sito naturale Unesco della Svizzera (gli altri sono le Alpi svizzere Jungfrau-Aletsch, il Monte San Giorgio e l'Arena tettonica Sardona) e per i prossimi anni nel nostro Paese non sono previste nuove candidature. Il patrimonio mondiale conta oltre mille beni sparsi in più di 130 nazioni. In Svizzera sono tredici e tre sono in Ticino: i Castelli di Bellinzona, il Monte San Giorgio e ora le Faggete.

Ieri, nel suo video-saluto, la direttrice dell’Ufam Katrin Schneeberger ha ricordato che alla base del successo ottenuto c'è stata una spinta dal basso e il lavoro di diversi enti e associazioni locali, del Comune, del Patriziato, del Cantone. «Un riconoscimento da parte dell'Unesco è una cosa rara. È un punto di partenza che deve stimolare il progetto di conservazione già in atto, con una gestione equa ed efficace. È questa la sfida per le 94 foreste di faggi in 18 Paesi. Sarà necessario un coordinamento e tanto impegno». Ossola ha quindi aggiunto: «Il primo passo di una storia che comincia oggi. Un viaggio incredibile assieme alle altre nazioni coinvolte».

Zali, dal canto suo, ha ricordato che negli anni scorsi nella zona sono state create due riserve forestali per la conservazione e la valorizzazione della pregiata e vasta area boschiva, al fine anche di tutelare la biodiversità.

Il sindaco di Maggia Andrea Sartori non ha esitato a parlare di «brividi d'orgoglio che riempiono di fierezza tutti quanti. La spinta dal basso ha dato forza alla candidatura. Ci abbiamo creduto tutti e ora si tratta di promuovere le faggete, indirizzandoci a visitatori attenti e rispettosi».

La geografia del superlativo

«Questo traguardo eccezionale ci fa rientrare nella geografia del superlativo – ha affermato Christian Ferrari, presidente del Patriziato di Lodano –. Le faggete ora fanno parte delle aree naturali più straordinarie della Terra. Il percorso è durato 8 anni e in questo periodo, oltre all'istituzione delle riserve forestali, è stata raddoppiata la superficie presa in considerazione per la candidatura, che è stata portata a 800 ettari. La sfida da affrontare ora è la conservazione delle faggete per tramandarle intatte alle generazioni future». Un concetto caro anche ad Aron Piezzi, presidente dell'Antenna Vallemaggia, che ha parlato di conservazione, valorizzazione e di gestione efficace dell'ecosistema forestale, con uno sguardo aperto al mondo intero.

Uno degli aspetti più delicati potrà essere l'aumento del numero di visitatori, spinti verso la Valle di Lodano dal riconoscimento Unesco. Ma lassù la natura ha le sue fragilità e di certo il luogo non è adatto a un turismo di massa. A margine della conferenza stampa abbiamo posto la questione al direttore dell'Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli, Fabio Bonetti, che rassicura: saranno adottate le necessarie misure per evitare l'assalto alle faggete, agendo se necessario già agli accessi alla riserva. Il marchio Unesco risulterà importante per la promozione, ma altrettanto essenziale sarà garantire la salvaguardia del territorio e della sua biodiversità.

Una preziosa riserva genetica

“Il faggio è la principale specie arborea dell'Europa centrale e si caratterizza per la sua capacità di adattamento alle diverse condizioni climatiche e geografiche – indica l'Ufam nella sua nota stampa –. Tuttavia, l’intervento dell’uomo esercita una forte pressione sulle antiche faggete primordiali di cui non restano che poche vestigia. Per questo motivo, la Svizzera ha designato con il sostegno dei Cantoni, dei Comuni e dei proprietari di boschi le due faggete da iscrivere nella Lista del patrimonio mondiale dell’Unesco”.

Con alberi di oltre 170 anni d’età e una superficie complessiva superiore a mille ettari, le due aree boschive svizzere che hanno ottenuto l'importante riconoscimento “costituiscono una preziosa riserva genetica, non solo per il faggio, ma anche per molte specie animali e vegetali associate che dipendono da questi habitat. Accessibili al pubblico, queste zone naturali permettono di salvaguardare la biodiversità limitando gli interventi forestali”.