Il Municipio di Santa Maria contrario all’unione con Castaneda e Buseno, che sembrano invece favorevoli a una fusione, strizzando l’occhio a Grono
Riemerge, seppur un po’ timidamente, il discorso di un’aggregazione in Valle Calanca, realtà di poco meno di 1’000 abitanti attualmente composta dai Comuni di Calanca (nato nel 2014 dall’unione di Braggio, Arvigo, Selma e Cauco), Rossa, Santa Maria in Calanca, Castaneda e Buseno. Qualcosa si è infatti mosso in Calanca esterna: nell’autunno del 2020 l’assemblea comunale di Santa Maria (località di 115 abitanti), sulla base di una proposta avanzata da alcuni cittadini ha votato a maggioranza di incaricare il locale Municipio di approfondire la possibilità di una fusione con i ‘vicini’ di Castaneda (circa 280 abitanti) e Buseno (90 abitanti). Alla richiesta formulata dall’organo legislativo è seguito un incontro tra i rappresentanti dei tre esecutivi, durante il quale è emersa la disponibilità di Castaneda e Buseno e la contrarietà di Santa Maria all’idea di dare avvio a un processo aggregativo. «Non siamo per una fusione di questo tipo, ma a tempo debito saremmo invece disponibili ad avviare il discorso per un’unione dell’intera Calanca – afferma da noi contattato il sindaco di Santa Maria Francesco Bogana –. Il nostro Municipio è quindi sì interessato a unire le forze, ma questo passo deve essere accompagnato da un progetto più ampio rispetto alla sola Calanca interna per davvero portare benefici alla gente della valle».
Spiegando di non essere un fautore di una fusione dell’intera Calanca, il sindaco di Castaneda Attilio Savioni torna sugli obiettivi dell’incontro di fine 2020: «L’idea del Municipio di Castaneda era sondare il terreno con Buseno e Santa Maria. Dato il parere contrario di Santa Maria, la questione si è un po’ fermata. A Castaneda rimaniamo comunque tranquilli e marciamo ancora sulle nostre gambe. È però un dato di fatto che la popolazione invecchia e la valle si spopola». A titolo personale Savioni non nasconde di strizzare l’occhio a Grono, Comune con una popolazione di 1’430 abitanti situato sul fondovalle all’imbocco della Calanca, che nel 2015 si è unito con Leggia e Verdabbio.
Difficile captare informazioni dai sindaci (quello di Buseno, Romolo Giulietti, non ha voluto rilasciare dichiarazioni) circa le intenzioni dei tre Comuni alla luce delle posizioni diverse. Di certo, afferma contattato dalla ‘Regione’ Renzo Baranzini, «a Santa Maria si darà seguito alla volontà espressa dalla maggioranza dell’assemblea comunale. Il nostro Municipio – aggiunge Baranzini – teme che un’aggregazione a tre significhi il primo passo verso una successiva unione con Grono, mentre il gruppo di cittadini che ho rappresentato con il mio intervento all’assemblea comunale crede invece che sarebbe auspicabile una fusione con Buseno e Castaneda. Questo perché siamo Comuni di montagna, abbiamo esigenze e prospettive diverse rispetto al piano e quindi rispetto a Grono. Non siamo invece favorevoli a una fusione di tutta la Calanca – aggiunge –, perché la superficie da gestire sarebbe enorme. Le risorse non basterebbero per fare un adeguato lavoro di pianificazione e gestione del territorio». Nei prossimi mesi, continua Baranzini, «scriveremo al Municipio di Santa Maria: innanzitutto, visto che non ci sono più state assemblee comunali, per conoscere l’esito dell’incontro tra i tre Municipi dal momento che i cittadini non sono stati informati ufficialmente. E poi perché riteniamo che il discorso non sia terminato ma che vada invece rilanciato». Baranzini annuncia che sta preparando una presentazione da esporre alla popolazione in occasione di una futura serata pubblica.
Qual è invece la posizione in Calanca interna, ovvero dei Comuni di Rossa e Calanca? Sollecitato sul tema, in cima alla valle si mostra un po’ freddo il sindaco di Rossa Graziano Zanardi. «Premettendo che non siamo stati coinvolti all’incontro fatto dai tre comuni della Calanca esterna, la situazione si può definire in stand by. All’interno del nostro Municipio non abbiamo discusso di fusioni poiché non riteniamo questa via una priorità nell’immediato. Finanziariamente stiamo bene: Rossa ha fatto e farà i suoi investimenti e ha in previsione ancora diversi progetti per migliorare la qualità di vita, ha un tasso fiscale pari all’80% e il contributo sulla sostanza più basso di tutta la regione. Attualmente contiamo 156 abitanti, frutto dell’aumento demografico di quasi il 40% registrato nell’ultimo decennio; il più marcato di tutta la regione Moesa. Nuove persone si sono inoltre messe a disposizione in politica». Ribadendo che al momento non vede l‘urgenza di dover unire le forze, per Zanardi sarebbe innanzitutto interessante prendersi il tempo necessario per avviare uno studio e mettere nero su bianco obiettivi, progetti, necessità, possibilità di sviluppo e rilancio dell’intera valle. «Credo che un passo importante come una fusione non debba essere dettato dalle necessità o dai desideri di Coira (che auspica una fusione di valle, ndr), ma quanto dalle reali opportunità per la nostra regione».
Prima municipale, poi vicesindaco e dal novembre 2019 sindaco di Calanca, Anton Theus annuncia che chiuderà con la politica al termine dell’attuale legislatura. «Dubito che per quanto riguarda il tema delle fusioni succederà qualcosa nel giro di un anno. Il mio auspicio per l’intera Calanca è chi si possa dare avvio a discussioni serie. Credo che una aggregazione di valle, senza però sconfinare in Mesolcina, sarebbe una cosa positiva e porterebbe benefici in particolare in termini di persone che si mettono a disposizione per la cosa pubblica».