Per gli esperti addentrarsi nella grotta subacquea alla sorgente del Brenno, dove sabato è morto un uomo, richiede grande preparazione tecnica
Una stretta fessura a 1'830 metri di quota, praticamente a filo della superficie dell’acqua, quasi invisibile agli occhi di chi non la conosce ma che cela una rete estesa di tortuosi e profondi cunicoli subacquei. Si presenta così l’entrata della grotta delle sorgenti del Brenno in zona Alpe di Pertusio in Val di Blenio, dove sabato ha perso la vita uno speleosub. Anche per i più esperti addentrarsi in quell’apertura della roccia è estremamente impegnativo: «La difficoltà tecnica è molto elevata fin dal principio», conferma contattato dalla redazione Enrico Zamboni, presidente della sezione ticinese della Società svizzera di speleologia: «In quella grotta lo spazio a disposizione è estremamente limitato già dai primi metri e i passaggi sono da subito subacquei. Percorrere quei cunicoli è come immaginarsi di addentrarsi in un tubo di un metro di diametro che per centinaia di metri procede in maniera tortuosa poiché scavato dall’acqua». A complicare il tutto anche la temperatura estremamente bassa dell’acqua che in questo periodo non supera i 5 gradi: «Un'attrezzatura adeguata, in particolare un'apposita muta, è perciò indispensabile per far fronte a queste rigide condizioni ambientali».
“La grotta è molto impegnativa per le immersioni in quanto le sezioni trasversali dei tratti sommersi sono di piccolo diametro”, si legge nella relazione presente come allegato sul sito della Via Francisca del Lucomagno, percorso a tappe per escursionisti che lungo la tratta Lucomagno-Aquila passa anche dalla sorgente del Brenno. Una dettagliata descrizione nella quale si riconosce che l’immersione nella grotta risulta “certamente una manovra molto audace”. E inoltre: “La particolare posizione come sorgente di montagna con temperature dell’acqua estremamente basse (2-5 °C) e la sabbia bianca di quarzo proveniente dal massiccio del Gottardo che viene costantemente trasportata nell’acqua, fa sì che sia una grotta eccezionale per le immersioni. Poco dopo l'ingresso si trova una camera in cui il sub può respirare; in seguito i passaggi sono sempre immersi. Dopo 20 metri si arriva al primo collo di bottiglia e a circa 70 metri dall’entrata il corridoio principale si divide in un ramo che va in direzione ovest-sud-ovest (verso sinistra) e un altro ramo in direzione nord. Il ramo ovest-sud-ovest arriva a una profondità di 56 metri, mentre il lungo passaggio principale verso nord raggiunge i 68 metri. Entrambi i corridoi terminano attualmente nella ghiaia, allo stato attuale ulteriori progressi sembrano dubbi (a partire dal 2023)”. Si indica che le prime esplorazioni nella sorgente Pertüs sono iniziate negli anni 80 e che finora sono stati cartografati 400 metri di percorso.
Non è dato sapere per quale motivo la vittima abbia deciso di esplorare quella grotta. Quando si pratica questa disciplina – ci spiega Zamboni – l’interesse può semplicemente essere quello di creare una mappa di tutti i collegamenti dei corsi d’acqua che scorrono sotto la superficie. «Nella zona di quella grotta ci sono diversi corsi d’acqua più o meno grandi, che scorrono sottoterra e che di tanto in tanto riemergono. Uno degli scopi della speleologia è identificare e confermare questi percorsi». La Società svizzera di speleologia, in collaborazione con altri enti, ha partecipato all’allestimento di una serie di mappe, da quelle geologiche a quelle idriche – che indicano come si muovono i flussi d’acqua –, come anche cartine degli ambienti della grotta vera e propria, in che direzione si snoda, la dimensione dei passaggi e le caratteristiche fisiche.
Il corpo privo di vita dell’uomo è stato ritrovato a una profondità di oltre 40 metri e a circa 200 metri dall’entrata della grotta. Lo speleosub si era immerso sabato in tarda mattinata; una volta comunicato il suo mancato rientro e lanciato l’allarme, sul posto sono intervenuti agenti della Polizia cantonale e specialisti subacquei del Soccorso speleologico svizzero (Società svizzera di speleologia) giunti tramite elicottero della Rega da oltre San Gottardo. Le ricerche subito intraprese, rese difficoltose anche dalla scarsa visibilità dell'acqua, hanno permesso di trovare il corpo privo di vita dell'uomo intorno alle 19.30.
Nel corso dell'intera giornata di domenica hanno preso avvio e si sono sviluppate le operazioni per il recupero della salma, la cui identificazione formale non è ancora stata possibile. Le stesse – particolarmente complesse e tecnicamente impegnative – richiederanno diversi giorni e numerose immersioni da parte di sub esperti. Per ragioni di sicurezza e legate all'inchiesta, l'accesso alla grotta è vietato.
Abbondano su YouTube i video che mostrano le spedizioni fatte all’interno di varie grotte, subacquee e non, compresa quella di Pertusio. ‘Avventura estrema, da claustrofobia’, sono solo alcuni dei commenti delle missioni che vengono condivise sui social. Una disciplina affascinante ma sicuramente anche pericolosa. «Se affrontata con le dovute precauzioni il rischio è ridotto – conclude Zamboni –. Tengo comunque a dire che lo facciamo sì per divertirci, ma soprattutto a scopo di ricerca. Si tratta di un'attività più legata all’aspetto scientifico che a quello ludico».
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Il penultimo caso risale al 2016
Nell'ultimo ventennio quella bleniese è la terza immersione con esito letale nelle caverne ticinesi sommerse d'acqua. In due casi, nel 2006 e 2016, è stata la sorgente Bossi, situata in territorio di Arogno, fra le più note a livello internazionale, a portarsi via due speleosubacquei. In entrambi i casi le vittime italiane erano sommozzatori esperti.
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Anche nel 2006 la vittima era italiana