Da lunedì tredici adolescenti fuggiti dall’Ucraina hanno iniziato a districarsi fra matematica e italiano nel padiglione 1 della Casa di cura Immacolata
Un’aula libera da preoccupazioni e dal rumore assordante di bombe e colpi di mitragliatrici ritornata a impartire lezioni di matematica e italiano. Da lunedì scorso i banchi in legno del seminterrato del padiglione 1 della Casa di cura Immacolata di Roveredo sono infatti stati travolti dall’entusiasmo di una decina di adolescenti in fuga dall’orrore della guerra. Accompagnati da mamme, nonne e zii, alcuni giunti invece in Svizzera da soli, in quell’area priva di pericoli interamente dedicata a loro, tredici rifugiati ucraini delle scuole superiori (con il benestare delle suore che operano nella struttura) hanno iniziato ad assimilare differenti nozioni. Il flusso crescente di migranti, specialmente giovani, ha obbligato molte regioni a trovare sistemazioni opportune anche in ottica scolastica. Una sfida accolta volentieri dai Grigioni, come affermato stamattina davanti ai media dal responsabile dell’Ufficio della migrazione e diritto civile Georg Carl. Il Cantone, ha aggiunto Carl, ha seguito la solidarietà dimostrata dal Ticino, facendosi carico rapidamente di molti profughi, di cui una quarantina ospiti proprio dell’alloggio collettivo allestito nel comune mesolcinese e in funzione da settembre grazie alla collaborazione fra Regione Moesa e Comune di Roveredo.
Un compito tuttavia non semplice quello di trovare le risorse e le competenze necessarie ad accogliere bambini e ragazzi, confrontati con una lingua sconosciuta e vulnerabili. Per cercare di assicurare a tutti la miglior integrazione possibile anche la direzione scolastica si è attivata in modo da permettere ai giovani ucraini di ricevere un’educazione di livello. «L’obiettivo primario è una veloce ed efficace integrazione linguistica e sociale, e in questo senso la scuola è molto utile – ha sottolineato Samuele Censi, direttore della Scuola secondaria di valle e di avviamento pratico del Moesano –. La bontà dell’iniziativa ha permesso di trovare rapidamente questa soluzione alla Casa di cura Immacolata, grazie anche ai docenti che si sono messi a disposizione. Dei giovani ucraini giunti nella nostra regione, tre sono già stati inseriti nelle classi delle scuole elementari, mentre per i tredici ragazzi valuteremo in futuro la possibilità di integrarli in quelle già esistenti».
La giornata è piena d’impegni: fra materie umanistiche e scientifiche il tempo per riposare è davvero poco. Durante la nostra visita irrompiamo nell’aula proprio nel corso di una lezione di matematica tenuta dal docente Romano Losa. Fra qualche parola detta in italiano e altre in tedesco (come richiesto dai genitori dei ragazzi ucraini), i ragazzi sono intenti a risolvere operazioni aritmetiche che, dalla loro velocità di risposta, sembrano di facile lettura. La dedizione e complicità è molta anche da parte del docente: nell’insegnare la divisione, chiede ai suoi alunni di indicargli l’esatta pronuncia in ucraino del termine ‘semplificazione’... Il risultato non è però dei migliori, almeno così dicono le loro risate. Finita la lezione dopo aver elencato nella lingua di Dante i primi venti numeri, agghindati con pullover e magliette dei Giovani Discatori della Turrita (Gdt) di Bellinzona possono finalmente assaporasi una bella pausa, la ricreazione. Nella foga di uscire dall’aula non dimenticano di salutare i curiosi appollaiati fuori dall’aula.
Attualmente la Casa di cura Immacolata ospita differenti nuclei familiari, ma la capienza può essere ulteriormente aumentata a un massimo di 80 persone nell’eventualità di una nuova ondata migratoria, come assicurato dal capo dello Stato maggiore di condotta regionale Moreno Monticelli. Monticelli che ha inoltre ricordato l’appuntamento di domani sera alle 18 quando alcuni dei giovani ucraini alloggiati a Roveredo affineranno i pattini e scenderanno sul ghiaccio della pista di Bellinzona insieme ai Gdt, società che ha sostenuto l’iniziativa di Roveredo.