Non ancora raggiunto l’obiettivo dell’aggregazione di dare voce agli ex comuni con un’associazione. Branda: ‘Ma non intendiamo allinearci a Lugano’
Dare formalmente voce a ogni singolo quartiere rimane un obiettivo non ancora raggiunto dalla nuova Città di Bellinzona nata con l’aggregazione del 2017. Da allora, già nel corso della prima legislatura nove quartieri su tredici hanno sposato il desiderio del Municipio di vedere nascere delle associazioni di quartiere. Le quali rispetto alle commissioni di quartiere – comunque consentite dal Regolamento comunale – sono ritenute più partecipative e rappresentative. Motivo: questa forma permette alle associazioni – oltre allo scopo principale di promuovere il dialogo con l’autorità politica – di autodeterminarsi, gestirsi in modo spontaneo e godere di un sostegno comunale anche per proporre eventi e iniziative locali.
Nonostante i vari tentativi di coinvolgimento fatti nel corso degli ultimi anni, attraverso le serate pubbliche e i contatti allacciati sul territorio dal Servizio quartieri comunali, restano al momento non rappresentati i quartieri di Monte Carasso, Sementina, Gudo e Bellinzona Centro. Zone per le quali, in assenza di volontà e sufficienti residenti disponibili a costituire un’associazione, nel corso del 2022 il Municipio aveva pubblicato un bando per cercare candidati al fine di costituire quantomeno le commissioni di quartiere. Un tentativo fallito, visto che la candidature ricevute non erano risultate sufficienti.
A distanza di sette anni dall’aggregazione, entrati ormai nella terza legislatura, come procedere, dunque, affinché ogni zona della Città sia rappresentata da un’associazione (preferibilmente) o da una commissione? «La visione del Municipio rimane quella che predilige le assemblee che si formano attorno alle associazioni di quartiere», ribadisce da noi contattato Mario Branda. Rispetto a quanto annunciato a inizio 2024 dai servizi comunali, il sindaco spiega che il Municipio aspetterà ancora un po’ prima di procedere con un altro bando (secondo il Regolamento comunale da pubblicare entro quattro mesi dall’inizio della nuova legislatura) per una nuova ricerca dei membri per le commissioni di quartiere laddove non ancora presenti.
«Il bando – prosegue il sindaco – non è ancora stato pubblicato perché abbiamo avuto segnali che forse qualcosa si sta muovendo sul piano associativo. Vedremo come evolverà la situazione. Se entro fine anno nulla sarà accaduto, riproveremo con una pubblicazione del bando per la creazione di commissioni almeno a Gudo, Monte Carasso e Sementina. L’ideale sarebbe però che l’iniziativa venisse dal basso in maniera spontanea. Sarebbe questo un indizio di una volontà tra i residenti del quartiere di cogliere le opportunità di un organismo come l’associazione».
A Bellinzona la procedura per la costituzione delle commissioni di quartiere si differenzia da quella in uso a Lugano. In riva al Ceresio le associazioni di quartiere non sono proprio contemplate nel Regolamento comunale. Perciò ci sono delle commissioni miste composte da dieci persone: cinque membri nominati dai partiti presenti in Municipio e cinque cittadini – residenti nel quartiere e con un’età minima di 16 anni – i quali possono proporsi la sera stessa dell’assemblea costitutiva. Oggi ognuno dei venti quartieri è rappresentato da una commissione mista e tutti i posti ‘popolari’ – oltre agli 80 membri nominati dalle sezioni dei partiti – sono stati attribuiti senza particolari problemi. Una forma, quella sottocenerina, che appare più semplice rispetto a quanto applicato dalla capitale del Ticino, dove le candidature per le commissioni devono ad esempio essere sottoscritte da almeno dieci residenti e comunque ottenere il nullaosta dell’Esecutivo.
«Al momento – afferma Branda – non intendiamo seguire il modello attuato a Lugano, preferendo invece puntare ancora sulle associazioni di quartiere che, ad oggi, hanno dato buona prova di sé. Associazioni che possono essere costituite con poche formalità, in modo molto semplice e che consentono una partecipazione della popolazione più ampia. In ogni caso vorremmo evitare di creare organismi con carattere politico-partitico, magari in qualche modo sussidiari alle commissioni del Consiglio comunale o al Municipio: non è evidentemente questo il senso dell’operazione. Vogliamo invece che questi gremi possano focalizzarsi sui temi e le realtà dei singoli quartieri e, dove possibile e desiderato, magari dare anche un contributo alla loro vita sociale».
La funzione consultiva di frazioni e quartieri nei Comuni è uno dei tanti elementi della revisione, attualmente in corso, della Legge organica comunale (Loc), che stando alle ultime indicazioni del Dipartimento istituzioni dovrebbe portare alla presentazione di un primo progetto entro la fine della corrente legislatura 2023-27. Oggi la Loc prevede che l’organizzazione delle frazioni e dei quartieri sia disciplinata dai Comuni che possono scegliere se optare per una determinata forma di associazione o commissione. E così dovrebbe rimanere anche in futuro, spiega Carla Biasca, capo ufficio della Sezione degli enti locali (Sel). «Sicuramente, nell’ambito della revisione della Loc, quello dell’organizzazione dei quartieri e delle frazioni è un tema di riflessione che si inserisce nel grande filone dei processi partecipativi. Magari con questa revisione si arriverà allo sviluppo di modelli da mettere a disposizione dei Comuni, sulla base di esperienze positive che hanno dato prova di funzionare in un certo contesto, ma non credo che la revisione della Loc escluderà un determinato modello per imporne di altri, soprattutto se hanno dato prova del loro funzionamento». G.R.