L'ingegner Monotti ribadisce l'importanza dell'eliminazione delle grosse piante dalle sponde del fiume:ostacolano, in caso di piena, un corretto deflusso
Le torbide acque che domenica defluivano in direzione del lago, suscitando la curiosità di molti passanti accorsi sulla nuova passerella ciclopedonale che attraversa il fiume Maggia, hanno perso il loro vigore e lasciato il passo a un corso più mite e contenuto. Gli echi dei danni causati dai forti quantitativi di acqua scesi negli scorsi giorni sono però serviti a evidenziare un aspetto rilevante: e cioè di come l’importanza di un loro corretto deflusso a valle risulti uno degli imprescindibili presupposti per garantire la sicurezza idraulica di un corso d'acqua di notevole portata. Ben cosciente di questo presupposto, il Consorzio per la manutenzione delle opere di arginatura e premunizione forestale Rovana - Maggia - Melezza aveva, a suo tempo, commissionato all’ingegnere forestale Giovanni Monotti il compito di elaborare un indirizzo esecutivo per la gestione delle aree circostanti il Fiume Maggia, dalla confluenza con la Melezza fino alla foce, tenendo presenti i molteplici interessi che ruotano attorno all’area in analisi (siano essi protettivi, naturalistici, sociali o forestali) e ciò con l'obiettivo finale di garantire la continuità multifunzionale della zona.
Quanto proposto e poi già attuato negli scorsi anni - spiega a LaRegione l'interessato - si regge sull’idea che la continuità funzionale delle aree non può solo essere frutto di un'evoluzione spontanea e che l'intervento regolatore antropico costituisce l'unica possibilità per una corretta funzionale strutturazione del paesaggio, a tutela della sua multifunzionalità.
Il taglio di alberi, anche di alto fusto, aveva suscitato qualche reazione contrariata da parte di persone sensibili alla natura. A distanza di qualche tempo, l'intervento sembra aver tuttavia portato il risultato auspicato.
Gli interventi condotti a fasce intercalate sugli argini hanno allontanato le piante più grosse suscettibili di destabilizzare la struttura stessa dei manufatti sommergibili di contenimento, rendendoli scevri di asperità e permettendo così un migliore deflusso delle acque. Gli interventi hanno anche attivato il naturale processo di ringiovanimento delle aree, garantendo la crescita e lo sviluppo di una vegetazione fluida e flessibile.
Il ricorso alla "mano pesante", che pareva aver causato una ferita al paesaggio golenale, è quindi servito a scongiurare guai ben peggiori?
Quelle che inizialmente potevano apparire come profonde lesioni del tessuto arboreo ripuale, si sono ben presto rimarginate lasciando il posto, come detto, a una vegetazione giovane che, al contrario delle piante adulte di grosso diametro, riesce a piegarsi essendo flessibile e capace di rispondere all’impetuoso imperversare del corso d’acqua. D’altro canto, l’assenza d’interventi mirati di gestione porterebbea una banalizzazione e un impoverimento delle aree, in particolar modo dal profilo ecologico.
Questi interventi di gestione degli argini dovranno essere ripetuti in futuro?
L’intervento regolatore e gestionale non deve limitarsi al breve periodo di validità di un progetto di gestione, bensì va protratto negli anni con interventi attenti e mirati e una moderata intensità d’azione. Un prelievo puntuale risulta a tutti gli effetti meno incisivo di azioni estese finalizzate al conseguimento di obiettivi sull’arco di un breve lasso di tempo.
La prevista gestione non si limita però unicamente agli argini sommergibili?
Esatto, il progetto di gestione considera entrambi gli argini sommergibili e insommergibili di ambo le sponde del fiume Maggia. Per i manufatti insommergibili e le aree golenali pianeggianti, la garanzia di una corretta sezione idraulica nonché la sicurezza dei fruitori risultano prioritari; in tal senso gli interventi sono finalizzati all’allontanamento delle dense strutture che allignano sul piano golenale, unitamente alla gestione delle fasce di arbusti e piante che ricoprono le sponde degli argini insommergibili.