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Bloccata da due ricorsi la centrale a biogas di Bellinzona

È finita sul tavolo del Consiglio di Stato la licenza edilizia rilasciata dal Municipio alla GreenGas Ticino Sa controllata 50-50 da Amb e Ses

Il luogo prescelto è il lungo prato fra ciclopista e depuratore
9 luglio 2024
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In natura la gestazione record appartiene all’elefante africano che arriva fino a 22 mesi. Anche la capitale del Ticino può vantare un record per il progetto che impiega più tempo per vedere piantare il fatidico primo chiodo. Parliamo della centrale a biogas promossa sin dal lontano 2008 dall’allora Azienda municipalizzata di Bellinzona, che dopo l’aggregazione ne ha affidato realizzazione e futura gestione alla GreenGas Ticino Sa controllata 50-50 dall’Azienda multiservizi Bellinzona (Amb) e dalla Società elettrica sopracenerina (Ses). Il luogo è sempre lo stesso, ossia il comparto di Giubiasco all'imbocco est del Piano di Magadino, che già accoglie vari impianti quali il termovalorizzatore cantonale dei rifiuti, il depuratore acque del Bellinzonese e il centro raccolta carcasse animali. Investimento previsto, in base al credito concesso nel settembre 2022 dal Consiglio comunale, un po’ meno di 27 milioni di franchi. Ossia quasi il triplo del primo preventivo di 10 milioni. Tutto bene? Affatto. Stando a quanto appreso dalla ‘Regione’, dopo che la domanda di costruzione era stata invano impugnata da due opponenti, gli stessi hanno ora ricorso contro la licenza edilizia concessa dal Municipio della città. I due ricorsi al Consiglio di Stato sono stati elaborati dall'avvocato Filippo Gianoni per conto di Rino Bassi (titolare a Cadenazzo della società Tricomix che raccoglie e trasforma in terriccio gli scarti verdi) e del fratello Marco, orticoltore di Sant'Antonino e titolare della Biogas Ticino Sa che gestisce la prima centrale a biogas sorta nel Piano di Magadino. Entrambi sono determinati a far valere le loro rispettive ragioni dilatando così ulteriormente una gestazione, come detto, già record che mirava a una messa in esercizio nel 2025.

Le ragioni dei due opponenti

Trasformando i rifiuti verdi e organici urbani del Bellinzonese, Locarnese e bassa Mesolcina, la centrale così come concepita sarebbe in grado di fornire energia per riscaldare 800 economie domestiche. Energia sotto forma di biogas, ovvero biometano che potrà essere immesso della rete metanifera in gran parte già realizzata dalla società Metanord. La centrale è prevista proprio accanto alla ciclopista dell’argine su un’area iscritta a Piano regolatore come Ap/Ep di circa 15'000 metri quadrati di proprietà dell’Amb e del Demanio pubblico e attualmente coltivata. Sarà in grado di accogliere il verde cittadino (erba, ramaglie, foglie ecc.), per un quantitativo di circa 16’000 tonnellate l’anno, e gli scarti da cucina pari a 4'000 tonnellate l’anno. Oltre al biometano, l’altro prodotto a chilometro zero derivante dal processo di fermentazione sarà del terriccio (compost) di alta qualità (certificazione bio) che sarà messo a disposizione dell’agricoltura, dei Comuni e dei cittadini. Ricorsi permettendo. «La contestazione di fondo – ci spiega l'avvocato Gianoni – riguarda il fatto che come struttura pubblica la nuova centrale non può, secondo noi, auto-aggiudicarsi la raccolta degli scarti vegetali; semmai deve metterla a concorso, come fanno da sempre Città e Cumuni. Una raccolta in proprio violerebbe le regole del settore. Un favoritismo e una concorrenza sleale da evitare. Pena, la morte dei piccoli operatori già presenti sul territorio». Pure contestata la reale possibilità d'inserire una centrale simile in un'area pianificata per attrezzature pubbliche.

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