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Investito dal veliero. Il Tf nega lo stress post-traumatico

Sentenza sul caso del tenore di Tegna Angelo Belotti, vittima di un incidente nautico nel 2009 all'Elba

Belotti nel 2001, prima di un concerto (archivio Ti-Press)
28 gennaio 2021
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Lo spavento per quel terribile incidente nautico del 14 giugno 2009, quando aveva evitato la morte per un soffio, gli ha causato conseguenze psicologiche e somatiche, con problemi di salute che si protraggono da anni. Ma la sua assicurazione, appoggiandosi a perizie mediche, gli ha sempre detto 'no'. L'iter legale che ne è scaturito si è concluso recentemente con la sentenza del Tribunale federale, che ripercorre i fatti, citando tra i diversi atti anche un articolo apparso su laRegione due giorni dopo lo scontro.

La collisione in mare

Per ricordare la vicenda, riproponiamo uno stralcio di quel nostro articolo: “Brutta avventura per il noto tenore (ed ex municipale) di Tegna, Angelo Belotti, all’Isola d’Elba. Mentre si trovava al largo con un amico per una giornata di pesca a bordo della sua imbarcazione, si è visto piombare addosso un veliero a motore che ha letteralmente spezzato in due il natante a remi, colato a picco in pochi secondi. Salvi per miracolo i due protagonisti della vicenda; Belotti, che ha avuto la peggio, oltre allo choc ha riportato una lesione al ginocchio. Il proprietario del veliero, denunciato, è stato invece preso in consegna dalla Capitaneria di Portoferraio”. L'incidente – aggiungiamo – si è verificato attorno alle 11 del mattino al largo del faro di Punta Polveraia: il socio di Belotti, quando si è reso conto che il veliero era a una ventina di metri e in rotta di collisione, ha cominciato a urlare e si è gettato a mare. Il tenore, udendo il vociare dell'amico, si è girato di scatto appena in tempo per accorgersi che la prua della grossa barca gli stava piombando addosso. È stato scaraventato in acqua e solo grazie alla sua esperienza da sub non si è fatto prendere dal panico ed è riuscito a riemergere, stordito dalla botta, tra i detriti della sua imbarcazione e lo scafo del natante che l’aveva investito. Sotto choc, è stato salvato e portato a riva dagli occupanti di un motoscafo che si trovava poco lontano dal luogo dello scontro. Il conduttore della barca a vela, che aveva lasciato inserito il pilota automatico e si era distratto, è stato condannato il 18 ottobre 2011 da un tribunale italiano a 5 mesi e 10 giorni di reclusione per naufragio e lesioni colpose.

Mancano i criteri

Belotti, per far riconoscere i suoi diritti, ha intrapreso una lotta contro l'Allianz e in prima istanza il Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino gli ha dato ragione, imponendo approfondimenti e, in sostanza, nuove perizie mediche. L'Allianz le ha eseguite ed è giunta alla conclusione che alla base dei disturbi accusati dal richiedente c'erano problemi preesistenti, antecedenti la data dell'incidente, e non un disturbo da stress post-traumatico. In seconda istanza la corte cantonale ha di nuovo dato ragione a Belotti, definendo il suo un infortunio “di media gravità, al limite del grave”. Ma l'assicurazione ha impugnato questa decisione al Tf.

Quest'ultimo, ricordando che nei casi di “infortunio insignificante o leggero il nesso tra evento ed eventuali disturbi psichici può di regola essere negato a priori”, ha analizzato la vicenda per capire quale grado di gravità attribuire allo scontro in mare di quel giugno del 2009. I dettagli del naufragio, così come raccontati da Belotti, sono stati accettati dai giudici della massima corte elvetica. Ma seppur spettacolare, l'incidente “non può sicuramente essere qualificato come grave”, indica il Tf. Il tenore tegnese non ha riportato ferite serie, che avrebbero potuto causarne la morte: “Da un punto di vista oggettivo le conseguenze sono state contenute”. Si può parlar quindi d'infortunio di grado medio e nulla più. In tal caso, ci sono criteri ben precisi per stabilire se via sia un nesso adeguato di causalità tra i disturbi psichici e l'infortunio. Criteri che per i giudici di Lucerna non sono adempiuti. Ragion per cui il ricorso dell'assicurazione è stato accolto. Risolta la questione relativa alle conseguenze psicologiche dell'incidente, resta aperta quella relativa ai problemi alla spalla e al ginocchio sinistro che Belotti si porta dietro e che pure sarebbero legati a quella maledetta collisione all'Elba.