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Arriva, salva la squadra e poi se ne va (e con lui i giocatori)

Calcio regionale: l'ex presidente aveva portato 12 giocatori, scongiurato la retrocessione per poi lasciare dopo pochi mesi. Ora squadra da ricomporre

Una squadra da ricomporre
(Ti-Press)
29 luglio 2024
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Giocatori attaccati alla maglia, fedeli alla squadra, guidati da dirigenze ‘storiche’, praticamente immutate da decenni. Chi pensa che il calcio regionale oggi sia due calci al pallone per divertirsi, l’allenamento in compagnia, una birra a fine partita e qualche pacca sulla spalla non ha una visione completa di quanto accade dentro e fuori quel rettangolo d’erba. Dietro a queste società sportive minori ci sono visioni, progetti, ma spesso anche ambizioni sportive importanti a muovere le pedine. Con arrivi e abbandoni di presidenti con giocatori al seguito e rose da ricomporre a causa di esodi repentini. È il caso dell’Fc Cadenazzo, squadra di Seconda Lega che ha visto un nuovo presidente scendere in campo lo scorso gennaio, prendere in mano la società per poi abbandonarla già lo scorso maggio dopo soltanto alcuni mesi. «Sono venuto a salvare la squadra: quando sono entrato a farne parte aveva racimolato soltanto 4 punti, ma quando ho terminato ne aveva conquistati ben 29. Dopodiché me ne sono andato», spiega senza tanti giri di parole l’ormai ex presidente Luigi Marotta. Una decisione dettata da visioni calcistiche differenti ma anche da ambizioni sportive. ‘Visioni divergenti’ che lo avevano già spinto lo scorso ottobre ad abbandonare l’Associazione calcio Ravecchia, altra squadra allora di Seconda Lega, che aveva presieduto e da cui se ne era andato sbattendo la porta per dissidi con il comitato. Insieme a sé Marotta si era portato nel Cadenazzo una dozzina di giocatori, lasciando il club in difficoltà a quattro partite dalla fine del girone di andata, tanto che per scongiurare la retrocessione della squadra erano dovuti scendere in campo i veterani che avevano incassato colpi e gol. Una vicenda calcistica tra il romantico e l’eroico di cui avevamo riferito lo scorso 7 dicembre e dietro alla quale si celava anche qualche ombra dal sapore poco sportivo: la prima squadra aveva infatti deciso di non più giocare dopo le dimissioni del presidente che non aveva raggiunto un accordo con la società, l’assemblea ordinaria non aveva infatti accettato un nuovo membro di comitato proposto da Marotta.

L’esodo verso il Semine

Musica diversa a Cadenazzo dove la collaborazione si è conclusa pacificamente: «E ringrazio l’ex presidente per aver salvato la squadra», afferma Arnaldo Caccia, presidente ad interim che a breve lascerà la carica per rimanere comunque vicino alla squadra, ma come presidente di un gruppo di sostegno. Adesso però la rosa dei giocatori del club deve essere ricomposta, poiché i giocatori fedeli a Marotta, quelli che dal Ravecchia lo avevano seguito, ora lo hanno seguito anche nel Semine, squadra di Terza Lega di cui è presidente e di cui era già alla testa quando aveva in mano anche il Cadenazzo. Apprendiamo che lo staff tecnico del Cadenazzo è ora a buon punto nella ricerca dei giocatori, anche se mancano ancora alcuni elementi per completare la rosa di base. Quali sarebbero le ambizioni calcistiche di Marotta che lo avrebbero spinto ad andarsene dopo pochi mesi nonostante la salvezza ottenuta dalla squadra? Il suo obiettivo era salire in Seconda Lega interregionale, ma a Cadenazzo non tutto il comitato e i giocatori erano d’accordo. Salire di una categoria avrebbe comportato un impegno accresciuto per i giocatori, con trasferte Oltralpe, più allenamenti e maggiore impegno in generale. «Non per tutti è facile; anche dal lato finanziario avrebbe comportato maggiori spese. Inoltre, il nostro attuale campo è troppo piccolo e questo non ci avrebbe consentito di giocare in Seconda interregionale. Avremmo quindi dovuto cercare una struttura adeguata», spiega Caccia. «Ma non eravamo convinti di voler intraprendere questa via e Marotta ha così deciso di rinunciare, tornare al Semine e con lui una dozzina di validi giocatori», aggiunge.

‘Non era il nostro ambiente e il campo è troppo piccolo’

Interpellato dalla redazione riguardo al repentino abbandono, Marotta spiega che: «Abbiamo provato a giocare a Cadenazzo, ma non è il nostro ambiente e così siamo tornati al Semine che è casa nostra». Quanto alle visioni calcistiche divergenti l’ex presidente non nasconde la sua volontà di salire di categoria, «ma a Cadenazzo non c’era una struttura adeguata, il campo è troppo piccolo e non ho visto disponibilità a cercarne un altro. Poi dietro a quella squadra c’è la politica…». Nel comitato, oltre ad Arnaldo Caccia (allora vicepresidente e ora presidente ad interim) già municipale e oggi granconsigliere, c’è anche il sindaco Marco Bertoli, responsabile delle Finanze. Questo rappresenta un problema? Rivolgiamo la domanda a Marotta: «Nessun problema, semplicemente mi trovo meglio in un comitato piccolo: nel Semine siamo in tre e andiamo d’accordo. Non è come in un comitato di 8-9 persone dove ognuno dice la sua». L’ex presidente tiene poi a sottolineare il suo attaccamento a Bellinzona: «Sono di qui e voglio occuparmi di una squadra della città. I giocatori mi hanno seguito perché si trovano bene con me e siamo diventati amici. Inoltre a me piace ottenere risultati con giocatori domiciliati in questo comune, perché ci tengo a vincere con giocatori bellinzonesi», conclude.

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