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Incidenti mortali sul lavoro: ‘Urge una riflessione’

Giangiorgio Gargantini (Unia): ‘Alcuni dipendenti ora hanno paura’ dopo il decesso di un’agente di sicurezza a Galbisio. ‘Un sentimento non accettabile’

Una 52enne è stata investita da un camion
(Rescue Media)
21 agosto 2024
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Quarto incidente mortale sul lavoro dall’inizio dell’anno in Ticino. Il dramma è avvenuto ieri sera verso le 22.30 in via Galbisio a Bellinzona: una 52enne della regione intenta a gestire il traffico per conto di una ditta privata nell’ambito di lavori sulla strada è stata investita da un camion – guidato da un 53enne italiano residente in provincia di Sondrio – in fase di manovra all’interno del cantiere. Come indicato dalla Polizia cantonale – giunta sul posto assieme ad agenti della Comunale – la donna è deceduta sul posto a causa delle gravi ferite riportate, malgrado il rapido intervento dei soccorritori della Croce Verde di Bellinzona. Per prestare sostegno psicologico è stato richiesto l'intervento del Care Team.

‘Numeri drammatici e assolutamente scioccanti’

«Si tratta del terzo incidente mortale sul lavoro in meno di un mese – ndr: alla fine di luglio un 47enne operaio italiano è deceduto cadendo da un tetto sul quale stava posando pannelli solari a Losone; il giorno seguente un 24enne del Luganese è pure stato vittima di una caduta mentre stava tagliando un albero a Giornico, nel bosco sopra Orsino – e del secondo nel ramo della sicurezza privata dall’inizio dell’anno, in un territorio piccolo come quello del nostro Cantone Ticino. Numeri drammatici e assolutamente scioccanti», afferma a ‘laRegione’ Giangiorgio Gargantini, segretario regionale del sindacato Unia Ticino. «È inconcepibile e inaccettabile che ci si rechi sul posto di lavoro e non si rientri poi più a casa», sottolinea, precisando che «non si può e non si deve considerare gli incidenti sul lavoro una fatalità». Gargantini ritiene quindi che «è urgente una riflessione che coinvolga sia le aziende private, sia lo Stato, in particolare per quanto riguarda i settori oggettivamente più a rischio, tra i quali quello della sicurezza privata». Anche perché «alcuni dipendenti con i quali siamo in contatto hanno ora paura a recarsi sul posto di lavoro, un sentimento di insicurezza che non è accettabile. Dipendenti che quindi chiedono a loro volta che si faccia una seria riflessione sulla sicurezza». A nome di Unia Ticino, il segretario regionale esprime «solidarietà e vicinanza ai familiari e agli amici della vittima, così come a tutti i lavoratori toccati da questa tragica vicenda». Un sentimento di cordoglio condiviso anche dalla nostra redazione.

La dinamica esatta dell'incidente di ieri non è ancora chiara, e sarà l’inchiesta in corso a stabilirla. Quello che si sa è che i lavori sulla strada – commissionati dal Cantone – prevedono la posa di una nuova pavimentazione fonoassorbente in via Galbisio, nel tratto tra l’intersezione sud con via Campagna a Galbisio e quella con via Mondelle a Gorduno. Lavori, iniziati lo scorso 11 luglio, per i quali erano previste tre fasi: dallo scorso lunedì ci si trova nella seconda che prevedeva la chiusura completa della strada cantonale al traffico, deviato di conseguenza sulla sponda sinistra del fiume Ticino. Per i residenti sono stati messi in atto delle deviazioni sulle strade comunali. È quindi in questo contesto che è avvenuto l’incidente mortale.

‘Serve un’attenzione particolare per professioni più rischiose di altre’

Incidente che inevitabilmente ricorda quanto avvenuto lo scorso febbraio a Lugano, quando un 60enne italiano residente nella regione che stava gestendo il traffico, sempre per conto di una società di sicurezza privata, in una strada dove erano in corso lavori di potatura di alberi, è stato investito da un conducente di uno scooter di grossa cilindrata. L’uomo era poi deceduto in ospedale il giorno seguente a causa delle gravi ferite riportate. Quella dell’agente di sicurezza che gestisce il traffico è dunque, evidentemente, una professione pericolosa, che viene spesso svolta in situazioni a rischio: in mezzo a una strada, magari anche di notte, con poca illuminazione. Nel caso specifico di Galbisio non è dato a sapere se questi fattori abbiano giocato un ruolo nell’incidente: sarà l’inchiesta in corso a stabilirlo. «Si tratta di persone che segnalano o intervengono direttamente in una situazione di pericolo, ad esempio in un cantiere che influisce sul traffico veicolare», rileva Gargantini. «Di conseguenza anch’esse si trovano in una situazione potenzialmente pericolosa. E la sicurezza sul lavoro deve sempre essere la priorità, con un'attenzione ancora più particolare per professioni che implicano un rischio più elevato di altre. È quindi tenendo conto di questo contesto che si rende urgente e necessaria una riflessione specifica: anche solo un incidente mortale, è già uno di troppo».

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