Castione: l’Ufficio federale di giustizia ha approvato, imponendo alcune modifiche sostanziali, il concetto pedagogico
L’Ufficio federale di giustizia (Ufg) ha approvato – imponendo alcune modifiche sostanziali – il concetto pedagogico del futuro Centro educativo chiuso per minorenni denominato ‘La Clessidra’ che il Cantone intende realizzare a Castione. In sostanza la presa a carico ‘educativa’ sarà arricchita e completata. Ciò che comporterà conseguenze anche sul piano logistico e quindi costi aggiuntivi. Atteso da anni, il centro destinato ad accogliere fino a dieci giovani fa dunque un altro passo avanti dopo che il Gran Consiglio nel febbraio 2022 aveva accordato due crediti per la progettazione e costruzione (3,22 milioni) e per l’elaborazione del concetto pedagogico (125mila franchi). Ora l’approvazione giunta da Berna consente l’avvio della progettazione definitiva. In tal senso il governo annuncia la prossima pubblicazione di un nuovo messaggio contenente una cifra al rialzo a causa “dell’aggiornamento del concetto socio-pedagogico, dell’approfondimento degli aspetti logistici di dettaglio, ma soprattutto delle richieste di spazi poste dall’Ufg e dell’aumento dei costi intercorso nei dieci anni trascorsi”.
La struttura sarà gestita dalla Fondazione Antonia Vanoni e il riconoscimento federale del concetto pedagogico ottempera alla condizione posta dal Gran Consiglio per confermare i crediti di progettazione e realizzazione. In particolare, punto fondamentale, l’approvazione del concetto pedagogico formalizza il riconoscimento della struttura come istituto educativo posto al beneficio dei sussidi federali per la costruzione e il futuro esercizio. Nel suo rapporto di aggiornamento indirizzato al Gran Consiglio, il Consiglio di Stato illustra i prossimi passi. In particolare il concetto pedagogico include le linee guida, la definizione delle offerte specifiche dell’utenza, l’organigramma e le funzioni del personale, le specificità e le procedure di presa in carico, nonché le attività giornaliere, la collaborazione con la famiglia, le procedure in caso di infrazioni e la gestione delle misure disciplinari e di sicurezza.
Tre le tipologie di prestazioni a regime chiuso previste: il collocamento socio-pedagogico con osservazione intensiva della durata di 12-16 settimane, per un totale di otto posti; il collocamento come misura disciplinare di breve durata, per un massimo di sette giorni (uno/due posti in funzione dell’occupazione della struttura); l'esecuzione di pene privative della libertà di breve durata, per un massimo di 14 giorni (uno/due posti in funzione dell’occupazione della struttura). Il collocamento avrà come finalità l’osservazione e la preparazione per la definizione in un nuovo progetto educativo, terapeutico e scolastico-formativo. Sarà garantita una presa a carico diurna con diverse offerte modulabili in base ai bisogni specifici, sia individuali, sia di gruppo, tra cui attività formative, professionali, terapeutiche, sportive, laboratori di creatività manuale, utilizzo dei media digitali e cucina. Ci sarà anche una stanza di ipostimolazione prevista come possibile strumento per gestire eventuali momenti di crisi dei giovani accolti in collocamento socio-pedagogico con osservazione intensiva. La separazione tra gli utenti in esecuzione di pena e quelli in esecuzione di misure sarà garantita attraverso la separazione delle infrastrutture e/o la separazione dei tempi di utilizzo degli spazi.
Il concetto pedagogico, si diceva: le uniche modifiche di rilievo dal profilo della presa a carico riguardano l’introduzione di un quarto mese (facoltativo) in modalità semi-aperta. Infatti, scrive il CdS, “durante le visite ai centri chiusi d’Oltralpe si è constatato che alle 12 settimane di presa a carico intensiva si aggiungevano necessariamente ulteriori settimane di presa in carico”. Un programma di 12 settimane “basta infatti raramente per svolgere un lavoro efficace. Le quattro settimane aggiuntive, da effettuarsi solo se necessario, si svolgeranno in modalità semi-aperta (e non chiusa, quindi consentendo uscite regolari e frequenti, stage al lavoro ecc.). Esse consentiranno di consolidare il percorso intrapreso, favorendo la transizione e l’inserimento sul territorio verso altri centri educativi e opportunità formative. In tal modo si evita il passaggio repentino da una soluzione chiusa a una completamente aperta”. In secondo luogo, ritenuto come la casistica attuale presenti nella quasi totalità delle situazioni dei problemi di natura psichiatrica, “si è reso necessario adattare il concetto di presa in carico verso una maggiore competenza pedo-psichiatrica e socio-terapeutica, garantendo quindi la possibilità di supporto di personale socio-sanitario e psicoeducativo, nonché di atelier socioterapeutici. Un centro chiuso ad esclusiva valenza educativa sarebbe verosimilmente destinato al fallimento prima ancora di iniziare”.