Da Villa Bedretto ad Airolo fino a Olivone, dove alberghi e osterie freschi di apertura o rinnovati di recente vivono di clientela locale e internazionale
Ci vuole coraggio, e bisogna crederci veramente, per investire in infrastrutture d’accoglienza nell’Alto Ticino dove il turismo della Belle époque, terminato bruscamente con lo scoppio della Prima guerra mondiale, è ormai solo un bel ricordo da cartolina sbiadita. Da alcuni anni c’è però fermento, con operazioni di piccola e media portata affatto scontate, dettate talvolta più dal cuore che dai business plan. Ristrutturazioni e riaperture di cui abbiamo già parlato e che oggi presentano bilanci in chiaro-scuro. Emergono soddisfazione e fiducia, ma anche preoccupazione per come il mercato talvolta risponda bene specialmente solo nella bella stagione. Tutto ciò mentre nell’Alta Mesolcina l’imprenditore Stefano Artioli sta rilanciando San Bernardino a suon di milioni.
La novità più recente in Val Bedretto si chiama Osteria Bäkar che a Villa dallo scorso dicembre tampona la chiusura del ristorante Pizzo Rotondo e dell’albergo Chalet Stella Alpina, entrambi trasformati in residenze private dai rispettivi proprietari. Ne abbiamo parlato la prima volta lo scorso agosto a cantiere in corso, operazione avviata dopo che nel 2018 l’Assemblea comunale aveva respinto la richiesta di credito pari a 300’000 franchi formulata dal Municipio per acquistare lo stabile, ristrutturarlo e trasformarlo nel nuovo palazzo comunale con tanto di esercizio pubblico al pianterreno mantenendo peraltro l’antico forno di quella che un tempo fu la Panetteria Orelli. L’Assemblea aveva ritenuto inopportuno fare concorrenza agli altri esercizi pubblici del luogo, poi nel frattempo appunto chiusi, e investire complessivamente 1,5-2 milioni, preferendo semmai destinare le risorse a questioni più impellenti come l’acquedotto. «Se lo facciamo – ci aveva confidato in estate uno dei due co-promotori, Giovanni Leonardi – è perché crediamo fortemente nella bellezza di questo luogo e della sua piccola comunità, che va sostenuta anche con iniziative imprenditoriali in grado di portare nuova gente e movimento».
E così sta andando. I gerenti sono Lucetta e Brenno Fry. Entrambi pensionati e le cui famiglie sono radicate dalla notte dei tempi nell’Alta Leventina, dopo una prima breve esperienza fatta in un altro storico locale del paese, l’Osteria Lucendro, «ci siamo sentiti motivati a cogliere questa occasione offertaci dai proprietari con cui siamo in ottimi rapporti», ci racconta Lucetta: «In vista del pre-pensionamento il mio datore di lavoro offriva l’opportunità ai collaboratori di riqualificarsi e perciò mi sono iscritta alla scuola esercenti». Aperta poco prima delle recenti festività natalizie grazie a un permesso provvisorio visto che i lavori per le camere e gli appartamenti ai piani superiori devono ancora essere ultimati, la nuova Osteria Bäkar «ha subito conosciuto un successo oltre le aspettative. L’ambiente è accogliente e la clientela è formata da gente del posto e della Leventina, come pure da escursionisti con gli sci e le ciaspole e praticanti dello sci di fondo la cui pista è stata leggermente modificata per arrivare fino qui. Il riscontro positivo ci riempie di soddisfazione perché sappiamo che oltre a fare qualcosa per noi lo facciamo per la comunità locale».
