Arbedo-Castione verso l’elezione bis del 22 settembre dopo i brogli di aprile. Radiografia del misfatto con tre illustri elettori
Con quale spirito i castionesi e gli arbedesi si accingono a esercitare nuovamente il diritto di voto per eleggere Municipio e Consiglio comunale dopo lo scandalo dei brogli scoppiato il 14 aprile a suon di bianchetto? Il tema non sembra scaldare troppo gli animi fra la popolazione. Mentre le taroccature del passato (fra i casi più eclatanti Airolo negli anni 80) erano sfociate in campagne stampa durissime e verifiche penali fulminee, ad Arbedo-Castione una spessa coltre di silenzio e apparente distacco sembra avere ammantato candidati ed elettorato. Alcuni aventi diritto di voto, interpellati dalla redazione per capire che aria tira, sono pronti a scommettere che il 22 settembre non cambierà nulla negli equilibri politici dominati storicamente dal Plr (quattro seggi su sette), in particolare dal Plr di Arbedo che esattamente cinque mesi fa aveva beneficiato della manomissione di 48 schede inviate per corrispondenza a scapito soprattutto, in 26 casi, della lista Lega/Udc/Arbedo-Castione Viva. Quest’ultima nel 2021 era divisa in due (Lega/Udc da una parte e Arbedo-Castione Viva dall’altra) e le cifre di allora dicono che insieme avrebbero ottenuto quozienti di prima e seconda ripartizione in grado forse di raddoppiare l’unico seggio conquistato in Municipio da Lega/Udc. Le domande in paese si rincorrono: chi ha agito di Tipp-Ex pensava veramente di farla franca confidando nel fatto che le macchine informatizzate dello spoglio non si sarebbero accorte di nulla? Oppure si è trattato di un sabotaggio orchestrato per vedere l’effetto che fa? O di un machiavellico tentativo d’inviare un messaggio agli elettori affinché in occasione dell’elezione bis dubitino di chi detiene il potere e non lo votino più?
Di sicuro, per ora, c’è soltanto che l’inchiesta penale subito aperta dal procuratore generale sostituto Andrea Balerna non è al momento sfociata in alcuna comunicazione pubblica su eventuali responsabilità. Gli accertamenti sarebbero in corso. In teoria dunque è legittimo ritenere che le tippexate potrebbero essere state fatte in ogni momento, sebbene il sindaco Luigi Decarli e l’apparato comunale abbiano più volte assicurato il corretto agire del personale addetto ai seggi e alla gestione delle schede una volta prelevate dalle apposite buche esterne e conservate negli uffici comunali. Per ridurre il rischio che si ripetano altre manomissioni, l’Associazione per il miglioramento ambientale di Castione (Amica) nei giorni scorsi ha così invitato la popolazione a votare recandosi domenica direttamente al seggio. Qualcuno ci spiega che in effetti farà così, o quantomeno depositerà la busta nella cassetta esterna del Centro civico soltanto la mattina stessa. Altri, non credendo affatto in una responsabilità dell’apparato comunale, non modificheranno le loro abitudini e voteranno come sempre hanno fatto negli ultimi anni, ossia per corrispondenza qualche giorno prima del 22 settembre. Se quanto accaduto in aprile modificherà il loro voto, non hanno però voluto dirlo.
