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Teleriscaldamento con centrali a legna usata: parola ai Municipi

Sì del Gran Consiglio al credito quadro di 27 milioni, ma votato anche l’emendamento Mps. Da Lumino lettera aperta a Teris affinché rinunci all’impianto

(Ti-Press)
19 giugno 2024
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Teleriscaldamento ancora sotto i riflettori. Dopo la turbolenta serata pubblica svoltasi lunedì a Lumino sulla centrale a legna prevista da Teris Sa in zona artigianale, oggi si registrano due fatti: da una parte il Gran Consiglio con 60 sì, 3 no e 9 astenuti ha votato il credito quadro di 27 milioni da destinare al finanziamento di progetti di teleriscaldamento in Ticino. Con però una restrizione rispetto al messaggio governativo, ossia l’emendamento del Movimento per il socialismo (passato per soli cinque voti) secondo cui ogni credito a favore di centrali alimentate con legname usato dovrà essere subordinato all’accordo di tutti i Municipi della zona; per contro bocciati gli altri due emendamenti Mps volti a coinvolgere anche Consigli comunali e popolazione.

‘Evitare uno scontro con la popolazione’

L’altro fatto odierno è la lettera aperta inviata anche ai media con la quale Mattia Monighetti, presidente sezionale del Centro e primo firmatario della petizione ‘No all’inceneritore di Lumino’ che ha finora raccolto 500 firme, chiede pubblicamente a Teris Sa “di dar prova di buon senso rinunciando a presentare una nuova domanda di costruzione” per poter realizzare la centrale. Questo proprio alla luce della corale contrarietà emersa lunedì nella gremita palestra comunale. I promotori della petizione chiedono in definitiva di evitare “un inutile, dannoso e ingiustificato scontro con la popolazione”. La cui voce si è levata in modo abbastanza chiaro temendo l’impatto sull’aria e sull’ambiente circostanti essendo la centrale prevista proprio accanto al campo di calcio, alla pista ciclabile, a due aree di svago con cani e cavalli, nonché al futuro pozzo di captazione dell’acqua potabile, a cento metri dalle abitazioni più vicine a duecento dal centro scolastico di Castione.

Tutto ciò che preoccupa

Stando alla domanda di costruzione bocciata a inizio aprile dal vecchio Municipio per una formalità relativa alle distanze dai confini, l’impianto verrebbe alimentato in gran parte da legname di scarto proveniente dalla raccolta differenziata e da cantieri edili. Ora Teris ritiene la nuova centrale necessaria per completare a Bellinzona Nord, Arbedo, Castione e forse Lumino la rete di teleriscaldamento alimentata dall’inceneritore dei rifiuti di Giubiasco. Ma la serata pubblica – sottolinea Monighetti a nome dei proponenti della petizione – ha dato un messaggio chiaro: “La popolazione di Lumino e Castione presente non vuole a stragrande maggioranza” l’impianto, “e poco importa il combustibile che verrebbe utilizzato”, se legna di scarto o vergine. Oltre all’ubicazione ritenuta infelice, i petenti ritengono che le presentazioni fatte da Teris Sa e dall’Ufficio cantonale dei rifiuti e dei siti inquinati “non abbiano minimamente convinto e rassicurato i cittadini”. I quali “rischiano anzi di essere confrontati con pericolosi inquinanti generati dalla combustione del legno di scarsa qualità trattato con colle, vernici, rivestimenti e lacche, i cui fumi nocivi sarebbero smaltiti attraverso due ciminiere di 18 metri e una ciminiera per il gas”. A ciò si aggiungano 8'300 kg di ceneri “pericolose” prodotte settimanalmente e da smaltire nella discarica speciale di Sorte a Lostallo dove già confluiscono quelle di Giubiasco; non esclusa l’emissione di diossine, ovvero “composti fortemente cancerogeni”; la direzione dei venti che porterebbero i fumi verso il centro di Lumino; le acque meteoriche classificate da debolmente a mediamente inquinate; il traffico invasivo causato dai camion per il trasporto del cippato legnoso su strade inadatte a questo scopo.

Una strategia per evitare doppioni

Nella lettera aperta viene pure evidenziata “l’assenza totale di vantaggi per Lumino e Castione, che nemmeno sarebbero allacciati alla rete di teleriscaldamento”. Teris lunedì ha però indicato che le tubazioni attraverserebbero gli abitati di Castione e Arbedo per servire le varie potenziali utenze: da capire se solo quelle più grandi, o anche singole abitazioni che rischiano di non entrare in linea di conto, come già successo nella rete partita da Giubiasco verso nord. La missiva cita poi anche la mozione presentata in Consiglio comunale a Lumino (firmata da Centro, Rossoverdi e Udc) che chiede il divieto di impianti simili nella zona artigianale. L’elenco dei punti critici si completa con l’appello fatto dalla Commissione ambiente, territorio ed energia del Gran Consiglio nel rapporto al messaggio sui 27 milioni votato oggi: si aspetta “l’elaborazione di una strategia su tutto il comprensorio cantonale, da elaborare in sinergia con pubblico e privato, per evitare il rischio di sviluppare tanti progetti, in parte in concorrenza uno con l’altro, senza una valutazione chiara del potenziale di allacciamento e un minimo di evoluzione. Un esempio pratico di questo aspetto è stato sollevato tra Castione e Lumino, dove potrebbero sorgere tre centrali promosse da Ffs, Teris e Afor Castor nel raggio di un chilometro”.

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