Vista l’assenza dell’esito penale, il gruppo Nuovi organizzati indipendenti sollecita un incontro chiarificatore per escludere il rischio di disaffezione
Ad Arbedo-Castione monta la preoccupazione in vista della ripetizione delle elezioni comunali fissata dal Consiglio di Stato per domenica 22 settembre a seguito del broglio emerso il 14 aprile, irregolarità che avevano indotto le autorità cantonali a decretare l’annullamento. Quattro mesi dopo i fatti e a sei settimane dalla chiamata bis alle urne, nulla si sa dell’inchiesta penale avviata dal Ministero pubblico e gestita dal procuratore generale sostituto Andrea Balerna. Interpellata dalla redazione, la Procura spiega che l’inchiesta “è tuttora in corso e sono in fase di svolgimento anche gli approfondimenti tecnici del caso. Al momento è prematuro esprimerci oltre”. Prima di rivotare, un po’ tutti vogliono sapere in quale fase della procedura di voto una o più mani ignote hanno modificato col bianchetto 48 schede tutte giunte per corrispondenza: le cancellature, ricordiamo, hanno punito 26 volte la lista Lega/Udc/Arbdo-Castione Viva, sette l’Unità di sinistra, cinque il Centro, quattro la scheda senza intestazione, tre il Plr di Castione e una volta Noi. Inoltre su una scheda è stata cancellata la crocetta apposta su Lega/Udc per poi rimetterla sulla stessa lista ma anche su altre due; e su una scheda è stato cancellato unicamente il nome di un candidato di Lega/Udc. Su tutte le 48 schede manomesse la crocetta è poi stata posta sulla lista Plr di Arbedo dove figurava anche il sindaco Luigi Decarli; inoltre sono stati espressi voti supplementari a candidati presenti su quest’ultima lista e su altre.
Ora, in paese molti si pongono gli stessi interrogativi che per prima aveva sollevato l’Associazione per il miglioramento ambientale di Castione (Amica) impugnando il 24 maggio con un reclamo la decisione governativa relativa alla nuova chiamata alle urne. Scriveva Amica: “Molti cittadini si sentono raggirati e dubitano che le future votazioni abbiano una parvenza di serietà. Se l’indagine non porta a stabilire ciò che è accaduto, molti cittadini votanti potrebbero disertare le urne come forma di protesta e disagio. Se lo Stato desidera che i suoi cittadini partecipino alla vita pubblica non con l’astensionismo ma col voto, questa è l’occasione di mostrarsi vicini ai votanti preoccupati, fornendo loro rapide informazioni che permettano almeno di allontanare i consistenti dubbi sulla regolarità del voto”. Considerazioni critiche che il governo, giudicando sei giorni dopo irricevibile il reclamo, non ha commentato. Un silenzio istituzionale assordante, stando ad Amica.
A cercare di smuovere le acque – con una proposta inedita – è ora il gruppo politico Noi (Nuovi organizzati indipendenti) che conta due rappresentanti in Consiglio comunale. In una lettera inviata al nostro giornale Vincenzo Lacalamita parte proprio dagli eventi del 14 aprile. E osserva che “alla luce della relativamente scarsa affluenza alle urne alle ultime elezioni ci chiediamo come reagirà la popolazione rispetto a quanto accaduto. Temiamo che si vada verso un’ulteriore perdita di fiducia fra i votanti e, come risultato, una ancora più scarsa partecipazione al voto di settembre. Perciò crediamo fermamente che vadano intraprese misure concrete per escludere il rischio di disaffezione verso la cosa pubblica. In questo senso, abbiamo chiesto ai presidenti dei partiti e al Municipio se fossero d’accordo di organizzare una serata informativa, gestita da esperti cantonali, per spiegare il funzionamento del sistema elettorale allo scopo di invertire la disaffezione della popolazione alla gestione della cosa pubblica. Finora però né i partiti né il Municipio si sono detti interessati a organizzare l’incontro”. Un riscontro interessato, ma non definitivo, è arrivato dal Ps; contrario il gruppo Lega-Udc; riflessioni in corso in casa Centro e Plr.
La proposta del gruppo Noi parte dal presupposto che non si è ancora stabilito chi sia il responsabile del broglio e dov’è stato commesso. Ovvero: prima che le buste di voto fossero imbucate, oppure durante il periodo in cui hanno sostato nei locali comunali in attesa di passare alla fase di spoglio centralizzato a Bellinzona? Da qui, secondo Lacalamita e colleghi, l’auspicio che il Municipio faccia pubblicamente trasparenza sulla procedura seguita dall’apparato comunale. “Speriamo – prosegue la lettera – che l’esito dell’inchiesta non giunga in zona Cesarini e che non vi sia un non luogo a procedere. Questo infatti alimenterebbe ulteriori dubbi sia sull’esito delle votazioni di aprile, sia su quelle dei quadrienni precedenti”. A ogni modo, conclude Lacalamita, “invitiamo tutti e tutte, chi già non si era espresso in precedenza ma anche coloro che alla luce di quanto successo non hanno più intenzione di esprimersi, a recarsi alle urne il 22 settembre, poiché si tratta di un diritto fondamentale che permette di indicare la strada per il futuro della collettività”.
In casa Plr, ossia la sezione che maggiormente avrebbe beneficiato del broglio se l’ufficio di spoglio cantonale non lo avesse scoperto, la richiesta di organizzare un incontro rivolto alla popolazione non è vista di buon occhio. Il sindaco Luigi Decarli, da noi interpellato, dicendosi contrario a una serata esclude che qualcosa possa essere andato storto nella fase in cui le schede sono transitate negli uffici comunali: «Garantisco al 100% che il nostro apparato, peraltro alla presenza dei delegati partitici ai seggi, ha gestito la procedura in modo irreprensibile. Il capo Ufficio controllo abitanti, responsabile delle operazioni, è stato a lungo interrogato in Procura e ha fornito in quella sede tutte le spiegazioni del caso. Visto che senza ombra di dubbio il problema si è verificato prima che le buste venissero imbucate, mi chiedo che senso avrebbe una serata pubblica sul funzionamento del sistema elettorale».
Neppure il presidente sezionale del Plr, Franco Lazzarotto, vede l’utilità di un incontro pubblico. Però concorda col gruppo Noi su un punto: “A quattro mesi di distanza dai tristi fatti – scrive in una presa di posizione inviataci – confermo le identiche considerazioni e speranze di allora, ovvero la necessità di poter avere prima del voto del 22 settembre delle acclaranti decisioni giudiziarie, poiché operare con sopra una nube di diffidenza non è né sarà per nulla facile. Determinante sarà pure riuscire a rimotivare l’elettorato a recarsi alle urne esprimendo in tal modo le proprie identiche o rivedute, ma indirizzanti, scelte”. Una volta conosciuto l’esito dell’elezione bis, “sarà poi compito di partiti e movimenti ‘leggere’ il messaggio pervenuto dal ‘popolo sovrano’ agendo di coerente conseguenza”. Quindi l’auspicio finale: “Certo, ed è inutile negarlo, tutto non sarà comunque più come prima. Ma proprio per questo, e per quanto detto sopra, solo costanti trasparenza, competenza e unità d’intenti risulteranno vincenti”.