Il collegio chiama e il legislativo ci mette un cerotto. Ma per il futuro chiede che, oltre ai conti, la storica scuola presenti un piano strategico
Il Collegio Papio di Ascona è in difficoltà a causa dell'emorragia di alunni. Iscrizioni che sono calate soprattutto nell'ultimo biennio. Partendo da questo presupposto, l'istituto si è rivolto al Comune, chiedendo di rivedere la convenzione del 2017, per altro già corretta in una precedente occasione. Martedì sera il tema è rimbalzato al legislativo e nella lunga discussione sono emerse diverse anime: quella d'impronta Plr, più prudente nel concedere maggiori contributi agli alunni del Papio, e quella di stampo Ppd, più propensa a tendere la mano allo storico istituto.
In sostanza, su richiesta del collegio, il Municipio ha proposto l'aumento del contributo base (da 160mila a 210 mila franchi) e semplificazioni per i sussidi alle famiglie, come avevamo già riferito nelle scorse settimane. Ma tre membri della Commissione della gestione hanno posto un altolà, proponendo alcuni emendamenti. Tra questi, anche una correzione dell'articolo 6 della convenzione, che concede al Papio la facoltà di chiedere una revisione, nel caso di una diminuzione degli allievi tale da mettere a repentaglio l'esistenza dell'istituto. Il sindaco Luca Pissoglio, considerando irricevibili gli emendamenti (esulano dal contesto della proposta municipale) ha comunque assicurato che «l'esecutivo ascolterà con attenzione la discussione e, se del caso, riprenderà nel prossimo futuro le indicazioni dei consiglieri comunali».
Marold Hofstetter, Plr e presidente della Commissione della gestione ha ricordato le croniche difficoltà del Papio: «Periodicamente il collegio verrà a batter cassa chiedendo al Comune di rivedere il contributo di base. Richieste che cadono su un terreno fertile, come dimostrano i milioni versati negli ultimi anni. Ma è questo il futuro del Papio? Stare a rimorchio del Comune? Scaricare la colpa della riduzione degli allievi solo sulle spalle della convenzione del 2017 è una visione miope. Infatti diminuiscono non solo gli iscritti asconesi, ma anche quelli delle altre località. I genitori si chiedono cosa offra di più il Papio... Poco o nulla: per lo meno non abbastanza da giustificare le onerose rette». Per Hofstetter occorre inviare un segnale alla Fondazione del collegio: «Così non si può andare avanti per molto».
Sull'altro fronte Paolo Duca del Ppd, che ha snocciolato le cifre degli ultimi lustri, con una costante erosione dei contributi comunali: sommando quello base a quelli alle famiglie, dai 2,1 milioni di franchi del 2004 si è passati ai 400mila franchi del 2020. Ciò, giocoforza, ha costretto il collegio ad aumentare le rette. Entrambi i fattori, stando a Duca, hanno portato al calo degli iscritti. «Per contro sono stati enormi gli sforzi profusi dall'istituto per salvaguardare la qualità dell'insegnamento».
Per il Plr è pure intervenuto Matteo Rampazzi, ricordando che il suo gruppo è a favore di un sostegno alla scuola che si trova in difficoltà, ma «di pari passo con gli investimenti strutturali, occorre che l'istituto prenda coscienza della situazione e proponga soluzioni. Occorre creare le basi di un dialogo più stretto e franco tra Comune e Papio». In tal senso, Massimo Biffi (pure Plr) ha aggiunto che «i dati economici presentati per ottenere contributi pubblici andranno accompagnati a un piano strategico, che definisca meglio gli indirizzi del collegio». Una proposta sposata da Valerio Sala (Plr), che ha suggerito di attendere gli elementi richiesti da Biffi e quindi di rinviare la questione; un rinvio che però non è stato accettato. «I cerotti non bastano più – ha commentato Sala –. Ci vuole una cura seria ed efficace». Infine Bruno Conti Rossini (Plr): «Il collegio è un'azienda privata, se non sta in piedi da sola, non vedo perché debba intervenire il Comune. A questo punto lo stesso contributo potrebbe essere richiesto da altre ditte private del Borgo».
Il sindaco, sentite le diverse campane (che ha definito discordanti) ha proposto ai consiglieri di trasformare gli emendamenti in mozioni, che seguiranno il loro iter. Idea accolta e voto favorevole (29 sì, due no e un'astensione) per il messaggio di aiuti al collegio.
Tra le proposte che torneranno al Legislativo, anche l'apertura al pubblico del giardino del Papio: giardino borromaico che sarà restaurato e valorizzato. Per i lavori (l'investimento globale ammonta a 1,8 milioni di franchi) il Consiglio comunale ha concesso sempre martedì sera un contributo di 90 mila franchi.
Tra i temi all'ordine del giorno anche il preventivo 2021, con un disavanzo di oltre tre milioni. I diversi gruppi hanno posto l'accento sul costante aumento dei contributi che Ascona deve riversare al Cantone e sulla crescita dei costi nel settore della socialità e del trasporto pubblico. Il tutto condito da un'erosione del gettito fiscale. La pandemia ha provocato il peggioramento di una situazione che Omar Mercurio, per il Plr, ha definito «sempre più delicata». Le riserve (il capitale proprio è attorno ai 19 milioni di franchi) permetteranno ad Ascona di compensare il deficit. Ma in futuro, stando alle diverse voci che si sono levate in sala, bisognerà prendere delle decisioni difficili: tagli o aumento del moltiplicatore (per ora confermato al 75 per cento). «I margini si riducono di anno in anno », ha commentato Alessio Carmine per il Ppd.
Mentre Piergiorgio Fornera (Lui) ha sintetizzato: «Gli anni delle vacche grasse sono finiti e non solo per colpa del Covid, ma per i contributi che ci piovono dall'alto. Dureranno nel tempo e peseranno negli anni a venire. È ora d'imporre una dieta alla spesa pubblica senza mettere a repentaglio gli investimenti a favore della popolazione. A mio avviso vanno ridimensionate le spese per la cultura».
Da segnalare, infine, che ha superato lo scoglio del legislativo la richiesta di regolamentare la situazione pianificatoria dell'albergo Castello del Sole con l'introduzione di una zona di destinazione vincolata e con sottrazione di una fetta di terreno agricolo. Un tema sul quale si dovrà chinare anche la Città di Locarno, i cui confini sfociano sul lato destro del delta della Maggia.