A farne le spese è la democrazia
Ad Arbedo-Castione abitano l’ex procuratore pubblico Antonio Perugini, lo storico Andrea Ghiringhelli e Paolo Ferrazzini che negli anni del Cabaret della Svizzera italiana ha portato in scena la satira politica. Che opinione hanno di fronte a una situazione affatto chiara dal profilo delle responsabilità? Come vedono la seconda chiamata alle urne? I partiti, i candidati e i politici rimasti in carica provvisoriamente – ma anche lo stesso esercizio democratico di esprimere il voto – subiranno contraccolpi? Si possono intravedere effetti positivi in tutto ciò? «La situazione in effetti è assurda e preoccupante», esordisce Andrea Ghiringhelli: «A cinque mesi dai fatti non c’è nulla, da parte degli inquirenti, che indichi una responsabilità penale. Perciò sento molte persone esprimere perplessità, anche perché temono che in realtà l’inchiesta si sia fermata», dopo le verifiche tecniche eseguite inizialmente convocando il responsabile comunale del seggio. Quanto all’appello di Amica che invita a evitare il voto per corrispondenza preferendo quello depositato nell’urna, «lo ritengo mortificante. Perché così facendo il segnale inviato è di non fidarsi. Ed è questo un punto centrale, perché la democrazia è un sistema politico che si fonda sulla fiducia. Se la fiducia viene meno, la democrazia ne fa le spese e viene intaccata». Il cane che si morde la coda: «La perplessità sul fatto che la Procura in tutto questo tempo non abbia trovato il colpevole e i motivi che lo hanno spinto ad agire in quel modo, rischia di comportare delle conseguenze sull’esercizio di voto. Non posso prevedere come andranno le cose il 22 settembre, ma in effetti ho sentito diversi conoscenti dire che non voteranno, o voteranno scheda bianca, perché non si fidano più».
Sebbene il sistema elettorale preveda che i candidati del primo turno dovranno essere in lista anche nel turno di ripetizione – chiediamo – parla forse a loro favore, e della democrazia, il fatto che nessuno di loro abbia pubblicamente chiesto agli elettori di non votarlo? C’è chi lo legge come uno sprone ad avere ancora fiducia nelle istituzioni locali, a compattarsi allontanando da esse l’ombra dei brogli. «Ritengo inquietante – risponde Ghiringhelli – il fatto che tornino d’attualità episodi che credevamo relegati al passato. Malcostume che, ripeto, finisce per intaccare la fiducia della gente. E questo lo si sente parecchio qui in paese. Una situazione davvero pesante». D’altronde «purtroppo sul piano nazionale le cose non sembrano andare molto meglio. L’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna, diretto da Oscar Mazzoleni, ha rilevato che in Svizzera la fiducia nelle istituzioni è sì molto alta, ma sta calando perché intaccata da una serie di episodi. Per restare al Ticino, cito il problema sorto recentemente fra i giudici del Tribunale penale. Scendendo poi sul piano locale, Arbedo-Castione finisce per inserirsi in questo contesto di sfiducia accresciuta. Specialmente, ripeto, perché non si sa chi è il responsabile del broglio e soprattutto quale fosse il suo obiettivo». Avvantaggiare il Plr? «Lo escluderei, perché ha già la maggioranza assoluta. Spostare qualche decina di voti non fa alcuna differenza. Ma, come vede, siamo già nel campo delle supposizioni. E per quanto riguarda le responsabilità, le insinuazioni fra la gente abbondano».
Ti-Press
Andrea Ghiringhelli
Goliardata per vedere l’effetto che fa
Paolo Ferrazzini ha calcato le scene dando corpo e voce alla satira politica con l’irripetibile Cabaret della Svizzera italiana. I casi della vita: la sezione Plr di Arbedo-Castione è presieduta da Franco Lazzarotto, uno dei quattro pipistrelli del Cabaret che le hanno cantate a tanti politici nostrani. «Determinante – ci aveva detto Lazzarotto lo scorso 12 agosto – sarà riuscire a rimotivare l’elettorato a recarsi alle urne esprimendo in tal modo le proprie identiche o rivedute, ma indirizzanti, scelte». Una volta conosciuto l’esito dell’elezione bis, «sarà compito di partiti e movimenti ‘leggere’ il messaggio pervenuto dal ‘popolo sovrano’ agendo di coerente conseguenza». Quindi l’auspicio finale: «Certo, tutto non sarà comunque più come prima. Ma proprio per questo, solo costanti trasparenza, competenza e unità d’intenti risulteranno vincenti». E Ferrazzini che ne pensa? «Secondo me si è trattato di una goliardata organizzata da un gruppo di persone per vedere l’effetto che fa. Un gesto che come tale difficilmente intaccherà la fiducia nelle istituzioni. Come pure difficilmente si riuscirà a scoprire i responsabili. A questo riguardo, c’è il sentore in paese che si sappia ma non si voglia dire chi sarebbero queste persone».
