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La Posta chiude? Bellinzona si oppone e chiede alternative

Nella procedura nessuna possibilità di ricorso per contrastare le decisioni del gigante giallo e le raccomandazioni della PostCom. Ok alla risoluzione Mps

L’ufficio postale delle Semine
(Foto laRegione)
23 settembre 2024
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«Il problema è che le strategie vengono decise a Palazzo federale; e quando poi le chiusure degli uffici postali si materializzano sul piano locale, ormai è troppo tardi e lo spazio di manovra per opporsi è quasi nullo». Il sindaco di Bellinzona lo aveva dichiarato il 23 agosto commentando la decisione della Posta di chiudere gli uffici delle Semine e San Paolo. Mario Branda lo ha ribadito questa sera in Consiglio comunale intervenendo su una risoluzione Mps. Che, accolta con 33 sì e 18 no, chiede al legislativo di invitare il Municipio a “esprimere la propria opposizione alla chiusura e a sollecitare la Posta a rinunciare”, coinvolgendo anche la popolazione, le autorità cantonali e la deputazione ticinese alle Camere federali. Pendente poi un'interpellanza comunista che chiede se il Municipio “intende attivarsi in maniera decisa e proattiva al fine di sventare o, perlomeno, di rivedere in senso migliorativo le due paventate chiusure”.

Manca ancora la decisione formale

In luglio il gigante giallo incontrando il Municipio ha ventilato la chiusura dei due uffici. Trascorsi due mesi, per il momento una decisione formale non è ancora stata presa e perciò nemmeno comunicata. A ogni modo, lo spazio di opporsi è pressoché nullo. Infatti – come ha più volte dichiarato in passato la Commissione gestione del Gran Consiglio esprimendosi su casi analoghi portati all'attenzione della politica cantonale – la Posta “definisce autonomamente l'assetto della distribuzione territoriale dei suoi uffici senza che esista la possibilità di agire formalmente contro operazioni di ottimizzazione finanziaria, magari a scapito del servizio alla sua utenza”. In parole povere, se vuole chiudere lo fa e basta.

Unica possibilità formale, il reclamo

Perciò, sempre in base alla procedura prevista, l'esecutivo turrito ha per ora potuto soltanto prendere posizione dichiarando anzitutto nero su bianco la propria contrarietà al doppio paventato disimpegno nei due popolosi quartieri. In tal senso ha chiesto che si rinunci alla chiusura. Se la Posta tirerà dritto, sin d'ora il Municipio sollecita quanto meno una loro trasformazione in agenzie postali presso terzi (negozi o altro). La sola via per opporsi – come già successo in moltissime altre località ticinesi e d'Oltralpe messesi di traverso – è quella di inoltrare un reclamo alla Commissione federale della posta (PostCom). La quale sottopone alla Posta la propria raccomandazione, che non è però impugnabile con ricorsi. Come non lo è, alla fine, la decisione dell'ex regia federale. Da qui appunto lo scarso spazio di manovra di cui dispone il Comune, che con un reclamo può al limite ‘tirar là’ qualche mese.

Il dibattito

Quanto alle motivazioni esposte dalla Posta per le Semine e San Paolo, indicano un traffico postale drasticamente ridottosi. Basta e avanzano, a suo dire, gli uffici situati più vicino: Giubiasco per le Semine e Arbedo-Castione o centro città per Bellinzona nord. In apertura di seduta Matteo Pronzini (Mps) ha difeso la proposta di risoluzione evidenziando le già molte chiusure avvenute in città e nei quartieri ed ex Comuni: «Da qui la necessità d’insistere senza limitarsi alle classiche vie di servizio, ma coordinandosi con gli altri Comuni e istituzioni tramite azioni incisive». Lisa Boscolo ha motivato l’appoggio dell’Unità di sinistra alla risoluzione con la necessità di mantenere il servizio sul territorio. Andrea Cereda a nome del Plr e Pietro Ghisletta a nome del Centro hanno dapprima motivato i rispettivi ‘no’ alla risoluzione con l’impossibilità di concordare con tutti i punti proposti dall’Mps (ad esempio coinvolgere anche popolazione, governo e deputazione), sebbene entrambe le forze politiche siano contrarie alle chiusure. Da qui il successivo emendamento verbale del Plr, bocciato dal plenum, di ridurre la risoluzione ai due punti iniziali (esprimere opposizione e sollecitare la Posta). Dal canto suo Mario Branda ha ricordato le rassicurazioni date alcuni anni fa dalla Posta, secondo cui i quartieri Semine e San Paolo non sarebbero stati toccati da provvedimenti: «Sul principio generale il Municipio non vede difficoltà ad aderire alla risoluzione. Forse non potremo seguire tutti i punti della risoluzione, ma sicuramente la Posta non ci trova concordi col suo agire».

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