Non avendo la pressione del guadagno a ogni costo, prosegue Lucetta, «possiamo permetterci di spendere un po’ di più per gli alimenti, tutti comprati in zona. Ai fornelli ci siamo noi: per ora dal giovedì sera alla domenica pomeriggio prepariamo a pranzo e cena piatti tipici più fondue e chinoise. In estate saremo aperti più a lungo, mentre prevediamo di tenere chiuso a maggio e novembre. I prezzi sono in linea con altri ristoranti della regione. Inoltre diamo lavoro a un collaboratore, domiciliato in paese, assunto al 100%, cui si aggiungerà un altro 50% per le pulizie». Con l’arrivo della bella stagione saranno pronte le camere e l’esterno sarà completato da una terrazza. «Un atout – sottolinea Lucetta – è rappresentato dal fatto di essere originari di questa regione e di avere un forte legame con la gente del posto. Percepiamo la sua soddisfazione e questo ci motiva a fare bene». E visto che da cosa nasce cosa, proprio di recente i coniugi Fry hanno acquistato poco più a sud, ad Airolo, il ristorante Flora, famoso in mezzo Ticino soprattutto per i succulenti cordon bleu: «Ne ricaveremo uno snack bar e tre piccoli appartamenti». Anche in questo caso si tratta di un fattivo contributo all’economia locale.
Ad Airolo troviamo in effetti una discreta offerta di ristoranti e alberghi. L’Hotel Forni, sotto nuovi proprietari, gli stessi dell’Hotel & Spa Internazionale di Bellinzona a sua volta riaperto nel 2010, era tornato completamente ristrutturato sul mercato cinque anni fa. Entrambi hanno in comune il fatto di trovarsi dirimpetto alle rispettive stazioni ferroviarie. A nome della proprietà, Paolo Jelmini evidenzia che nella capitale il cantiere AlpTransit per la galleria di base del Ceneri aveva portato parecchia clientela fra dirigenti e ingegneri: «Cosa che per il momento non si sta ripetendo ad Airolo con l’avvio della realizzazione della seconda canna autostradale sotto il Gottardo. Ma siamo fiduciosi». Quanto ai turisti, «l’occupazione estiva è buona, meno nelle mezze stagioni. E non possiamo lamentarci in inverno, ma solo se c’è neve a sufficienza: bene le prenotazioni di questi gennaio e febbraio. Vero è che Airolo fatica ancora a emergere come destinazione turistica. Abbiamo molti escursionisti a piedi e in bici e anche diversi vacanzieri che fanno tappa qui durante il lungo viaggio verso l’Italia. Tant’è che l’occupazione media delle camere è di una sola notte e mezzo a cliente. Ne risente la ristorazione, e infatti a pranzo c’è poco. Pesciüm attira sciatori e un numero discreto di clienti negli alberghi, che però sono distanti dagli impianti di risalita. E per il momento ha portato poco o nulla l’ottimo e vantaggioso nuovo pacchetto promosso quest’inverno dall’Organizzazione turistica regionale per un pernottamento in mezza pensione qui da noi e due giornaliere per sciare ad Andermatt o ad Andermatt e Airolo, tratto in treno incluso».
C’è attesa per il risanamento autostradale del fondovalle che con una parziale copertura metterà a disposizione, proprio davanti al paese, 200mila metri quadrati da destinare a vari scopi: oltre al nuovo campo da calcio anche strutture per lo svago di giovani e famiglie, tanto verde con pascoli e percorsi per la mobilità dolce (passeggiate, bici, cavalli...) che in inverno potrebbero venire convertiti in una pista per lo sci di fondo e passeggiate sulla neve (previsto un innevamento artificiale). Il tutto completato da una pista di collegamento per lo sci alpino fra gli impianti di Pesciüm e la stazione Ffs, ciò che renderà possibile sciare fino in paese e avvicinare gli amanti dello sport bianco all’offerta esercentesca. Quanto alla società di gestione Valbianca Sa, mira a sua volta a consolidare la stazione sciistica completando e rinnovando l’innevamento programmato «senza il quale – annota Jelmini – la vedo male». Non da ultimo nei pressi della stazione Ffs il Comune ha avviato una pianificazione per insediare un nuovo hotel dotato di ampia Spa per il relax di sciatori, ciclisti e turisti anche di giornata.
