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Ristoranti in Piazza Grande, il 'più spazio' ha futuro

Le superfici accresciute concesse agli esercenti piacciono (e funzionano). Scherrer: 'Si può valutare come rendere l'eccezione una nuova normalità'

Una nuova dimensione per gli esercizi pubblici nel centro cittadino
(Ti-Press)
23 luglio 2020
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«È vero, la città così ha un'altra faccia. Le terrazze allargate, con spazi accresciuti per gli esercenti, stanno raccogliendo consensi praticamente unanimi, fra locali e turisti. Direi che gli elementi per valutare come rendere questa soluzione permanente ci sono tutti». È un'apertura in piena regola, quella del sindaco Alain Scherrer. Un'apertura che al di là dei grossi distinguo fra emergenza e normalità risponde in tempo reale alla sollecitazione di Nunzio Longhitano, presidente di Gastro Lago Maggiore, secondo cui è necessario riflettere a fondo sull'opportunità di rendere regola l'eccezione. Il sindaco aggiunge che «ora, rispetto al passato e ad un futuro che tutti speriamo vicino, mancano le manifestazioni e i grandi eventi, che ci danno una dimensione internazionale. In più, c'è da chiedersi fino a che punto il turismo attuale sia “dopato”, perché prima o poi si tornerà a far vacanza all'estero. In ogni caso ci siamo accorti che per valorizzare una zona turistica basta veramente poco. Spero e credo che ci sarà modo di tentare una convivenza fra la città in “modalità normale” e le soluzioni che nell'emergenza ci stanno facendo scoprire una nuova dimensione turistica».

Dimensione confermata appunto da Longhitano, secondo cui «per fortuna a partire da Pentecoste, dopo una ripartenza in sordina in cui tutti avevano ancora paura ad uscire, si sta finalmente lavorando molto bene. L'afflusso turistico è importante e le valli sono letteralmente prese d'assalto». In questo contesto di rinnovata fiducia, appunto, «piace, e molto, la possibilità concessaci da alcuni Comuni di allargarci, occupando spazi finora preclusi, anche con l'ausilio di strutture apposite. A Muralto i soppalchi funzionano molto bene, Ascona è una meraviglia e a Locarno Piazza Grande è davvero un'altra cosa. L'auspicio di categoria, vivissimo, è che l'esperienza più che positiva possa continuare anche dopo».

'Mascherine obbligatorie: perchè solo noi?'

Nell'attesa, Nunzio Longhitano valuta positivamente altre facilitazioni pensate per la ristorazione: «In generale lo scenario è quello di una collaborazione importante con le autorità, a partire dai piccoli Comuni, ad esempio con i buoni-consumazione. Sta avendo buon successo anche l'incentivo cantonale dei 25 franchi, anche se nella nostra categoria c'è chi, inevitabilmente, ne sta beneficiando alla grande e chi invece ne può conteggiare molti di meno». Piacciono molto poco, invece, le ultimissime restrizioni, con le mascherine obbligatorie per i camerieri e chi lavora al banco: «A causa del gran caldo è veramente durissima, per molti al limite. E si tratta pure di una scelta strana, visto che la maggior parte dei ristoranti serve sulle terrazze, all'aperto. Bisogna accettarlo, ma vorrei anche capire perché un obbligo generalizzato di portare la mascherina non sia stato introdotto ad esempio nei centri commerciali». Il presidente degli esercenti tocca infine l'aspetto occupazionale, in particolare «per quella minoranza di esercenti che aveva deciso di licenziare piuttosto che far capo al lavoro ridotto. La necessità di manodopera si è improvvisamente impennata e c'è chi è in difficoltà a reperire personale alla svelta, perché tanti sono i ricollocamenti, ma ancora di più le richieste. Non colpevolizzo nessuno perché siamo tutti imprenditori e ognuno fa la sua scelte».

'Al Cantone chiediamo meno burocrazia'

Da altri ambiti fondamentali del tessuto economico quali i commerci, le industrie e l'artigianato, la voce di riferimento a livello locale è quella del presidente della Scia, Giovanni Caroni: «Un punto essenziale emerso dalle discussioni avute con la Camera di commercio è che il Cantone dovrebbe alleggerire la sua burocrazia. Lo segnalano soprattutto le grandi aziende. Siamo in un'emergenza - rileva - e non è possibile che la burocrazia freni ogni discussione quando ci si approccia al Cantone».

In linea più generale, scendendo sul territorio, il presidente Scia constata di «non avere fortunatamente notizia, al momento, di commerci che non abbiano riaperto. Vado a memoria, ma a parte qualche sparuto caso isolato, chi ha dovuto chiudere poi è riuscito a riprendere. C'è stata, e continua ad esserci, una frenesia non prevista, almeno di questo livello, nell'arrivo di turisti svizzeri. Con tanta gente in giro, si genera cifra d'affari, che serve per risalire la china dopo il programma di crediti Covid promosso dalla Confederazione: l'unico aiuto concreto arrivato a livello federale che è comunque un prestito, non un credito a fondo perso». Quanto al Cantone, «abbiamo sentito tante teorie, ma visto pochi fatti, se non permettere un pagamento dilazionato delle imposte, senza interessi di ritardo, e l'azione di marketing finanziata da BancaStato con i buoni da spendere nei ristoranti e per i soggiorni». In proiezione, Caroni tende ad escludere stampelle sotto forma di aiuti diretti; questo poiché «non si possono regalare soldi. La Camera di commercio è in contatto con il Cantone con proposte in vari ambiti, dalle misure fiscali agli incentivi agli investimenti, passando dalla messa in discussione di imposte e tasse che in questo delicato momento creerebbero ulteriori difficoltà. Nel frattempo, si sono mossi i Comuni, ma decisamente più nei confronti della ristorazione che non dei commerci. Per correttezza ci si dovrà forzatamente chinare anche su quest'ultimo settore».

Ristorazione che secondo Caroni è stata chiaramente la principale beneficiaria della frenesia turistica di cui sopra. «Il Ticino è stato colto un po' impreparato dalla massiccia affluenza di ospiti interni, che aveva dato le prime avvisaglie per l'Ascensione. Vedo che fra gli esercenti le restrizioni e le distanze accresciute hanno generato una certa confusione. L'estensione delle terrazze ad Ascona, Locarno e Muralto sono un'ottima cosa: so di ristoranti che hanno il 50% in più d'incassi dell'anno scorso. È però ovvio che chi aveva ridotto i costi del personale licenziando si è ritrovato improvvisamente in difficoltà: servire 50 tavoli con 3 camerieri è un problema. Comunque nel settore non è ancora ben chiaro - e lo si saprà soltanto dopo le vacanze autunnali - se gli ingenti incassi attuali sono reali guadagni o solo copertura dei debiti contratti in precedenza».

La risposta la sa Longhitano: «Senza dubbio la seconda. Ma facciamo un passo per volta».

 

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