A colloquio con la nuova direttrice Giulia Pedrazzi. Tra gli obiettivi potenziare mezzi pubblici e infrastrutture a favore di residenti e visitatori
All’inizio di quest’anno in Val Calanca è nato ufficialmente il primo Parco naturale regionale della Svizzera italiana. Pur essendo tra i più piccoli e con la minor densità abitativa a livello nazionale, presenta diverse peculiarità che si intendono salvaguardare e valorizzare. Ci siamo addentrati in questa realtà con la nuova direttrice Giulia Pedrazzi entrata in carica l’autunno scorso. «Il Parco è uno strumento di sviluppo regionale», premette la direttrice. «Intendiamo quindi renderlo un’area interessante sia dal punto di vista turistico ma anche per chi ci vive o vorrà venire ad abitarci», spiega. Per far sì che questo sia possibile, «sarà necessario predisporre e potenziare alcuni servizi già esistenti in modo da essere pronti ad accogliere il turismo e migliorando allo stesso tempo la qualità di vita della popolazione locale».
Il perimetro attuale del Parco comprende Buseno, Calanca, Rossa, una parte – inabitata – del Comune di Mesocco e da quest’anno anche Santa Maria e ulteriori territori del Comune di Mesocco (Alpe Trescolmen e Pass di Passit). Tra i temi d’attualità vi è la mobilità: «A tal proposito la presenza di un Parco potrà essere utile ai Comuni, che dialogano con il Canton Grigioni, per argomentare un potenziamento del servizio pubblico». Se la Calanca diventerà una destinazione turistica, una buona accessibilità alla valle dovrà essere garantita. «I mezzi pubblici e la viabilità più in generale sono un tema che sta a cuore ai residenti ma anche a noi», sottolinea. Un eventuale aumento di corse dei bus potrebbe incentivare anche nuove persone a stabilirsi in Calanca. «A medio-lungo termine vogliamo far diventare la valle una meta per il turismo sostenibile, obiettivo da raggiungere cominciando ad apportare migliorie ai servizi e alle infrastrutture nei prossimi anni».
Altro tema di rilievo per la regione è l’agricoltura, che rappresenta un elemento importante per l’economia locale e che assume anche una funzione fondamentale per la salvaguardia e la valorizzazione del paesaggio e quindi anche per il turismo. Uno dei principali problemi è rappresentato però dall’età media dei capi azienda che per circa il 75% supera i cinquant’anni. Sono quindi necessari nuovi strumenti, stimoli e idee per promuovere e rendere attrattiva nei confronti dei giovani questa importante attività, garantendone il futuro. Il Parco intende quindi sostenere le attività agricole mettendole in contatto con agriturismi e ristoranti già presenti sul territorio per favorire la vendita dei prodotti coltivati. «Vogliamo anche incentivare l’eco-volontariato, ossia la possibilità di svolgere attività pratiche in azienda da parte di gruppi o scuole», rileva Giulia Pedrazzi. Non da ultimo il Parco intende favorire le escursioni in montagna organizzando visite guidate.
Tra i punti forti figurano gli elementi autentici. Essendo una valle aperta unicamente verso sud e protetta a nord da montagne alte oltre tremila metri, è stata preservata dal traffico di transito e dall’urbanizzazione. Presenta quindi una natura selvaggia e incontaminata, insediamenti tradizionali con costruzioni in pietra e legno, antiche mulattiere, testimonianze di cultura alpina, arte plurimillenaria, barocca e contemporanea, eccellenti prodotti locali alimentari e artigianali. Tra le peculiarità vi sono anche i vecchi terrazzamenti. «Siamo stati contattati da un gruppo di volontari che aveva già recuperato degli orti dismessi in altre vallate», spiega la direttrice. «Ne cercavano alcuni anche in Calanca, abbiamo quindi indicato loro la zona terrazzata sopra Rossa dove, negli ultimi anni, è stato fatto un importante intervento di esbosco e ripristino dei muri a secco».
Da un paio d’anni questo gruppo di volontari coltiva diverse varietà di patate ProSpecieRara e in collaborazione col Parco regionale sono state organizzate delle attività didattiche con le scuole, in cui gli allievi hanno raccolto le patate e le hanno cucinate. «Il raccolto, oltre a essere stato discusso e tematizzato con le scuole nell’ambito della sovranità alimentare, è stato anche portato nei ristoranti. Un esempio di economia sostenibile e messa in rete che vorremmo replicare anche in altri ambiti», fa presente la nostra interlocutrice.
Il marchio di Parco naturale regionale viene attribuito dall’Ufficio federale dell’ambiente dopo un lungo iter. Quello del Parco Val Calanca si è concluso positivamente l’anno scorso grazie anche all’accettazione da parte della popolazione. Per i prossimi dieci anni, al Parco sono così garantiti fondi pubblici per la promozione e realizzazione di progetti esemplari dal punto di vista della sostenibilità. Per metà esso sarà finanziato dalla Confederazione, per il 35% dal Canton Grigioni e la parte restante con mezzi propri e sponsor. Per il prossimo quadriennio è in corso il consolidamento del budget che dovrebbe aggirarsi attorno a un milione di franchi.