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Pestato in un bar di Cadenazzo da due falsi ‘securini’

Durante il carnevale un 17enne ha segnalato una lite in corso, ma è stato preso a pugni. Ricoverato per le ferite subite e lo shock. Inchiesta in corso

(Archivio Ti-Press)
1 marzo 2024
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Ha dell’incredibile quanto successo lo scorso 21 gennaio, nel contesto del carnevale di Cadenazzo, all’interno di un bar del paese sempre ben frequentato durante i bagordi in maschera. Vittima di un pestaggio, verso l’una e 30 di notte, un 17enne ticinese che ha riportato ferite al capo, al collo e a una gamba che hanno richiesto il ricovero per due giorni di osservazione seguiti da un aiuto psicologico per riuscire ad affrontare e a superare il trauma subìto. Un episodio increscioso, purtroppo uno dei tanti che ancora purtroppo si verificano durante le nottate di carnevale. Occasioni di divertimento collettivo che dovrebbero essere vissute all’insegna della spensieratezza e che invece finiscono nella tendina sanitaria se va bene, o al pronto soccorso se va male.

Prima uno, poi in due

L’episodio del 21 gennaio va dunque a rimpolpare una triste statistica, tuttavia quest’anno in calo come hanno recentemente spiegato, con una condivisibile soddisfazione, gli organizzatori del Rabadan di Bellinzona e del carnevale Nebiopoli di Chiasso. L’episodio di Cadenazzo ha dell’incredibile perché la vittima, stando a una testimonianza raccolta dalla redazione, si era rivolta a uno dei due aggressori credendolo a tutti gli effetti un addetto al servizio di sicurezza interno al bar. Così almeno indicava la divisa indossata, con tanto di scritta in bella evidenza. Dopo avergli segnalato una lite fra due persone in corso in un’altra parte del locale, il 17enne in tutta risposta si è visto sferrare due pugni al volto. Ha quindi subito desistito da ogni tentativo di proseguire la discussione, ma in quel momento è arrivato il secondo falso agente di sicurezza che da dietro lo ha immobilizzato afferrandolo per il collo mentre il primo lo ha nuovamente e ripetutamente colpito alla testa e al corpo facendolo infine cadere per terra.

Le ipotesi di reato

La querela, presentata la mattina successiva in polizia, ha innescato un’inchiesta tuttora in corso. I due aggressori sono stati individuati e interrogati: si tratta – ci conferma il Servizio comunicazione, media e prevenzione della Polizia cantonale cui abbiamo chiesto informazioni – di un 22enne e di un 29enne svizzeri domiciliati nel Bellinzonese. Le ipotesi di reato sono di lesioni semplici, vie di fatto, contravvenzione alla legge sulle prestazioni private di sicurezza e investigazione. Quest’ultima ipotesi di reato per aver svolto compiti di sicurezza senza disporre delle necessarie autorizzazioni. In altre parole, due falsi ‘securini’. Non è dato sapere se incaricati dalla gerenza del locale per gestire l’ordine o per altre mansioni correlate alla grande affluenza. Proseguono gli approfondimenti e la raccolta di testimonianze per ricostruire nel dettaglio la dinamica dei fatti e le singole responsabilità. Più di questo, al momento la Polizia cantonale non può dire.

Sotto shock e con commozione cerebrale

Stando a quanto la redazione ha potuto ricostruire, il giovane minorenne quella notte, perso il cellulare durante la colluttazione, dopo essere riuscito a scappare all’esterno si è dapprima nascosto nelle vicinanze temendo di essere inseguito e infine è riuscito a raggiungere il proprio domicilio grazie a degli amici che lo hanno accompagnato. La mattina successiva, durante la presentazione della denuncia in Gendarmeria, era ancora sotto choc. Le sue condizioni e lo stato confusionale e d’agitazione erano gravi e importanti a tal punto da impedirgli di esporre i fatti in modo chiaro e lineare. Si è dunque ritenuto necessario procedere subito col ricovero. Un evento traumatico che ha certamente lasciato il segno. Prova ne è che la presa al collo e i colpi inferti su varie parti del corpo hanno causato una commozione cerebrale, un’emorragia a un occhio, un temporaneo danneggiamento delle corde vocali e della laringe, nonché lo scoppio di una ciste presente in una gamba. Ferite che hanno richiesto cure e più visite mediche nell’arco di alcune settimane. D’altronde, a testimonianza della violenza di quanto accaduto, vi sono le foto scattate dalla polizia alle mani di uno degli aggressori: gonfie e piene di lividi. Sulle prime, entrambi hanno negato ogni coinvolgimento. Ma ben presto sono stati inchiodati da alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti. Inoltre, a loro carico vi sarebbero dei precedenti penali.

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