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Ex arsenale: Decs e Città affamati di spazi

C’è la licenza edilizia per la trasformazione di tre stabili in depositi per opere d’arte. I partner individuati: Cantone e Comuni di Bellinzona e Lugano

L’adesione degli enti pubblici renderebbe l’investimento più sostenibile per le finanze comunali
(Ti-Press)
6 marzo 2024
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Che fine ha fatto la trasformazione dell’ex arsenale di Biasca in un grande deposito di opere d’arte, con tanto di centro di competenza per professionisti del settore? Progetto presentato dal Municipio nel corso del 2022, il suo sviluppo si era fatto più incerto di fronte alla grande mole di investimenti pianificati per i prossimi anni. La fragile situazione delle finanze comunali, forti di un importante capitale proprio destinato tuttavia all’erosione, aveva infatti portato il Municipio ad aggiornare il piano delle opere, dilazionando e posticipando vari interventi per dare priorità a quelli ritenuti inderogabili, come i contenuti scolastici in Bosciorina e la costruzione della nuova casa anziani. E il progetto dell’ex arsenale – indicava l’esecutivo nel nuovo Piano finanziario – sarà avviato unicamente qualora ne sarà garantita un’adeguata copertura finanziaria da parte di terzi.

Da allora (giugno 2023) l’idea non è assolutamente rimasta al palo. La progettazione – varata nel 2022 dal Consigio comunale con la concessione di un credito di 400mila franchi – è proseguita e si è conclusa. Proprio recentemente il Comune ha ricevuto la licenza edilizia (la domanda di costruzione non è stata osteggiata da opposizioni) per la ristrutturazione di tre (quelli più grandi) dei nove stabili dell’ex arsenale con tutte le componenti tecniche richieste da un deposito di opere d’arte. Gli altri edifici – la cui ristrutturazione sarà eventualmente effettuata in una seconda fase – rientrano nella stessa possibilità di utilizzo.

Progetto pronto, con l’auspicio che arrivino conferme

Il progetto per la prima fase è dunque pronto, ma è ancora presto per sottoporre al Consiglio comunale un messaggio con la richiesta del credito di realizzazione. Si attende infatti la decisione del Cantone, che sta valutando se aderire all’operazione. Una partecipazione ovviamente auspicata dalle autorità comunali, visto che renderebbe l’investimento più sostenibile per le finanze di Biasca. Sebbene un interesse sia già emerso nelle prime fasi di coinvolgimento dei partner, è negli ultimi mesi che il Dipartimento cantonale dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs) ha manifestato una maggiore attenzione all’ipotesi dell’ex arsenale. La necessità della Divisione della cultura e degli studi universitari è quella di avere spazi per conservare materiale dell’Archivio di Stato, delle Biblioteche cantonali e del Centro di dialettologia e di etnografia, comprese le collezioni dei musei etnografici, in quanto i depositi attuali sono sovraoccupati. Una situazione con cui sono confrontati anche gli altri due maggiori partner individuati, ovvero la Città di Bellinzona (alla ricerca di soluzioni per depositare parte del patrimonio culturale del Museo Villa dei Cedri) e la Città di Lugano che ha le stesse esigenze per il Museo dell’arte della Svizzera italiana dove sono riunite anche collezioni del Cantone. Altro partner sarebbe il Museo delle culture di Lugano gestito dalla Fondazione cultura e musei, senza dimenticare altre possibili adesioni di realtà museali confrontate con difficoltà logistiche per conservare quadri, sculture, reperti e documenti. Non manca poi l’interesse dei privati, collezionisti, storici o ereditieri che vogliono depositare i propri beni.

Nella ricerca dei partner, inizialmente l’apposito gruppo di lavoro istituito dal Comune aveva coinvolto società private internazionali specializzate nel trasporto e nella conservazione di opere d’arte, senza però trovare alla fine un accordo per la loro adesione al progetto. Ciò che oggi rende fiducioso il Municipio è il maggiore interesse manifestato dagli enti pubblici (con cui si spera di concretizzare gli accordi e definire modalità e quota di partecipazione all’investimento), in particolare del Cantone, che per la ristrutturazione dei tre stabili potrebbe, grazie ai sussidi sui beni culturali, contribuire fino al 30% dell’investimento quantificato in 8 milioni di franchi.

Seconda fase con centro di competenza

Ma l’idea degli addetti ai lavori è che l’ex arsenale non sia unicamente un deposito statico, ma una struttura dinamica che possa coinvolgere esperti del settore e popolazione. L’obiettivo finale del progetto, da sviluppare in una seconda fase con investimenti non compresi negli otto milioni preventivati per la prima fase, è infatti quello di dare vita a un centro di competenze di arte e archivi, legato all’intera catena del valore delle opere d’arte (tecniche della conservazione e restauro, consulenza, servizi museali per l’allestimento di mostre). Una realtà che abbia una risonanza nazionale e internazionale e possa connettere musei, collezionisti, artisti, ricercatori e appassionati d’arte. Questo il valore aggiunto che le autorità comunali sperano possa convincere in particolare il Cantone a diventare partner. L’edificio individuato per realizzare laboratori, uffici, spazi di lavoro ed espositivi è quello in passato occupato temporaneamente dalla Polizia comunale e rappresenta il fulcro dell’area di 20mila metri quadri. Un modello di riferimento per il centro di competenza immaginato a Biasca è il Centro delle collezioni del Museo nazionale svizzero situato nel comune zurighese di Affoltern am Albis (peraltro costruito all’interno di un ex arsenale militare). Un luogo che, oltre a fungere da deposito per opere d’arte, vede impiegati specialisti per ogni tecnica di restauro. L’ambizione del Municipio è quella di avere in futuro un piccolo polo della cultura, mettendo in sinergia le attività dell’ex arsenale con Casa Cavalier Pellanda (attualmente in fase di ristrutturazione) e la prevista nuova Bibliomedia.

Utilizzato dall’esercito fino al 2004 e venduto al Comune nel 2008 per 1,5 milioni di franchi, dal 2008 più proposte per l’utilizzo dell’ex arsenale sono state avanzate ma nessuna si è concretizzata, dall’ipotesi di realizzare un centro per gli enti di primo soccorso, all’idea di appartamenti a pigione moderata fino a un centro giovani. Oggi gli edifici si presentano deteriorati e la manutenzione è impellente. Essedendo un bene protetto a livello cantonale e federale, il concetto di ristrutturazione è stato elaborato in collaborazione con l’Ufficio cantonale dei beni culturali.