I dipartimenti Istituzioni e Territorio hanno fatto ‘mea culpa’ in Gestione sulla necessità di compensare non inserita nel messaggio governativo del 2020
La domanda da 16 milioni di franchi è: se nel messaggio del 2020, col quale il Consiglio di Stato proponeva di comprare dall’Esercito il vasto comparto della Saleggina per costruirci sopra il nuovo ospedale regionale di Bellinzona, non si fosse omesso di segnalare l’obbligo di compensare 100mila metri quadrati di terreno edificabile, il Gran Consiglio avrebbe ugualmente stanziato il credito, come ha poi fatto nella primavera 2021? E domanda nella domanda: viste le cifre in ballo, nonché la possibilità che l’obbligo di dezonare altrettante superfici edificabili potesse in quel momento mandare il nuovo ospedale a ramengo, quell’omissione fu volontaria, frutto di negligenza o di pura dimenticanza? E per mano di chi?
Interrogativi ai quali la politica cantonale cerca risposte dopo quanto emerso il 2 novembre, quando a sorpresa grazie al nostro giornale è spuntato il fatidico parere giuridico del Dipartimento del territorio secondo cui il nosocomio è costruibile solo se si compensa il terreno che necessita. Domande moltiplicatesi il 10 dicembre, quando si è appreso che Dt ed Ente ospedaliero cantonale avevano condiviso la necessità di compensare già nel 2014, nel momento in cui la Saleggina era stata indicata fra i pochi siti idonei nel Bellinzonese (gli altri sei sono successivamente stati scartati).
Alcune risposte sono giunte oggi durante l’incontro chiesto dalla Commissione parlamentare della gestione ai due dipartimenti responsabili del dossier: Istituzioni e Territorio. Presenti i rispettivi consiglieri di Stato Norman Gobbi e Claudio Zali con i loro collaboratori. Ebbene, stando a nostre informazioni è emerso che il messaggio governativo del 2020 era incompleto a causa di una dimenticanza o negligenza del Dt, senza alcuna volontà di nascondere qualcosa. Ciò che ha comunque fatto storcere più di un naso fra i commissari, vista proprio l’importanza della posta in gioco e il fatto che qualora risultasse impossibile compensare, il nuovo ospedale finirebbe dritto in un cassetto e si sarebbero quindi spesi inutilmente 16 milioni.
Dal canto suo la Gestione, col naso turato, ha evitato di soffermarsi troppo sul latte versato: «Doveroso capire cos’è successo in quel frangente – premette il presidente della commissione, Bixio Caprara – ma credo che non serva a niente, ora, star qui ad attribuire colpe». Tutti concordi a ogni modo nel dire che sarebbe stato meglio per il parlamento, ma anche per lo stesso governo, che il tema compensazione figurasse nel messaggio. «Sarebbe stato… più elegante. Comunque guardiamo avanti. Perché di sicuro si è perso tempo prezioso. Perciò abbiamo espresso l’auspicio affinché le tre parti coinvolte, ossia i servizi dipartimentali, l’Ente ospedaliero cantonale e il Municipio di Bellinzona, si trovino a breve per stabilire le procedure e affrontare senza indugi tutti i passi previsti».
Da una parte c’è l’obbligo di compensare immediatamente: «Obbligo – evidenzia Caprara – che riguarderà non soltanto il comprensorio della capitale. Questo oggi è stato detto chiaramente. Perciò il compito sarà un po’ facilitato», considerando peraltro che la prima tappa 2035 dell’ospedale necessiterebbe di circa 50mila metri quadrati e altrettanti la seconda (2050). D’altro canto «bisogna ancora capire, grazie a degli approfondimenti, quale via imboccare per rendere la Saleggina edificabile» partendo dall’attuale classificazione Ap/Ep militare. Il parere giuridico del Dt elenca quattro opzioni, di cui tre ritenute praticabili: una variante di Piano regolatore, un Piano particolareggiato con autorizzazione a costruire e un Piano di utilizzazione cantonale. Tutte caratterizzate «più o meno dalle stesse tempistiche», conclude il presidente della Gestione. E, ovviamente, dalla possibilità di ricorso.