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Morde tre persone e un bulldog a Leggia: assolto il proprietario

L’incredibile vicenda penale di un contadino/guardacaccia parzialmente reo confesso ma infine prosciolto dal Tribunale Moesa

In sintesi:
  • Il suo ‘cane da montagna dei Pirenei’ era noto per la pericolosità a seguito di episodi precedenti
  • Il veterinario cantonale aveva intimato la messa in atto di misure preventive per migliori gestione e controllo
  • Ma per il giudice sono mancate le prove che il responsabile delle aggressioni fosse realmente quell'esemplare e non altri 
Un esemplare di ‘cane da montagna dei Pirenei’
31 agosto 2023
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Parzialmente reo confesso, risarcisce una delle vittime ma infine viene assolto. È l’incredibile vicenda di un contadino mesolcinese uscito indenne nei mesi scorsi – ma lo si apprende solo oggi – dall’inchiesta aperta dalla Procura grigionese. Fulcro delle accuse – smontate dal Tribunale regionale Moesa sposando la linea difensiva dell’avvocato Roberto Keller – i fatti avvenuti in agosto e novembre 2020 nei pressi dell’azienda agricola dell’imputato, che di professione è anche guardiano della selvaggina. Qui un cane in due occasioni ha aggredito dapprima tre persone e in seguito il cane di un passante, in tutti i casi ferendo i malcapitati. La domanda di fondo: a mordere è stato forse qualcuno dei suoi quattro identici esemplari di ‘cani da montagna dei Pirenei’ impiegati per difendere le pecore, uno dei quali era già noto per l’aggressività e perciò oggetto, tempo prima, di misure di sicurezza ordinate dal veterinario cantonale? Alla domanda il procuratore pubblico Martino Righetti aveva risposto positivamente impostando così, sulla propria certezza, il Decreto d’accusa che fra multa, pena pecuniaria, tasse e quant’altro condannava il contadino/guardacaccia a versare 10’550 franchi. Ma la difesa è riuscita a smontare l’impianto accusatorio, facendo sfociare il tutto in un’assoluzione piena, poi non impugnata né dalla Procura né dai quattro querelanti.

Prese di mira mani e cosce

Andiamo con ordine. I fatti. Sono le 7.30 del 23 agosto 2020 quando nella campagna di Leggia un grosso cane simile a un maremmano, circolando incustodito, si avvicina da dietro a una donna che sta passeggiando e le morde la coscia destra ferendola superficialmente; tre quarti d’ora dopo, nel medesimo luogo, un podista viene morsicato alla mano sinistra dopo aver gridato ‘Via! via!’; passano altri cinque minuti e un uomo a passeggio viene morsicato alla coscia sinistra dopo aver gesticolato nel tentativo di allontanarlo. Tre mesi dopo, il 29 novembre, nello stesso luogo un bulldog francese a passeggio al guinzaglio viene azzannato nella parte posteriore (fattura emessa dal veterinario, 500 franchi). Polizia cantonale e Procura, sentite le vittime, non hanno dubbi: sia durante l’inchiesta avviata dopo le denunce, sia durante il processo viene indicato come aggressore il cane maschio Enzian. Di conseguenza il suo proprietario viene formalmente accusato di tre reati: danneggiamento, reiterate lesioni colpose, ripetuta disobbedienza a decisioni delle autorità. Questo anche perché Enzian già in precedenza si era comportato nello stesso modo. Tanto che nel 2018 l’Ufficio cantonale per la salute degli animali aveva intimato all’imputato l’obbligo di tenerlo sempre al guinzaglio negli spazi fuori dalle stalle e nei pascoli, di tenerlo sotto controllo nei pascoli e all’interno del recinto il quale andava costruito in modo da evitare fughe, di non usarlo per la custodia del gregge nel pascolo libero e di informare di tutto ciò eventuali terze persone incaricate della custodia.

Prognosi legale negativa

Tornando ai fatti, nel Decreto d’accusa il procuratore Righetti evidenziava che “Enzian ha oltrepassato il recinto inadeguato a impedirne la fuga”. Così facendo “l’imputato ha omesso di applicare misure atte a evitare la messa in pericolo di persone o altri animali”. Questo sia dopo l’ordine cantonale impartito nel 2018 a seguito di precedenti analoghi episodi, sia dopo una prima condanna per lesioni colpose subita il 22 aprile 2020 (3’330 franchi sospesi con la condizionale), sia durante il periodo di prova quando si è nuovamente reso colpevole di reiterate lesioni colpose. Sempre secondo il procuratore l’imputato “sapeva che le recinzioni di sicurezza non erano sufficienti a evitare la fuga e dunque non rispettavano le condizioni imposte”. Avrebbe insomma “violato gli obblighi di diligenza” senza trarre “gli insegnamenti dovuti dalla pena inflittagli in precedenza”. Ritenendo la “prognosi legale negativa”, chiedeva questa volta l’esecuzione della pena confidando in una futura buona condotta.

Inchiesta lacunosa

Ma il giudice Mirco Rosa del Tribunale regionale Moesa ha infine prosciolto il 53enne riconoscendogli anche un’indennità di 5’000 franchi e ponendo a carico del Canton Grigioni le spese giudiziarie pari a 4’370 franchi. Assoluzione motivata da più fattori. Emerge che l’imputato nonostante si sia dichiarato reo confesso per il ferimento dell’altro cane, sia stato invece assolto perché il reato di danneggiamento per essere riconosciuto in questa fattispecie richiede l’intenzionalità. Mancandone la prova (nessuno ha voluto aizzare il cane), è venuta meno la responsabilità penale. Capitolo ferimento persone, per il quale l’imputato non si è questa volta dichiarato reo confesso: da una parte l’avvocato Keller ha insistito dapprima sulla mancanza di una prova provata che a mordere i passanti sia stato il problematico cane Enzian, e non qualcuno degli altri tre cani dell’imputato, molto simili al primo, o qualche altro esemplare della zona o di passaggio. Infatti la polizia durante l’inchiesta non ha mai mostrato Enzian alle parti lese, che non hanno quindi potuto indicarlo con certezza. Sempre il legale ha inoltre dimostrato che il proprietario aveva messo in atto tutte le misure ordinate dal veterinario cantonale, a seguito di episodi precedenti, per meglio gestire l’esemplare problematico. Se quanto approntato fosse sufficiente o meno, non stava all’imputato e nemmeno alla giustizia penale stabilirlo. Peraltro nessuna delle vittime ha saputo indicare con esattezza da dove sia spuntato il cane aggressore, mentre in un caso la persona ferita ha fornito versioni discordanti. Da qui l’inconsistenza rispettivamente dei reati di reiterate lesioni colpose e di ripetuta disobbedienza a decisioni dell’autorità.

Una seconda carriera in Italia

Ma la vicenda non finisce qui. Infatti, accertata l’aggressione al bulldog francese e la comprovata pericolosità, l’autorità cantonale ha successivamente ordinato la soppressione di Enzian qualora fosse stato utilizzato ancora in ambito contadino. Detto, fatto. Nel senso che il proprietario, impossibilitato a proseguire quell’attività poiché rimasto parzialmente invalido dopo una caduta col parapendio, lo ha ceduto a una famiglia del Nord Italia che lo ha accolto come cane da compagnia. A suo rischio e pericolo ma senza conseguenze negative. Almeno fino a oggi.