Dopo la doccia fredda della bocciatura del Tribunale amministrativo, il Comune chiede un incontro al Consiglio di Stato e intanto pensa a soluzioni transitorie
«Non abbiamo ancora deciso se ricorrere. Presumo lo faremo. Si ricorre anche per prendere tempo. Se caso, chiederemmo un effetto sospensivo», afferma il vicesindaco di Losone Fausto Fornera quando gli si domanda come il Comune intenda procedere nella faccenda del comparto dell’ex Caserma – acquisito nel 2017 – dopo la doppia bocciatura sentenziata dal Tribunale cantonale amministrativo (Tram), lo scorso giugno. Il termine per ricorrere contro le decisioni dell’istanza scade il 22 agosto.
Data la forte valenza culturale del progetto per l’intera regione, spiega Fornera, «stiamo valutando tutti gli aspetti». Questo anche per tener fede agli accordi presi con l’Accademia Dimitri sul suo insediamento nel comparto e lo svolgimento di attività già in corso. Di certo c’è la volontà delle parti, consolidata anche da un loro recente incontro, di portare a compimento il progetto, garantendo stabilità. Nel frattempo, «siamo alla ricerca di soluzioni transitorie, sia facendo capo alle risorse del Comune, sia rivolgendoci a enti pubblici e privati». Ma tutto è ancora informe e ipotetico, sottolinea un vicesindaco che non si sbottona.
Al primo piano della casa comunale, si sarebbe dovuto parlare dei messaggi municipali che impegneranno il legislativo in seduta straordinaria lunedì prossimo (si legga in calce), ma il tema caldo della pianificazione del comparto dell’ex Caserma – invero travagliata – non poteva non scalzarli. Soprattutto dopo il brutto colpo delle sentenze del Tram, che bocciano la variante di Piano regolatore (Pr) – approvata dal Consiglio comunale prima, e confermata dal Consiglio di Stato (CdS) poi – e anche il "sistema" delle autorizzazioni provvisorie per l’uso degli spazi, che il Municipio ha finora concesso (cfr. ‘laRegione’, martedì 22 giugno 2021, Ex Caserma, Pr sotto il Tram). Forti del preavviso favorevole del CdS «eravamo molto fiduciosi», confida Fornera. Poi la doccia fredda, che ha lasciato intirizzito non solo l’ente locale, bensì anche la regione e il Cantone e che potrebbe veder sciacquato via il disegno di un polo culturale di rilevanza regionale.
La questione era quindi inevitabile e dopo un primo «non c’è nessuna novità sostanziale», il vicesindaco spiega che, in seguito alle sentenze, il Comune ha deciso di coinvolgere il Consiglio di Stato chiedendo un incontro «per trovare appigli che facciano sperare nel ribaltamento della situazione».
L’obiettivo dell’udienza è senz’altro quello di capire se fare ricorso, ma soprattutto, vedere come andare avanti e quali margini di manovra ci sono per rendere lo spazio fruibile alla popolazione, nonché disponibile agli attori culturali. In particolare, si vogliono rendere partecipi il Dipartimento del territorio e quello dell’Educazione, della cultura e dello sport.
Nel caso in cui le speranze svaniscano o le sentenze crescano in giudicato, allora sarà il presidente del Consiglio di Stato ad assegnare i termini temporali di sgombero. E ci sarà chi spererà in un tempo più lungo possibile.
Il problema è impellente e desta preoccupazione non solo in Comune. Ed è molto probabile che il discorso salti fuori anche durante la seduta straordinaria in consiglio comunale di lunedì 12 luglio (alle 20, al Centro la Torre), vero motivo della convocazione della conferenza stampa di oggi.
I consiglieri comunali saranno confrontati con quattro messaggi municipali all’ordine del giorno. Tutti è quattro comportano richieste di credito per opere di viabilità, interventi selvicolturali e l’acquisto di un veicolo ibrido per la polizia comunale. In particolare, come illustrato dal municipale Daniele Pidò, capodicastero Opere pubbliche, i due messaggi inerenti lavori sulla viabilità chiedono oltre 600mila franchi: 335mila per la sistemazione in superficie di via Vigna Francesconi (una riqualifica), vicina alla nuova casa per anziani medicalizzata, e 290mila per la formazione del marciapiede in via Lusciago e la sistemazione della piazza Belvedere. Una riqualifica che intende «portare valore aggiunto all’entrata del nucleo di San Giorgio (che diverrà Zona 30), anche grazie all’utilizzo di materiali pregiati».