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Santa Maria nel Parco Val Calanca? ‘Un valore aggiunto’

Stando al direttore Henrik Bang e a uno studio di fattibilità, l’estensione del perimetro valorizzerebbe il patrimonio naturale e culturale

I punti di forza superano quelli di debolezza
(Ti-Press)
19 ottobre 2021
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L’adesione del Comune di Santa Maria al Parco Val Calanca «sarebbe un’opportunità per promuovere gli obiettivi del parco stesso», con vantaggi sia per la popolazione sia per la regione. Henrik Bang, direttore dell’Associazione Parco Val Calanca, vede di buon occhio un’eventuale partecipazione del Comune grigionese al progetto: «Sarebbe un valore aggiunto a livello archeologico, turistico, agricolo e in termini di biodiversità». Prima di tutto bisogna però attendere la decisione dell’assemblea comunale che dovrebbe avvenire entro la fine di questa settimana. Se la risposta della popolazione sarà positiva, verrà avviata una fase di progettazione che permetterà poi ai cittadini di Santa Maria di esprimersi nel 2023 – assieme agli altri Comuni coinvolti (Rossa, Calanca e Buseno) – sulla cosiddetta Charta, ovvero il piano di gestione decennale (2024-2033), o, in altre parole, sull’entrata o meno nel Parco della Val Calanca.

La ‘porta del parco’

Bang non è l’unico a ritenere che l’adesione di Santa Maria possa essere un passo positivo per il Parco. Infatti, il Municipio del Comune grigionese ha commissionato uno studio di fattibilità su questa possibilità. “L’estensione del perimetro del candidato Parco Val Calanca è da considerare positivamente”, si legge nelle conclusioni del documento appena pubblicato curato dallo studio d’ingegneria Geoforesta di Mesocco e dall’Alta scuola zurighese di scienze applicate (Zhaw). Innanzitutto “il patrimonio naturale e culturale presente nell’area di studio è di grande pregio e con una struttura organizzativa come il parco naturale regionale, potrebbe essere ulteriormente valorizzato”. Inoltre, Santa Maria, vista la sua posizione privilegiata, “creerebbe una sorta di collegamento geografico, emotivo e storicoculturale verso il resto del parco”, assumendo il ruolo di una sorta di “porta del parco”. A livello di settore primario, si rafforzerebbe poi “il ventaglio di prodotti agricoli, che potrebbero beneficiare del marchio del parco”. Vi è anche “un grande potenziale per la creazione di offerte turistiche in sintonia con la natura e la cultura”. Infatti, in generale, “la sfida per il parco sarà quella di creare una rete di attori attivi e collaborativi e di promuovere catene di valore aggiunto, ad esempio tra agricoltura, ristorazione, negozi e turismo”. In questo senso “i potenziali progetti da realizzare nel Comune di Santa Maria sono molti e potranno essere definiti in modo più dettagliato nella prossima fase di progettazione”, se vi sarà il ‘sì’ dell’Assemblea (nel caso saranno anche organizzati serate ed eventi informativi per coinvolgere la popolazione). Da parte sua il Comune dovrà dimostrare “di poter garantire i contributi annui necessari al funzionamento del parco”.

Un tassello importante

Ricordiamo che per il momento il Parco Val Calanca si trova nella fase di candidatura a parco naturale regionale, della durata di quattro anni, che precede la fase di esercizio vero e proprio. “Un parco naturale regionale è un’area estesa, in parte insediata, che si distingue in particolare per il suo paesaggio naturale e rurale e le cui costruzioni e impianti sono inseriti in modo armonioso nel contesto paesaggistico e abitativo”, precisa lo studio di fattibilità. “Di regola esso comprende intere superfici comunali e presenta un’estensione di almeno 100 km2”. Con Santa Maria (9,3 km2) la superficie del parco ammonterebbe a circa 130 km2 e rimarrebbe il parco naturale regionale più piccolo tra i 15 presenti in Svizzera. Inoltre con i suoi quasi 550 abitanti, sarebbe pure quello con la densità abitativa più bassa (4,2 abitanti per km2). Le dimensioni ridotte e la bassa densità di popolazione comportano in realtà “dei rischi per l’istituzione e l’implementazione di un parco, poiché il finanziamento e il coinvolgimento di attori attivi è più difficile da predisporre rispetto a progetti di parco più estesi”. Quindi l’eventuale adesione di un tutto sommato piccolo Comune come quello di Santa Maria rappresenterebbe in ogni caso “un tassello importante”, visto che porterebbe a “un’estensione qualitativa del perimetro dal profilo naturalistico, paesaggistico e culturale” e a “un aumento di attori attivi sul territorio”.

Partenza e arrivo del Sentiero alpino Calanca

Lo studio identifica dunque quali sono i punti deboli e quelli forti di un’eventuale adesione di Santa Maria al Parco Val Calanca. Concretamente, con questo Comune non vi sarebbero ad esempio miglioramenti per quanto riguarda lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione. Inoltre, l’offerta di prodotti agricoli resterebbe limitata e non si migliorerebbe la collaborazione tra settore primario e ristorazione. D’altro canto i punti di forza sono molti di più: citiamo ad esempio l’incremento del paesaggio culturale con comparti di grande valore ecologico ed estetico, così come quello degli inventari d’importanza nazionale e regionale e della varietà naturalistica (biodiversità, specie rare); la crescita delle aziende agricole, delle strutture ricettive e della ristorazione attive nel parco o l’aumento dell’iniziativa e della motivazione delle nuove persone arrivate nel Comune. Inoltre verrebbero generate nuove offerte turistiche e sarebbero rafforzate quelle già esistenti. In questo senso “Santa Maria rappresenta il punto di partenza o di arrivo del Sentiero alpino Calanca. L’accesso a questo prestigioso sentiero potrebbe dunque essere valorizzato creando sinergie con altri attori presenti nel comune (aziende agricole, ristoranti, ostello ecc.)”. Ora toccherà quindi alla popolazione valutare se effettivamente vale la pena aderire al Parco Val Calanca.

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