Sul perché lo hanno fatto, Ferrazzini la pensa come molti: «L’obiettivo era uno solo, colpire il sindaco. In certi contesti il ‘fair play’ non è insomma di casa. Malgrado ciò, non cambio la mia opinione su chi votare e con quale modalità. Invierò o imbucherò la busta come sempre fatto da quando esiste il voto per corrispondenza. Perché il sistema comunale è sicuro e il problema non si è creato lì ma a monte, prima. In definitiva non mi lascio spaventare. Per me l’Istituzione rimane sacra e la mia fiducia in essa invariata». Interessanti saranno i dati su partecipazione al voto e schede bianche o nulle. «Temo – aggiunge Ferrazzini – che domenica 22 sulle schede abbonderanno ‘commenti coloriti’ aggiunti a mano. Ma non credo che ci sarà disaffezione. E a ogni modo, considerato tutto, forse il 14 aprile sarebbe stato meglio annullare soltanto le 48 schede modificate e non l’intera votazione. Con ogni probabilità l’esito finale non sarebbe cambiato molto. Invece il caso è stato enfatizzato, col rischio poi di scatenare degli emuli nelle votazioni successive». In tal caso il problema assumerebbe dimensioni maggiori.
Ti-Press
Paolo Ferrazzini
Appello: ‘Necessario ricucire lo strappo’
Dopo tre decenni passati in Procura, da cinque anni Antonio Perugini si gode la pensione. Che idea s’è fatto del cosiddetto ‘caso Arbedo-Castione’? Radiografia del misfatto. «L’atmosfera in paese – premette l’ex magistrato – mi sembra fin troppo tranquilla. Nessuno parla di quanto successo e in generale non se ne sente parlare. Sporadiche, lungo le strade, le affissioni tipiche da campagna elettorale. Evidentemente tutto ciò è sintomo di qualcosa che ha colpito, che ha preoccupato e continua a preoccupare. Sarebbe però esagerato affermare che sia un clima da choc generale. Ma evidentemente quanto successo porta molti a interrogarsi su cosa accadrà ora». Anche lei, chiediamo, prova sfiducia nei confronti delle istituzioni locali? «Affatto. Stando a quanto si sa finora, tutto indica meno che una responsabilità dell’apparato comunale e del Municipio. È impossibile che il problema si sia verificato in quel contesto. Perciò non cambierò di una virgola la mia modalità di voto. Detto questo, invito però le autorità che risulteranno elette a lavorare sul tema della fiducia nelle istituzioni. È necessario ricomporre la fiducia che purtroppo una parte della popolazione ha perso. Se si tratti di poche o molte persone, non so dirlo. Aiuteranno a capirlo i dati sulla partecipazione al voto, al seggio e per corrispondenza, nonché sulle schede bianche o nulle. Lo scenario peggiore sarebbe un maggiore tasso di assenteismo».
Quanto poi all’inchiesta penale, prosegue Antonio Perugini, «o qualcuno ammette la propria responsabilità di fronte all’evidenza dei fatti, o temo che la Procura non riuscirà a trovare il colpevole». Il metodo utilizzato, ossia cancellare le crocette col bianchetto e riposizionarle su altre liste, indica «una persona poco in chiaro sul sistema di verifica. Pensava veramente di riuscire a ingannarlo?». Un broglio così malfatto, chiediamo, indica dunque intenzioni serie (favorire un partito a scapito di altri) o semmai una burla? «Escluderei la tesi della burla. Opterei per l’agire di qualcuno che in effetti raccoglie le schede di una cerchia particolare di persone a lui vicine e le modifica per favorire qualcuno di preciso». Un metodo maldestro per un fine scellerato.
Ti-Press
Antonio Perugini