Personale: dopo i 5 del gennaio 2021, se ne aggiungono ora 4 e mezzo. I letti occupati rimangono 35 su 50. Parla il nuovo presidente Mantovani
La lunga coda della pandemia. Sottoposta negli ultimi due anni a tagli di personale (cinque licenziamenti nel gennaio 2021) e a importanti cambiamenti dirigenziali e gestionali, la Casa anziani Opera Mater Christi di Grono si ritrova tutt’oggi a dover prendere "difficili decisioni": ridimensionare ulteriormente la forza lavoro per far quadrare i conti a seguito di un "calo significativo dell’occupazione letti" che attualmente si attesta a 35 su un totale di 50. Lo comunica il Consiglio di fondazione, da febbraio presieduto da Carlo Mantovani che è subentrato dopo 18 anni a Riccardo Tamoni. Interpellato dalla ‘Regione’, il nuovo presidente spiega che i provvedimenti riguardano sette dipendenti per un totale di 4,5 unità lavorative a tempo pieno. In sostanza le disdette del rapporto di lavoro riguardano due unità, cui si aggiungono alcuni non rinnovi di contratti a termine e altre riduzioni della percentuale d’impiego. Inoltre, ricordiamo, dallo scorso gennaio la Direzione della struttura e le cure offerte sono gestite insieme alla Casa anziani del Circolo di Mesocco con l’obiettivo di condividere le esperienze e contenere i costi delle due strutture.
«La pandemia – evidenzia Mantovani – in linea generale ha ridotto sia in Ticino sia in Mesolcina l’occupazione delle strutture per le persone non più autosufficienti. Le nostre case anziani erano utili in passato per garantire una soluzione provvisoria ai ticinesi in lista d’attesa nelle loro regioni. Oggi non è più così e nel Bellinzonese, per esempio, vi è l’obbligo di far capo alle strutture del Bellinzonese. Perciò le nostre rimangono un po’ più vuote e questo ci obbliga a correre ai ripari». Non da ultimo, i due Cantoni adottano due sistemi di finanziamento differenti: tagliando con l’accetta, il Ticino finanzia la gestione fino a copertura dei disavanzi, il Canton Grigioni finanzia invece la costruzione ma non la gestione. «Ecco perché in questo particolare momento storico – sottolinea Mantovani – ci vediamo costretti ad agire in questo modo».
La questione è stata esposta ieri in occasione di un’assemblea straordinaria del personale organizzata alla presenza del presidente del Consiglio di fondazione, della Direzione e dei sindacati Ocst e Vpod. Nel comunicato si specifica che i tagli si rendono necessari "per garantire anche in futuro la continuità del Centro anziani, rispettando tutti i criteri previsti dalle autorità cantonali ma soprattutto per continuare a dare quella qualità delle cure che la struttura ha sempre dato a tutti gli ospiti del Moesano e a quelli provenienti dal Ticino". Da parte dei sindacati, prosegue la nota stampa, "è stato garantito l’impegno di far pervenire, tramite i propri canali, ai datori di lavoro delle case anziani del Ticino le candidature delle persone toccate dalle misure intraprese". Durante l’assemblea si è inoltre deciso di costituire una commissione del personale, coadiuvata dai sindacati, "per gestire in maniera più proattiva la stessa, certi che il coinvolgimento del personale nelle scelte operative possa avere solo risvolti positivi". Stando al Consiglio di fondazione l’assemblea del personale "pare abbia recepito in maniera positiva, e apprezzato, questo cambiamento di approccio comunicativo, che è segno di trasparenza e volontà di lavorare assieme".