Due membri del Consiglio di fondazione hanno approfittato della campagna in corso alla casa anziani per farsi iniettare il medicamento
Dopo Novazzano, Intragna, dove “presunti” abusi nella somministrazione del vaccino anti-covid sono stati segnalati, nello specifico, anche all'istituto casa Anziani San Donato. Negli scorsi giorni, due membri del Consiglio di fondazione, entrambi settantenni, approfittando della vaccinazione in corso all'interno della struttura, si sono sottoposti all'iniezione. La notizia ha trovato conferma all'interno stesso del Consiglio di fondazione. Il suo presidente, tuttavia, non ha voluto aggiungere altro sulla vicenda, limitandosi a dire che erano state consegnate 170 dosi e che, su proposta della Direzione stessa dell'istituto, due dosi in esubero sono state messe a disposizione dei membri del CdF più anziani (anche se non ancora nella fascia d'età prioritaria) e quindi più esposti a rischio. Questi ultimi, informati della possibilità, hanno accettato la proposta.
Dopo quanto avvenuto alla Casa anziani di Novazzano, tra l'altro oggetto di un'interrogazione urgente al Governo da parte del consigliere leghista Massimiliano Robbiani, si tratta quindi di un nuovo caso destinato a far discutere, dal momento che i due interessati non sono ospiti della struttura, non superano gli 80 anni e non fanno nemmeno parte del personale di cura della casa di riposo.
Abbiamo sottoposto la questione al farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini, che non è a conoscenza del caso specifico. Tuttavia, come ci ha spiegato, «è stata data disposizione, tramite lettera datata 31 dicembre, alle Direzioni della Case anziani di tutto il Ticino, d'intesa con il dottor Franco Tanzi (medico geriatra e coordinatore delle attività mediche delle case anziani in Ticino in questo periodo), su come regolarsi con eventuali vaccini in esubero, dal momento che avevamo calcolato un margine da 1 a 4 dosi in più per singola struttura. Di principio, tutti (compresi i direttori sanitari) erano dunque in chiaro su come comportarsi e, in caso di dubbio, erano tenuti a contattarci». Sin qui le disposizioni del Cantone, che sembrano scongiurare il rischio di dosi ”regalate agli amici degli amici”, chiamati all'ultimo istante, in barba alle raccomandazioni della campagna. I cosiddetti furbetti del vaccino.
«I medici degli istituti, trovatisi tra le mani i flaconi avanzati e inutilizzati, hanno sicuramente optato per l'iniezione a persone over ottanta, come pure tra i frequentatori delle strutture e il personale più esposto che entra a contatto con gli ospiti. Non vengono in ogni caso somministrati al primo che passa per strada e che non ne ha, al momento, alcuna necessità» – rassicura Zanini. Se è vero che a Novazzano qualcosa non ha funzionato, è vero altresì che, laddove si sono verificati dei problemi, la consegna dei vaccini è avvenuta in modo diverso. Ciò che conta è che i direttori sanitari delle case anziani che si trovano confrontati con flaconi inutilizzati, in caso di dubbio sul loro impiego, possono sempre interpellarci. In Ticino, per ovvie ragioni, abbiamo calcolato un' eccedenza di circa 163 dosi per via dell'arrotondamento» – conclude il farmacista cantonale.
Luca Leuenberger, segretario generale di Adicasi, l'Associazione dei direttori di case per anziani della Svizzera italiana, interpellato al riguardo dei vaccini in eccesso ricorda come il problema di fondo sia da ricondurre alle dosi contenute nei flaconi. «Risulta difficile fare calcoli precisi, anche perché un'iniezione può andare storta e magari è necessario rifarla, oppure la persona alla quale il vaccino è destinato cambia idea e non vuole più sottoporsi. Vi sono poi casi di ospiti che hanno contratto il virus e quindi non possono essere vaccinati. Ci sono insomma molte incognite che possono interferire con la pianificazione in atto negli istituti. I direttori sanitari cercano perciò di non sprecare le dosi a disposizione in esubero (visto che non si possono conservare a lungo) e, come da raccomandazione, nel limite del possibile di far beneficiare del medicamento quelle persone giudicate a rischio. Non compete comunque alla nostra Associazione vigilare su questa problematica. Tutte le informazioni del caso sono state trasmesse alle case di cura».