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Pab5 stroncato dai Verdi: ‘Deludente, deficitario, fallimentare’

Su insediamenti e viabilità gli ambientalisti evidenziano le precedenti critiche di Berna ‘cui non sono poi seguiti gli attesi adattamenti’

(Ti-Press)
17 settembre 2024
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“Silente su vari aspetti e deludente sulle aspettative”. Parlando di “pianificazione regionale deficitaria per non dire fallimentare”, i Verdi del Bellinzonese formulano critiche e proposte sul Programma di agglomerato di quinta generazione attualmente in consultazione. Pab5, ricordiamo, che rappresenta la continuazione ideale delle versioni precedenti le quali a loro volta includevano misure pianificatorie e viarie co-finanziate da Comuni, Città, Cantone e Confederazione. Ed è proprio da Berna che i Verdi partono nelle loro undici pagine di osservazioni, citando anzitutto il parere dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (Are) sul Pab3 visto che il Programma di agglomerato costituisce la cinghia di trasmissione tra il Piano direttore cantonale – che applica le norme della Legge federale sulla pianificazione territoriale – e la pianificazione minuta di insediamenti e viabilità a livello comunale.

Siluro dell'Are verso le auto

Sebbene il Pab abbia fra gli obiettivi il potenziamento del trasporto pubblico e una strategia di sviluppo centripeto soprattutto nelle zone centrali, secondo l’Are “le strategie settoriali restano un po’ troppo concise e la visione multimodale proposta è attuata solo parzialmente”. Infatti “uno dei punti deboli del Pab3 consiste in una strategia di gestione del Trasporto individuale motorizzato (Tim) troppo poco concretizzata, inoltre la rete Tilo non è sfruttata appieno per poter gestire il Tim e priorizzare ancora maggiormente il trasporto pubblico nelle zone centrali. Le riqualifiche sugli assi urbani principali (Arbedo, Bellinzona, Giubiasco, Cadenazzo) sono previste solo a lungo termine; mentre a corto e medio termine l’accessibilità del centro dell’agglomerato resta ancora orientata sull’automobile”. Inoltre sebbene l’Are affermi che “la sicurezza del traffico è localmente migliorata grazie alle diverse misure proposte, l’automobile continua a dominare lo spazio stradale e la sicurezza non è oggetto di una strategia specifica o sistematica”.

‘Nessuna soluzione concreta’

Un tema che sta cuore agli ambientalisti è l’utilizzo del territorio. Anche qui citano l’Are laddove scriveva che “nell’ambito dello sviluppo degli insediamenti uno dei punti deboli è la mancata concretizzazione della strategia di sviluppo. In effetti il Pab3 propone unicamente disposizioni molto generali per garantire lo sviluppo centripeto o per limitare la dispersione degli insediamenti. Inoltre definisce i limiti dello sviluppo degli insediamenti solo attraverso la morfologia e le linee di forza del paesaggio. Infine è affrontata solo in maniera sommaria la questione dei poli di sviluppo economico”. Per quanto riguarda invece le misure paesaggistiche e ambientali, l’Are sosteneva che il Pab3 “non garantisce la gestione del Tim e non propone nessuna soluzione concreta per contenere il consumo di superfici”.

‘Specchietto per le allodole’

Alla luce di tali osservazioni, i Verdi si aspettavano un Pab5 conseguentemente corretto per migliorare gli aspetti deficitari, “ovvero misure per spostare la mobilità in maniera consistente dal Tim verso il trasporto pubblico e quello lento, misure per potenziare la sicurezza stradale e concretizzare insediamenti che contengano il consumo di superfici e si adattino alle conseguenze dei cambiamenti climatici”. Invece nel Pab5 “queste aspettative rimangono deluse. Mettendo in relazione il Rapporto esplicativo e le varie schede si trae la spiacevole impressione che a fronte di un discorso che mira a colmare le lacune rilevate nel Pab3, si utilizzino la mobilità lenta e i concetti ecologici di mitigazione delle isole di calore, di valorizzazione della biodiversità, di adattamento ai cambiamenti climatici e di cura del paesaggio come specchietto per le allodole dietro al quale nascondere una pianificazione che continua a privilegiare il traffico individuale motorizzato, il consumo di superfici e la loro impermeabilizzazione”.

Dove e quanto costruire o non costruire?

Quanto poi all’aspetto pianificatorio, il Dipartimento del territorio ha imposto a tutti i Comuni ticinesi di presentare entro fine 2024 l’esame della contenibilità dei rispettivi Piani regolatori. Obiettivo, capire se c’è troppa area edificabile rispetto alla visione, più restrittiva, di Berna. Ebbene, obiettano i Verdi, “il più grande difetto che sta a monte del Pab5 è la mancanza di una visione complessiva e concreta di dove si voglia densificare ed evitare il consumo di suolo sottraendolo all’edificazione”. Secondo gli ambientalisti “la grande assente nel Pab5 è la possibilità che i Pr siano sovradimensionati per il fabbisogno presumibile nei prossimi 15 anni, necessitando così di ridimensionamenti attraverso dezonamenti, non azzonamenti e/o diminuzione degli indici di sfruttamento. In altre parole quello che non viene detto è come e dove le zone edificabili nei Comuni dell’agglomerato verranno ripensate qualora la disponibilità di superfici edificabili risultasse superiore al fabbisogno”. Nel concreto, i Verdi osservano che “gli spazi ancora liberi vengono progressivamente e inesorabilmente intaccati. Ne sono un esempio eclatante i previsti nuovo stabilimento industriale delle Ffs a Castione e nuovo ospedale regionale alla Saleggina dove si va a intaccare superfici verdi e in parte pregiate, invece di proteggerle attraverso lo sfruttamento e la riqualifica di altri sedimi già edificati”.

Posteggi privati, fermate Tilo e bici

Tre, in definitiva, le proposte di carattere generale volte a migliorare il Pab5: indicare le zone da dezonare e da non azzonare, definire gli spazi verdi e naturali da proteggere, inserire le misure necessarie a ripermeabilizzare le superfici per l’insediamento e la mobilità, a ripristinare la biodiversità, a fungere da deterrente contro le isole di calore e per meglio gestire gli eventi estremi. Non mancano infine proposte sul piano locale: anticipare la realizzazione del percorso ciclabile fra Gorduno e Preonzo e l’elaborazione del regolamento per i posteggi privati (da estendere a tutti i Comuni oltre a Bellinzona) contenendo il numero di stalli (questo in particolare nel previsto nuovo Quartiere Officine per contenere l’aumento del traffico motorizzato qui prevedibile); migliorare ulteriormente la riqualifica urbana di viale Motta; progettare altre fermate Tilo in particolare a Claro e Camorino.