Verrà ricordato come una delle figure più influenti del Locarnese negli ultimi 60 anni. Originario di Prato Sornico, è stato consigliere nazionale
Con Gianfranco Cotti se ne va una delle figure più influenti e significative del Locarnese nell'ultimo mezzo secolo. Avvocato di peso, politico per vocazione, coraggioso e spesso controverso per le sue posizioni, Cotti sosteneva a livello popolare un'immagine legata appunto soprattutto al suo impegno politico. Tuttavia, dietro l'apparenza si celava una persona sensibile, capace di riconoscere i meriti di chi lo accompagnava in questo o quell'ambito, e prodiga di notevoli slanci ideali. «L'ufficio era la sua vita, infatti ci è rimasto fino all'ultimo, con la presenza e la sagacia che tutti gli riconoscevano - ricorda la sua collaboratrice di sempre, Barbara Angelini-Piva, assunta nell'agosto dell'87 e da allora rimasta professionalmente al suo fianco -. L'avvocato chiedeva certamente molto, ma dava anche moltissimo».
Nato il 3 novembre del 1929, originario di Prato Sornico, in Lavizzara, Gianfranco Cotti ha dedicato buona parte delle sue energie alla politica. I primi passi li ha mossi nel Consiglio comunale di Locarno, dove è stato eletto nelle file popolari democratiche nel 1956, lo stesso anno in cui otteneva la patente di avvocato dopo aver studiato a Friborgo e Berna. Nel legislativo cittadino ha lungamente militato, prima di venire eletto in Municipio. Era il 1960. A Palazzo Marcacci sarebbe rimasto per quattro lustri, per diversi anni anche nelle vesti di vice-sindaco. Il vero "salto" in politica data 1979, con l'elezione in Consiglio nazionale, dove ha prestato passione e competenze dedicandosi anche a tematiche a lui particolarmente congeniali e presiedendo fra l'altro la commissione per la revisione del Codice penale e del Codice civile. Sempre al Nazionale, è stato membro della Delegazione delle finanze.
Ha lasciato la Camera bassa nel '93, un anno prima di fine legislatura (gli sarebbe subentrata Mimi Lepori Bonetti) e un anno dopo aver assunto la presidenza del Consiglio d'amministrazione della Banca Popolare, espressione della sua predisposizione al mondo della finanza. Proprio agli sforzi di Cotti, nella fattispecie, si deve l'epocale fusione della Banca Popolare con il Credito Svizzero, del cui gruppo l'avvocato sarebbe poi diventato membro del Consiglio di amministrazione, fino al compimento dei 70 anni, nel '99. Fra gli altri consessi in cui Gianfranco Cotti ha fatto sentire la sua voce vi sono quello della Crossair, di Elvia Assicurazioni e, sul territorio che era suo e che amava, della Società elettrica Sopracenerina.
A livello locale era di dominio pubblico il ruolo avuto da Cotti nel destino del Grand Hotel di Muralto, di cui è stata comproprietario fino a qualche anno fa. Sempre in ambito alberghiero, della famiglia era il Beau Rivage sul lungolago di Muralto. Ma al di là di queste vicende di carattere turistico e immobiliare, come accennato, Gianfranco Cotti dovrà essere ricordato per il suo impegno sociale, in particolare nell'ambito del Rotary Club, di cui fu governatore del Distretto alla fine degli anni '70, sostenendo in quella veste importanti impegni di livello internazionale.
Non va infine dimenticata la grande e mai sopita passione per il calcio, disciplina per la quale Gianfranco era particolarmente dotato, tanto da essere schierato nella Nazionale svizzera juniores e aver lambito l'ambito professionistico. Fino ai 70 anni Cotti partecipava a partitelle amatoriali fra dopolavoristi, ambito nel quale emergeva bene il suo non essere classista, memore e consapevole delle sue umili origini.
Gianfranco Cotti lascia la moglie Liliana, i figli Rossella e Nicola e i nipoti Joël, Miro e Leo, per i quali stravedeva. A tutti loro vadano le condoglianze della nostra redazione.