Dopo la risposta negativa ricevuta da Coira, i granconsiglieri si rivolgono direttamente al Consiglio federale
I granconsiglieri del Moesano non mollano. Dopo la risposta negativa ricevuta negli scorsi giorni da Coira (che aveva definito 'illecita' la richiesta), i deputati Hans Peter Wellig, Manuel Atanes, Paolo Papa, Samuele Censi, Rodolfo Fasani e Nicoletta Noi Togni sono tornati alla carica inviando una lettera al Consiglio federale. La richiesta è sempre la stessa: chiudere immediatamente anche in Mesolcina e Calanca - sul modello di quanto deciso dal governo ticinese - i cantieri operanti nell’edilizia civile, così come le aziende legate alla sua specifica filiera. "Le nostre preoccupazioni sono le stesse del Ticino", scrivono i granconsiglieri, i quali evidenziano come le valli del Grigioni Italiano Mesolcina e Calanca confinanti con il Ticino "condividano purtroppo proporzionalmente la stessa crescita di contagi nella popolazione, vedendo giorno dopo giorno salire e propagarsi verso il valico del San Bernardino la minaccia dell’infezione". "Mantenere le distanze sociali durante il lavoro - scrivono i deputati - risulta pressoché impossibile, mettendo a grande rischio e in modo azzardato la vita dei lavoratori, dei loro famigliari e di gran parte della popolazione che può entrare a contatto con loro. Vi è inoltre il problema degli approvvigionamenti da parte dei fornitori, oggi particolarmente difficoltoso. L’obiettivo - si legge ancora nella lettera - è chiaramente quello di abbassare la curva dei contagi e dei malati, in modo che il sistema ospedaliero possa accogliere nella giusta misura i pazienti senza giungere al prospettato collasso". I deputati ricordano "che il Moesano fa capo, per convenzione intercantonale, allo stesso sistema sanitario ed alle stesse strutture ospedaliere, quelle dell’Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc)".