E sono i cicloamatori, ma non solo, il ‘piatto forte’ del Bed&Bike Tremola San Gottardo, sempre di Airolo. Luca e Tania Brughelli stanno entrando nel loro settimo anno di gerenza. Lasciato un ristorante di successo in centro a Bellinzona, erano approdati con i loro menu curati e originali, anche vegetariani, rinfrescando un po’ gli schemi esercenteschi dell’Alta Leventina: «Siamo soddisfatti se pensiamo alla bella stagione – ci spiega Luca – ma un po’ meno per l’inverno che non si sa mai cosa combina. Un giorno nevica e due giorni dopo ci sono 15 gradi. Difficile approntare una strategia in queste condizioni. Ma appunto in estate c’è un bel giro di clientela e le nostre camere registrano un’ottima occupazione. Secondo me c’è margine per sfruttare un po’ meglio l’inizio autunno». Airolo gode della grandissima fortuna di avere la storica strada della Tremola che porta al passo del San Gottardo. Un must che su Strava, una delle principali applicazioni per cicloamatori, registra attualmente qualcosa come 27mila primi passaggi. «Arrivano da tutto il mondo, non solo confederati e tedeschi», sottolinea Luca Brughelli: «Ad esempio c’è un gruppo di sudamericani che quasi ogni anno percorre in bici le più belle salite d’Europa e fa tappa da noi perché la Tremola è diventata un’esperienza irrinunciabile. La qualità delle loro biciclette si rispecchia in ciò che fanno e in ciò che mangiano: ottimi clienti che apprezzano la buona cucina. Molti altri arrivano in treno da Oltralpe e grazie al fatto di non dover guidare ne approfittano per gustarsi un po’ più di vino. Addirittura comprano qui delle bottiglie da assaporare durante il viaggio di ritorno, con tanto di bicchieri che ormai… non rivedremo più. Stiamo perciò pensando di produrne una serie col nostro marchio, da comprare e portar via insieme al vino. Un veicolo pubblicitario anche questo».
Ci spostiamo di valle e a Olivone ritroviamo Manuel Sassella la cui famiglia ha rinnovato nel 2022 quello che un tempo era l’albergo Arcobaleno, oggi Relais Lucomagno con tanto di sede logistica per gli sport e le attività di montagna da praticare tutto l’anno. Olivone, ricordiamo, dove altri due storici hotel sono destinati a nuova vita: il San Martino rinascerà come aparthotel mentre il Posta è passato nelle mani di una fiduciaria che sta valutando con le autorità locali il da farsi per offrire un prodotto in linea con le attese. Comune che a sua volta ha avviato il cantiere per il risanamento del centro Polisport la cui attrattiva turistica sarà notevolmente aumentata. Idem è previsto a Campo Blenio dove si punta a destagionalizzare l’offerta sciistica. Mentre il nuovo Centro nordico di Campra, inaugurato a fine 2019 e costato circa 12 milioni, sta cercando un nuovo equilibrio dopo la falsa partenza dettata da Covid e da problemi di gioventù.
Quanto al Relais Lucomagno, «il ristorante ha da subito riscosso un bel successo fra la clientela bleniese e ticinese disposta a pagare qualche franco in più rispetto alla media», spiega Sassella: «Questo ci fa molto piacere, perché la clientela così facendo ci sta ringraziando per aver riattivato un’offerta gradita che a sua volta può stimolare altre iniziative simili. Per contro, non possiamo dirci soddisfatti dei pernottamenti. L’occupazione complessiva dell’8%, garantita soprattutto da gruppi di biker in Mtb e da ditte che fanno qui i loro team building rivolgendosi per l’attrezzatura sportiva al negozio presente in paese, non permette di bilanciare i periodi in cui il ristorante ha dei cali». I motivi, secondo Sassella, sono da ricondurre «alla mancanza di eventi di rilievo, mentre abbondano turismo di giornata e residenze secondarie sempre molto gettonate. C’è insomma da lavorare». Leitmotiv valido per tutti.