Appena insediato, il Consiglio comunale registra una prima rinuncia. ‘Per motivi di salute, ma sono contento che subentri un giovane preparato e motivato’
Poco dopo aver sottoscritto la dichiarazione di fedeltà alla Costituzione e alle leggi, lunedì sera al termine della seduta insediativa del Consiglio comunale di Bellinzona il fondatore e coordinatore del Movimento per il socialismo Giuseppe Sergi ha presentato le dimissioni. Carica assunta e subito messa a disposizione del primo subentrante. Succede oggi ed era già successo nel 2012 col non rieletto sindaco Brenno Martignoni Polti (la cocente sconfitta lo indusse a rifiutare la carica di consigliere, ma dal 2021 siede ancora in Cc) e nella primavera 2017 dopo le prime elezioni della nuova Città aggregata. In quell’occasione le rinunce immediate erano state tre: oltre a Sergi il collega di lista Matteo Pronzini e l’ex vicesindaco Plr Felice Zanetti, non rieletto in Municipio. Zanetti, ufficialmente, per lasciare spazio ai giovani; i due Mps, peraltro anche granconsiglieri, per favorire le quote rosa, tema allora poco sentito ma che pian piano, come si è visto anche in questa tornata elettorale, ha guadagnato posizioni nei partiti e fra i votanti, grazie anche a qualche giornale che ha proposto articoli e interviste. Tant’è che oggi le consigliere sono 20 su 60; nel 2017 erano invece solo 9 poi diventate 11 con la designazione di Monica Soldini e Angelica Lepori entrambe Mps.
Rieletti nel 2021, Sergi e Pronzini sono poi rimasti in carica durante l'ultima legislatura contrassegnata, nell'arco dei tre anni, da un numero record di rinunce. Prossimamente subentrerà dunque Martino Colombo, 31 anni, avvocato. Sergi lascia per motivi di salute, una giustificazione in linea con la Legge sull’esercizio dei diritti politici che indica l’obbligatorietà dell’accettazione della carica “a meno che non vi ostino ragioni di salute o altri giustificati motivi”. Che non vengono però specificati. Nel 2017 taluni capigruppo criticarono appunto la giustificazione di voler lasciare spazio a giovani e donne: così facendo – sostenevano – sfalza il risultato elettorale il candidato forte che sa già in partenza di voler rinunciare alla carica; un agire bollato come mancanza di rispetto verso gli elettori e che delegittima il pur nobile obiettivo. Tuttavia, al momento di votare, la maggioranza del plenum non ne fece una questione di principio.
“Per motivi di salute non ho potuto partecipare alle due ultime sedute del Consiglio comunale nella scorsa legislatura”, scrive oggi Sergi nelle dimissioni: “Fortunatamente, questi problemi sono in gran parte risolti: tuttavia, essi mi invitano a rivedere alcune priorità nei miei impegni personali e politici, anche alla luce della presenza in Gran Consiglio”. Interpellato dalla ‘Regione’, aggiunge alcune considerazioni che riguardano parità di genere e ricambio generazionale: «È vero che le cose sono un po’ migliorate. In effetti adesso ci sono due giovani in Municipio e qualche donna in più nel legislativo. Ma nel primo non ci sono donne, che scarseggiano anche nelle commissioni. Il cambiamento deve poter maturare nei gruppi, dove troppo spesso giovani e donne vengono relegati per intere legislature al ruolo di comparse, mentre meriterebbero più spazio e occasioni di emergere». Quanto alla carica, «la lascio convinto che Martino Colombo, un giovane preparato e motivato, saprà far bene».
Quindi, la politica cittadina e il modo di farla. Nel 2021 l’Mps aveva annunciato opposizione dura. «Abbiamo agito in modo critico ma anche propositivo», annota Sergi che vanta alcune battaglie vinte nell’ultimo quarto di secolo. Lo si deve anche a lui se l’odierna Azienda multiservizi di Bellinzona non fu ‘privatizzata’ ed è tutt’oggi proprietà della Città con tutte le sue componenti storiche. Se da una parte ai cosiddetti ‘partiti di governo’ che siedono in Municipio va storto ciò che l’Mps dice e propone, dall’altra il movimento fatica a interfacciarsi «con un modo di fare politica poco propenso al confronto. Si parla, ma alla fine ciò che pensa il Municipio è legge e non c’è spazio per nient’altro. Un esempio su tutti, le risoluzioni che il legislativo avrebbe potuto sostenere e votare, o quantomeno discutere. Invece il più delle volte nemmeno si è entrati in materia. Non saranno forse state proposte giuridicamente vincolanti, ma avrebbero potuto rappresentare, se sostenute da una parte del legislativo, un messaggio forte del ‘parlamento cittadino’ che rappresenta tutti gli abitanti». Infine, l’eterno problema dei preventivi tirati all’osso che sfociano in consuntivi positivi. Un trend che tocca la gran parte dei Comuni ticinesi. «Alla fine sono tutti contenti se si parla di equilibrio dei conti. Bene, anzi male. Se consideriamo la ventina di milioni che scaturiscono dalla somma delle differenze fra preventivi e consuntivi degli ultimi anni, credo che dal profilo sociale, dei servizi alla cittadinanza e della politica giovanile si sarebbe potuto fare molto ma molto di più e meglio. Quanto poi ai progetti strategici, beh li stiamo ancora aspettando».