A Carasso in arrivo un complesso abitativo con una novità per il Ticino, un centro di riabilitazione sociale e di accompagnamento all’indipendenza
A tremila anni di distanza riprende il fermento edilizio nella zona Lusanigo di Carasso. Là dove nell’età del bronzo c’era un villaggio di agricoltori e allevatori, riemerso la scorsa estate grazie agli scavi archeologici che hanno riportato alla luce anche delle tombe, presto sorgerà un nuovo complesso abitativo e sociale su iniziativa della Fondazione per l’inclusione con sede a Giubiasco. Il terreno le è stato donato da Carla Bernasocchi, desiderosa di aiutare un ente attivo a favore di persone con disabilità. Ma non solo, perché lo sviluppo del progetto edilizio Domus Lusanigh sposa gli ideali che erano presenti nella sua famiglia unendo socialità e comunità: da qui la realizzazione di un complesso – con una parte riservata anche al turismo su due ruote – che ambisce a diventare un centro di quartiere per Carasso. Dove vivere in modo sostenibile e inclusivo, incontrarsi e fare la spesa nel negozio di alimentari, far capo a servizi e attività di vario genere, favorendo così anche la mobilità lenta. Progettato dallo Studio architettura e ambiente di Aldo Velti che ha già firmato il confinante complesso abitativo Ca’ di Patrizi, sarà pronto verso fine 2026 (il cantiere entrerà nel vivo quest’autunno) e s’ispira alla filosofia del Design for All, l’approccio metodologico per prodotti, spazi e servizi inclusivi e il cui centro di competenza in Svizzera risiede a Giubiasco presso Inclusione andicap Ticino.
Una novità assoluta per il Ticino sarà rappresentata dal Centro di riabilitazione sociale e di accompagnamento all’indipendenza per persone con disabilità. Ossia un appartamento condiviso temporaneo, sul modello di quelli già esistenti nella Svizzera tedesca e realizzati da Para Help. Se Oltralpe i modelli esistenti sono destinati esclusivamente a para e tetraplegici, registrando un ottimo successo secondo le esperienze dei diretti interessati, le esigenze e i numeri relativi al Ticino portano la Fondazione per l’inclusione ad aprire questo modello anche a persone con altri tipi di disabilità fisica. Perciò Inclusione andicap Ticino ha avviato approfondimenti con i diversi enti interessati. Il centro sarà servito da personale specializzato, coadiuvato dal servizio di aiuto domiciliare Abad: costituirà così un ponte facilitatore tra la clinica e la vita completamente indipendente e autodeterminata: maggiore sarà il grado di autonomia recuperato, minori saranno le necessità di trovare soluzioni istituzionali per le singole persone.
Il complesso sarà composto di tre volumi collegati fra loro da passerelle che garantiranno una mobilità totalmente indipendente e vie di fuga: un vero e proprio supporto alla mobilità, anche in caso di emergenza. Il pianterreno sarà costituito da spazi trasparenti e permeabili, che faranno da base per i piani superiori. Lo spazio nei passaggi comuni interni ed esterni sarà maggiore del 15% rispetto agli standard consueti, creando così più agio negli spostamenti. Inoltre cucine e bagni degli undici appartamenti saranno adattabili alle esigenze di inquilini con disabilità. Pure senza barriere la sistemazione esterna, caratterizzata da collegamenti pedonali verso le proprietà confinanti. Inoltre la struttura accoglierà piccole e variegate attività commerciali, oltre a una farmacia, uno studio medico e di fisioterapia, spazi di lavoro condivisi e un bancomat: tutti servizi che in questo momento mancano a Carasso e che renderanno il quartiere potenzialmente autonomo.
Non mancherà una portineria di quartiere con custode sociale: realizzato in collaborazione con enti del settore, questo servizio è sempre più richiesto, in modo particolare da chi ha una mobilità limitata o da persone sole e con scarso o nullo sostegno di familiari, parenti, amici. Si potranno sviluppare interessanti sinergie, in modo particolare nell’ambito dell’animazione e del sostegno agli anziani residenti negli appartamenti confinanti di proprietà del Patriziato di Carasso.
La ciliegina sulla torta sarà rappresentata dagli spazi d’accoglienza riservati al cicloturismo. Una parte del complesso sarà infatti un bike e-hotel: la ‘e’ sta a indicare che l’accesso avverrà in piena autonomia senza personale d’accoglienza. Peraltro giuridicamente parlando, vista l’assenza di almeno un pasto, il termine corretto non è e-hotel ma e-room. In ambito turistico si riconosce una crescente richiesta di strutture di questo tipo: sono previste cinque camere doppie con tutti i servizi necessari, compresi spazi adibiti al deposito delle biciclette. A complemento delle camere, verranno realizzati due appartamenti di piccole dimensioni (loft), che potranno essere utilizzati in vario modo. In particolare, si pensa di dare alle famiglie con figli la possibilità di usufruirne a condizioni vantaggiose.