L'analisi tecnica di un ingegnere dell'Ofima, dopo lo studio dell'Eth di Zurigo per aumentare la produzione di energia idroelettrica
Fra le sei dighe ticinesi che il Politecnico di Zurigo (Eth) considera potenzialmente innalzabili (cfr. La Regione, 4 settembre 2019), ce ne sono quattro gestite dalle Officine Idroelettriche della Maggia e di Blenio (Ofima-Ofible). Nello specifico Cavagnoli, Naret, Sambuco e Luzzone. L’idea è di permettere una maggiore produzione di energia nei mesi invernali, grazie alla maggiore capienza dei bacini; uno stratagemma che permetterbbe di compensare gli esuberi estivi.
L’ingegnere responsabile di sbarramenti e ambiente, Andrea Baumer, ci fornisce alcune delucidazioni sulla fattibilità dei progetti da parte dell’Ofima: «Da un punto di vista tecnico – spiega – la diga del Sambuco in Lavizzara è sicuramente la più adatta all’innalzamento, tanto che già in passato si era sondata questa possibilità, arenatasi però di fronte ai costi rispetto ai benefici finanziari». Il che ci porta alla questione dei finanziamenti. «Bisogna anzitutto capire come saranno gestite le concessioni, che andranno a scadere fra una quindicina d’anni e quindi sondare chi sarà interessato a investire nell’opera e le intenzioni del Cantone. Ciò che è certo è che difficilmente gli attuali azionisti sarebbero interessati ad accollarsi l’intero costo dei lavori, mentre delle eventuali sovvenzioni da parte della Confederazione renderebbero il tutto più facile».
Com’è invece la situazione per gli altri sbarramenti? «La diga del Luzzone è già stata alzata negli anni Novanta e staticamente ha raggiunto il suo limite massimo. I bacini del Cavagnoli e del Naret sono collegati con un sistema di vasi comunicanti, dunque un eventuale innalzamento dovrebbe essere gestito in parallelo. Il Naret è formato da due dighe, per cui l’estensione della parte sopraelevata sarebbe importante e onerosa: va valutato attentamente come si potrebbe agire, mentre Cavagnoli è poco adatto a un innalzamento per la sua forma geometrica attuale».
Si può già quantificare l’impatto dell’opera sulla popolazione? «L’impatto sarebbe minimo, poiché le uniche infrastrutture che verrebbero toccate sarebbero le strade che andrebbero dunque rifatte. Ciò comporterebbe comunque un aumento importante dei costi per le opere annesse».
Più difficile invece stimare i benefici energetici. «L’innalzamento garantirebbe la possibilità di aumentare la produzione invernale. Tuttavia per stimare i ricavi bisognerà capire quali categorie di prezzi verranno coinvolte, ma anche il rapporto con le altre forme di energie rinnovabili, come il fotovoltaico, che per noi rende più interessanti le ore mattutine e serali, anche nei periodi estivi. Si deve poi considerare che la natura sta già andando in direzione di un aumento del livello dei bacini già nei primi mesi dell’anno. Infatti il surriscaldamento globale fa sì che le precipitazioni siano sempre più piovose, per cui la quantità d’acqua immediatamente a disposizione aumenta, ma anche che lo scioglimento delle nevi in primavera avvenga prima rispetto a quanto siamo abituati».
Infine quanto tempo si può prevedere per il completamento dell’opera? «In linea teorica il progetto, almeno per quanto riguarda il Sambuco, potrebbe andare in porto in una decina d’anni».
Ricordiamo, in conclusione, che il Cantone si è già dichiarato pronto a valutare lo studio dell’Eth zurighese, ritenendo interessante la soluzione proposta per accumulare più acqua durante il periodo estivo, da utilizzare poi in inverno per far girare le turbine e produrre elettricità.