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‘Un doveroso grazie all’esercito che molto ha dato a Bellinzona’

Jean-Daniel Mudry spiega i motivi dell’iniziativa sfociata nell’opera d’arte realizzata da Pedro Pedrazzini e inaugurata sabato in piazza Simen

Un momento della cerimonia svoltasi sabato a Bellinzona
(Ti-Press/Bianchi)
9 ottobre 2024
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Che senso ha, oggigiorno, commissionare e donare alla cittadinanza un’opera d’arte dedicata all’esercito nella neutrale Confederazione elvetica e in particolare nel suo cantone più meridionale ormai lontano dai poteri che contano? Se lo sono chiesto in molti a margine della cerimonia svoltasi sabato a Bellinzona dove si sono tolti i veli al monumento realizzato dallo scultore Pedro Pedrazzini, intitolato ‘La difesa’ e dedicato, quale ringraziamento, ‘Ai militi ticinesi di ieri, oggi e domani’. Svariate decine di persone, fra autorità civili e militari, si sono radunate in piazza Simem dove la struttura in pietra è stata collocata, benedetta (era presente anche un cappellano militare) e inaugurata con vari discorsi e momenti musicali della fanfara. Un luogo scelto non a caso affacciandosi su viale dedicato a Henri Guisan, il generale svizzero di cui ricorre il 150° dalla nascita. Fra i molti eventi organizzati in suo onore figura anche una mostra in corso a Palazzo Civico.

Quanto alla domanda iniziale, l’abbiamo girata al già divisionario Jean-Daniel Mudry, una vita trascorsa in grigio-verde. «Una premessa è doverosa», attacca facendo da portavoce: «Il gruppo promotore di questa iniziativa è composto da alcune persone che sono state a lungo attive nell’esercito, ma volutamente abbiamo evitato di citare i gradi». Così facendo si è voluto escludere la gerarchia nell’ambito di un’iniziativa voluta da militi e dedicata a militi. Ma com’è nata? «La vecchia generazione – prosegue Mudry – ha convenuto che se si fosse voluto sottolineare la presenza militare in Ticino, questo sarebbe stato il momento ideale. Anche solo per una questione di memoria storica», oltre che anagrafica. «Peraltro l’iniziativa non si limita al monumento ma include anche alcune pubblicazioni, di cui mi sono occupato, e la MuMiTi» che sotto il cappello di Musei militari ticinesi riunisce e promuove sette infrastrutture visitabili dal San Gottardo alle valli fino al Piano di Magadino.

Già sede storica di vari comandi

«Guardando poi all’aspetto storico, bisogna sottolineare che Bellinzona era sede di vari comandi militati, fra Divisioni e Brigate. Ebbene, di quella importante presenza non è rimasto niente. Non per nulla parliamo di ex campo militare laddove oggi sorgono importanti infrastrutture come Bagno pubblico, Archivio cantonale, Scuola alberghiera e del turismo, Scuola cantonale di commercio, Liceo, Centro gioventù e sport, Istituto di ricerca in biomedicina, la stessa BancaStato che si affaccia su viale Guisan ed è sorta sulle ceneri della caserma ottocentesca. Senza contare poi la Saleggina, destinata a ospitare in futuro il nuovo ospedale regionale». Ecco perché, evidenzia Mudry, «un po’ di riconoscenza verso l’esercito ci è sembrata del tutto giustificata in una città che vanta una ricca storia militare e che, tra l’altro, fa della fortezza difensiva medievale il proprio simbolo ben riconoscibile sul piano nazionale e internazionale».

‘Unirsi perdendo l’individualità’

Quanto poi alla scelta dell’artista, è caduta sul locarnese Pedrazzini «perché è un patriota e perché la sua impronta è già molto ben riconoscibile sul territorio. Basti pensare al ‘Viandante’ collocato sul passo del San Gottardo» per commemorare il bicentenario dell'entrata del Canton Ticino nella Confederazione (1803-2003). «L’opera che desideravamo realizzasse – prosegue Mudry – doveva dunque ispirarsi al tema della difesa. Gli abbiamo chiesto di esporci alcune idee e ci ha convinto quella indirizzata a evidenziare l’unione delle forze. Per difendersi bisogna essere uniti. Da qui la forma circolare costituita da nove persone che perdendo l’individualità sanno difendere a 360 gradi utilizzando uno strumento tipico, lo scudo. Non mancano infine gli emblemi delle grandi unità militari presenti un tempo a Bellinzona». L’iter è durato circa due anni e mezzo e ha riguardato anche la ricerca dei fondi necessari. «L’opera è infatti stata finanziata dal Dono nazionale svizzero», fondazione già proprietaria dell’area agricola di Tenero su cui è sorto il Centro sportivo nazionale della gioventù e il cui obiettivo è “la promozione del benessere fisico, morale e spirituale dei militari svizzeri e delle loro famiglie” tramite aiuti individuali e collettivi.

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